IL SERVO PASTORE di Francesco La Licata

IL SERVO PASTORE IL SERVO PASTORE ASULMONA LYEBI Hasany, giovane clandestino macedone, ci guarda tutti, cronisti, fotografi e cineoperatori. Dal foglio bianco con l'intestazione «Questura dell'Aquila» dove un tecnico ha tracciato la sagoma del suo volto - persino troppo parlare di identikit sembra ancora più sbigottito e nello stesso tempo crudele di come viene rappresentato da poliziotti e carabinieri. Il funzionario agita il foglio con i lineamenti di Alyebi Hasany, ma i riccioli neri, lunghi, rivolti all'esterno dello scarno triangolo che termina nel mento aguzzo, i riccioli «stilizzati» dall'ignoto disegnatore, restano immobili. E allora ti viene da pensare: aveva questa espressione la faccia di Alyebi, mentre stuprava la giovane Diana? Erano proprio così arricciati i suoi capelli neri, mentre premeva il grilletto per colpire Silvia? E i suoi occhi. Gli occhi del «lupo», due fessure su un abisso impenetrabile, fissavano - così profondamente bui come nell'identikit - quelli della piccola Tamara che cadeva sotto i colpi della bocca di fuoco che Alyebi stringeva tra le mani? Già, la bocca di fuoco. Una pistola, forse una calibro 7,65. Francesco La Licata CONTINUA A PAG. 2 SECONDA COLONNA