la Marianna del '68? Una nobile inglese

la Marianna del /68? Una nobile inglese Il volto-immagine delle barricate non era una figlia del popolo: mai rimpianto quel gesto la Marianna del /68? Una nobile inglese Per quella foto fu diseredata e perse un'immensa fortuna PARIGI NOSTRO SERVIZIO «Andiamo verso la Bastiglia. Io mi arrampico sulle spalle di un compagno. Chiedono se qualcuno vuole portare la bandiera, io non volevo né la bandiera rossa dei comunisti, né quella nera degb anarchici... quella del Vietnam mi andava bene, simbolo di una guerra che tutti i giovani denunciavano». Ricorda così, oggi, il maggio '68, la biondina immortalata come «Marianna» di quella rivoluzione e divenuta icona di un'epoca. Foto, copertine di settimanali, poster, tutto in una foto la cui protagonista - nella fantasia di un'intera generazione - doveva essere una figlia del popolo. E invece - è «Le Monde» ad averla rintracciata oggi - Caroline de Bendern, la «Marianna» del '68, non era figlia del popolo, ma nipote di un nobile inglese, il quale si ritenne talmente offeso ed umiliato da quell'onta su scala mondiale che decise di diseredare la nipotina su cui puntava per l'avvenire aristocratico della famigba. Il conte di Bendern era in effetti un surrogato della crema aristocratica europea: origine viennese e titolo di barone ottenuto da Francesco Giuseppe, nazionalità inglese concessa dalla regina Vittoria, deputato alla Camera dei Comuni e conte nel Liechtenstein, ricchezze, titoli e dimore sontuose, sparpagliate un po' ovunque. Caroline era nata a Windsor all'inizio della seconda guerra mondiale da madre scozzese e padre inglese, anch'egli «scomunicato» dopo aver sposato in seconde nozze una «plebea». Il severo ed ambizioso nonno, riponeva quindi tutte le sue speranze nella nipotina preferita, che però già da piccola aveva dato inquietanti segni di infedeltà alla causa, facendo impazzire le suore del collegio alle quali era stata affidata. Per lei, il conte di Bendern sognava un matrimonio reale, ma Caroline, pur frequentando saloni e gran balli, cominciò a lavorare come modella, simpatizzando più con la cultura alternativa dell'epoca che con i nobili suoi pari. Preferiva già allora Andy Warhol e Lou Reed ai principini che le venivano presentati, ma fu 0 suo trasferimento a Parigi a spalancarle la porta sulla sua nuova vita. Conobbe Godard e Cohn-Bendit, i compagni studenti, le manifestazioni. «La foto non dice bugie - ricorda ora Caroline - non studiavo alla Sorbona, me ne sbattevo della politica francese, ma ero preoccupata per tutta l'umanità, salivo sulle barricate e aderivo con tutta me stessa al movimento». E di quegli istanti, queUi di quel flash finito poi sui manifesti e su migliaia di pareti delle camere di ragazzi di tutto il mondo, cosa ricorda? «E' incredibile, ogni volta che ci ripenso! Fiutai il momento, sapete, facevo la modella... ebbi come un rifles- so professionale. Istintivamente mi raddrizzai il più possibile, il mio viso si fece più grave, il gesto più solenne. Volevo essere bella a tutti i costi, per dare al movimento una rappresentazione all'altezza di quel momento. Sì, posso dire che mi misi in posa». Un flash, e l'enorme eredità andò in fumo, così, come la vita aristocratica, i saloni e i castelli in Austria. Caroline vide la foto, pubblicata sulle copertine di mezzo mondo, il mese dopo in Itaba, dove aveva trovato un lavoretto e fu così ingenua da inse¬ rirla nel suo «hook» per le agenzie di moda. «Fu un disastro», ricorda, ma ringraziai il nonno, perché «la sua ricchezza mi avrebbe impedito la vita che ho fatto». Meglio il jazz, la sua grande passione, che condivide con il suo compagno, anch'egli musicista. Meglio l'Africa, dove ha trascorso lunghi periodi dopo il Sessantotto. La «Marianna», oggi una signora piena di ricordi, non rimpiange nulla: «La ricchezza, sapete, è un'alienazione». Tullio Giannotti La Marianna del maggio '68 foto-icona di un'epoca

Persone citate: Andy Warhol, Caroline De Bendern, Cohn, Francesco Giuseppe, Godard, Lou Reed, Tullio Giannotti, Vittoria, Windsor

Luoghi citati: Africa, Austria, Parigi, Vietnam