IL GIOCI DEL PALLONE SALVATO DA LEOPARDI

LEOPARDI il futuro del passato. Così è sopravvissuto un antico sport che si credeva estinto Il gioco del pallone salvato da LEOPARDI j i TREIA (Macerata) I N un lungo piazzale chiuI so su un lato da un altisI simo muro, sei ragazzi in ÀJ camicia e pantaloni di tela bianchi al polpaccio, tre in cintura gialla, tre in cintura verde, fanno volare una ruvida palla di cuoio colpendola con uno strano arnese che gli stringe il polso. E' un cilindro di legno costellato da otto giri di aculei, in grado di agganciare la palla nel volo e lanciarla con violenza nell'altra metà del campo. Sono gli ultimi - e, con sorpresa, giovani giocatori del più glorioso sport italiano: il pallone col bracciale. E' stato praticato in Italia per quattro secoli; è sopravvissuto qui a Treia, un incontaminato borgo rinascimentale di 9000 abitanti sotto i Monti Sibillini, quando tutti lo credevano estinto, per una congiura della storia, del paesaggio, della passione civica e - paradosso dei paradossi della poesia. Il pallone col bracciale è il gioco che affascinò il ventitreenne Giacomo Leopardi quando vide scendere in campo a Recanati il suo coetaneo Carlo Didimi, di Treia, ritenuto il più grande campione del tempo. Per lui il poeta scrisse nel novembre 1821 il famoso canto A un vincitore nel pallone, che ogni liceale ricorda: «Di gloria il viso e la gioconda voce, / garzon bennato apprendi, / e quanto al femminile ozio sovrasti / la sudata virtude /...». Carlo Didimi gli parve un modello di virtude così esemplare che lo collocò, nella edizione dei Canti, fra il dottissimo Angelo Mai e Bruto minore, l'eroe della libertà. Ma la storia del pallone col bracciale comincia assai prima. Era nato come sfida dei nobili, in pieno Rinascimento, come attesta Burckhardt, che definiva il bracciale «il gioco classico degli italiani». Secondo Antonio Scaino, che prima di essere filosofo era stato giocatore di pallone, lo strumento cominciò a essere applicato al polso nel 1550, sostituendo le precedenti fasciature di lana e corda. Pesava tre chili, richiedeva - ma richiede ancora oggi una notevole prestanza fisica da parte del giocatore. Nel solco di quel personaggio, Treia ha sempre onorato il suo gioco, ne ha difeso la tradizione, fino a creare una scuola, diventata la prima d'Italia. Quando, fra gli Anni 30 e 60, c'è stato un campionato italiano di pallone col bracciale, la «Carlo Didimi» di Treia è stata più volte campione. I battitori treiesi venivano cercati dagli impresari, che li stipendiavano per farli esibire in tournée negli sferisteri. Ancora oggi, a Treia, vivono i protagonisti di quella stagione, come Gustavo Pellicani, classe 1912, ingaggiato per anni a Firenze, vincitore di tutte le sfide fra gli Anni 30 e 40. Durante la guerra, quando tutti facevano la fame, i professionisti del bracciale erano i soli che stavano bene, ricordano i treiesi. Ma c'erano anche i dilettanti, che al nobile sport hanno dedicato la vita, come Nando Scorcella, battitore dal 1952, l'ultimo grande erede della tradizione. 7/ campione dell'800, Didimi, era coetaneo del poeta che lo cantò nei suoi versi Praticato in tutta Italia per 4 secoli, e ancora oggi in un borgo delle Marche Gli atleti colpiscono la sfera con un bracciale di legno costellato di aculei cJ«:.o;A svitoi:.-"; ilsj.-paooonmh [^(pctelZibuoii) xii «ufo npid Uis «ili 1 su -ju&iiìì)". imau;!i «lì ;S ijili ssoàiiijJà •;[ traviti .iJìjijq flf o)(Sl?.ib au flliwns oiiiiJtsr.v t. Udii tifi- ijauq GOS i'.!Ì! jhiì&iq' 9!h>knaUii c.M .iiiol t'jq à-iifl i»-:- svard La KiloJiO fifl Oli:?1)!' 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Nell'immagine a sinistra Carlo Didimi, il campione nato sette settimane prima di Leopardi A lato Nando Scorcella: oggi sessantanovenne, è stato uno degli ultimi grandi del pallone col bracciale. Sopra Giacomo Leopardi Qui accanto Caravaggio (ritratto da Ottavio Leoni): anche lui appassionato di pallone col bracciale. Nell'immagine a sinistra Carlo Didimi, il campione nato sette settimane prima di Leopardi A lato Nando Scorcella: oggi sessantanovenne, è stato uno degli ultimi grandi del pallone col bracciale. Sopra Giacomo Leopardi