Monsignor Ruppi

// vescovo di Lecce: i centri d'accoglienza non possono rimanere aperti all'infinito Monsignor Ruppi // vescovo di Lecce: i centri d'accoglienza non possono rimanere aperti all'infinito ILECCE centri di accoglienza non possono rimanere aperti per sempre. Quello dell'immigrazione è un problema che non si può affrontare con le proroghe». Monsignor Cosmo Francesco Ruppi, arcivescovo di Lecce, non polemizza con il governo («Non mi risulta che sia stata presa una decisione»). Però dice che bisogna riservare agli immigrati «una accoglienza seria, non provvisoria, ma definitiva», offrendo loro un lavoro e una casa. Insomma, considerandoli cittadini a tutti gli effetti. Monsignore, lei dice in sostanza: basta con l'emergenza. Che cosa significa, chiudiamo i centri di accoglienza? «I centri di accoglienza sono adibiti per l'emergenza, non sono sistemazioni definitive. Io dico che bisogna essere in grado di accogliere questi nostri fratelli dando loro un lavoro anche stagionale e le garanzie sociali. Io non so quanti siano oggi gli immigrati in Puglia. Ma non è questo il punto, non conta il numero. E il metodo. Non si può procrastinare l'emergenza». Lei spesso è passato per un vescovo molto risoluto, deciso per esempio a rispedire a casa gli immigrati. «Ali, la verità è un'altra. Ascolti i numeri. Nessuno ne ha accolti tanti quanti la diocesi di Lecce. Nei momenti cruciali, 1020, quando sul territorio ce n'erano in tutto 1800. Mi pare che basti questo». Secondo lei per quanto tempo dovrebbero restare nei centri di accoglienza gli immigrati? «Io non starei a guardare il calendario. Ma certo serve una legge organica sull'immigrazione. Non si può andare avanti con le emergenze e con le proroghe. Si deve passare alla regolamentazione». Ha proposte da fare? «Non voglio dare suggerimenti al governo, non spetta a me». Un po' di esperienza sul campo, però, l'avrà fatta. «Non è mio compito dare suggerimenti. Dico soltanto che serve una regolamentazione, dare accoglienza vera e definitiva a questi fratelli, offrire loro una casa e un lavoro». In Puglia il lavoro scarseggia e le condizioni economiche non sono floride. «Lo so bene. Solo nel Salento sono 130 mila i disoccupati. Un problema da affrontare. Al Sud non c'è lavoro. Di questo bisogna occuparsi seriamente. Se non si parte di qui, non si può neppure discutere di altro». A coloro i quali dicono «gli extracomunitari restino al loro Paese» che cosa risponde? «Semplicemente che queste non sono affermazioni accettabili. Oggi viviamo in uno Stato multietnico e dobbiamo abituarci sempre di più a questi flussi migratori, che saranno maggiormente gravi in futuro». E a chi dice che gli immigrati portano criminalità o la alimentano? «A questa domanda dovrebbero rispondere i magistrati». Ma lei di immigrati ne ha conosciuti molti. «E posso dire che non è giusto considerarli criminali. Quelli ci sono tra gli immigrati e tra gli italiani. Io ne ho conosciuti, sì, di immigrati. Anche ottimi lavoratori». Tonio Aitino Monsignor Ruppi, arcivescovo di Lecce

Persone citate: Francesco Ruppi

Luoghi citati: Lecce, Puglia