De Rita «promuove» Bossi
Courmayeur, il presidente del Cnel analizza programmi e partiti Courmayeur, il presidente del Cnel analizza programmi e partiti De Rifu «promuove» Bossi «E' rimasto l'unico a parlare del futuro» COURMAYEUR. «Nessuno oggi esercita uno slancio, i nostri maggiori politici, come Violante e D'Alema, sono impegnati a regolarizzare il presente e non a progettare il futuro. Si spiega così il successo di Umberto Bossi». Giuseppe De Rita parla di «pazza estate» anche per questo, a Courmayeur, dove è in vacanza e dove ha già parlato di etica, scienza e democrazia a confronto con il presidente della Camera. Allora è Bossi il nuovo leader di quest'Italia? «Non intendo dare giudizi sui leader politici, faccio una constatazione. Mi limito a dire che Bossi è l'unico a rompere con il sistema attuale che offre soltanto regole. Ho riletto di recente un libro di Bergson dal titolo "Le due fonti della morale e della religione", dove si spiega come la prima morale sia quella delle regole e la seconda quella dei progetti. L'Italia di oggi è ferma alla prima». Bossi no? «Lui è il solo che tende a spostare l'asse dell'attenzione in avanti, perché nessuno esercita lo slancio, tutti sono allineati e coperti. Questa è la parola d'ordine. Oggi il presidente del Consiglio Prodi dice agli italiani "Io vi porto in Europa, le regole le fanno gli altri e io mi adeguo". In questo c'è la legge politica del momento, il vero leader è colui che esercita la regolazione. Non a caso siamo regolati dai magistrati». E chi non segue questa tendenza? «E' il matto. Come dicono di Bossi». Ma, secondo lei, Bossi parla come un matto? «Diciamo che ha uno slancio per molti versi distorto e per altri demenziali, ma ce l'ha. Il problema però non sta qui. Ciò che mi colpisce e m'intriga è che quanto sta accadendo adesso nel nostro Paese può non essere soltanto un fatto politico, ma un'etica sociale. Possibile che un popolo che aveva voglia di creare e che ha creato tanto ora voglia soltanto regole? E' possibile, dopo Tangentopoli, dopo tanti fatti indigeribili, adesso i cittadini vogliono stare tranquilli, vogliono regole chiare». E' questa la chiave del successo? «A guardare quanto accaduto in Italia parrebbe di no. Il Nord-Est ha avuto slancio dal '92 al '96 e ha avuto successo». Eppure l'Italia ha messo a posto i parametri economici. Pare pronta alla sfida europea. «La sfida che ha davanti l'Italia non è collettiva, prima è andata avanti il Nord-Est, adesso sta cercando di muoversi il Meridione. Una volta molti sostenevano - e tra loro c'ero anch'io - che il Caf era un regime, oggi di nuovo qualcuno parla di re- girne. E' possibile, ma non nel senso deteriore del termine, è la politica che fa soltanto amministrazione, questo è il regime di oggi». Ma l'Europa si farà? Oppure la Germania in realtà non la vuole? «Il problema è psicologico. Nel senso che il marco ha un valore anche psicologico, è l'identità del popolo tedesco, non si può togliere. Ora poi mi dicono che molti tedeschi stanno trasferendo i soldi in Svizzera proprio perché non diventino Euro. Un politico tedesco, di fronte a questa situazione, deve pensare due volte prima di portare la Germania nell'Europa unita perché il popolo, il suo popolo vede minacciata la propria identità». Enrico Martinet Giuseppe De Rita
Persone citate: Bergson, Bossi, D'alema, De Rifu, Enrico Martinet Giuseppe, Giuseppe De Rita, Umberto Bossi
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