lega e Liga così lontane così vicine

Sono più numerosi deputati e senatori veneti rispetto a quelli lombardi REPORTAGE Tra i due partiti fratelli le differenze di storia e cultura si riflettono sulla linea politica lega e Liga, così lontane così vicine La paura di perdere unisce le due anime VENETO » PADOVA DAL NOSTRO INVIATO Nella sede della Liga Veneta che sta nascosta nella periferia industriale, sopra la concessionaria Nissan e accanto alla carrozzeria Serenissima. Se è vero, come giura il trevigiano Gianpaolo Gobbo, presidente dei veneti, che Liga e Lega sono «in perfetto accordo», è anche vero che tra leghisti e lighisti qualche differenza c'è. Aldo Rozzi Mann, 32 anni, avvocato, laurea alla Pontificia Università Cattolica, è il responsabile degli enti locali. Unico presente, unico a rispondere. «Differenze? Non saprei, io sono foresto». Un capolavoro di risposta: Rozzi Marin è nato in Cile e la questione non lo sfiora. Avrebbe potuto cavarsela, come altri lighisti, dicendo semplicemente che non conosce tanto bene i fratelli lombardi. Ma va bene così: è che in queste giornate di titoloni, con la Lega a rischio scomunica per colpa di Bossi, con il segretario veneto Fabrizio Comencini che esalta il Papa e Bossi che risponde «la Liga non esiste», è meglio stare accorti. «Davvero Bossi ha detto che la Liga non esiste e c'è solo la Lega Nord?». Giampaolo Dozzo, deputato di Castelfranco Veneto, già teme conseguenze. Semplice: è noto e stranoto che ai veneti, orgogliosi autonomisti, la prevalenza del lombardo non è mai piaciuta. Una sottile insofferenza che fa scattare l'orgoglio. Gobbo, il presidente, condivide ogni parola di Bossi sulla «Chiesa dei vescovoni che fanno politica», ma stavolta ha uno scarto: «Umberto non può dire così, anzi non può averlo detto: perché la Liga esiste ed è parte fondamentale, è colei che con la Lega Lombarda ha fondato la Lega Nord». Potrebbe dire altro ancora: che la Liga ha più deputati e senatori della Lega Lombarda, che la Liga ha preso più voti, che la Liga negli ultimi sondaggi ha toccato il 41% (fonte Pds) e la Lega Lombarda nemmeno la vede. Ma, appunto, in questi giorni e con tutti «'sti giornali pronti a darci addosso per dividerci», è meglio nascondere percentuali e allori. Eppure le differenze ci sono, e non da poco. Differenze che, inevitabile, finiscono per condizio- nare le posizioni politiche, le linee delle due Leghe. Bossi, da sempre, parlando del suo popolo lombardo, lo rimprovera di «non aver mai espresso una classe poetica di governo nazionale, e per questo Roma è diventata ladrona e padrona». Il Veneto, invece, la classe politica di governo l'ha espressa eccome, con il suo lungo elenco di ministri che dal dopoguerra hanno mediato gli interessi della regione. «E' vero riconosce Gobbo -, anche se era una classe politica che si è rivelata malvagia». Mediazione e trattativa, un'arte veneta. «Qui da noi - dice Gobbo - c'è più cultura storica, una cultura innaffiata da secoli di battimoneta della Repubblica Veneta. La storia della civiltà occidentale hanno cominciata a scriverla i veneti». Non i lombardi, si capisce: l'orgoglio veneto s'incarognisce quando il «lombardocentrico» Bossi manca di rispetto. E' successo con lo scontro sul- la Chiesa. «Io non voglio dire che Bossi ha torto - dice Rozzi Marin, il cileno - però sto con Comencini che sta con il Papa. La mia fede non deve c'entrare con la politica». In sede, però, dove arrivano i fax dei lighisti veneti in vena di esternazioni, solo uno era contro Bossi. «Massi - irrompe Gobbo - siamo diversi, ma ci si riconosce. Le differenze sono sulla cultura, sulla nostra storia, sulla nostra economia condizionata da due regioni a statuto speciale. Ma non sono programmatiche. Abbiamo una unità di logica. Sappiamo bene, tutti, che se si rompe la Lega Nord si rompe il fronte del 40 per cento dei consensi. E ci mancherebbe altro! Come sappiamo, e gli elettori leghisti sia veneti che lombardi ormai sono ben maturi, che Roma continuerà a scavare nelle differenze, continuerà a lavorare per spaccarci. Da anni non fanno altro, basta leggere le dichiarazioni di chi dice Bossi è una cosa e la Liga un'altra. Tempo perso». La foga di Gobbo è doverosa. E' il presidente, il segretario Comencini è ancora in giro per l'Europa dei popoli, e la sua Liga non può mostrare incertezze. Neppure sulla voglia o non voglia di alleanze elettorali con il Polo. In Lombardia non se ne parla, qui fin troppo: è solo un caso? «La politica - commenta il robusto presidente dei veneti - si fa con quello che si trova. Se l'alleanza è contro le sinistre, tra i leghisti veneti penso che in molti sarebbero d'accordo. Ma se è solo per lanciare un'ancora di salvezza a un Polo che sta naufragando allora non mi gioco nemmeno il due di coppe». Piuttosto, e bossianamente, Gobbo preferisce accelerare sulla strada della Padania libera e indipendente: «Facciamo politica democraticamente, sia qui che in Lombardia non c'è mai stato il minimo episodio di violenza. E sapete cosa sta succedendo in queste ore? Che la nostra gente ci spinge ad essere ancora più drastici, democraticamente più drastici». Ad esser drastici, in Veneto, si rischia di scalare il Campanile di San Marco. Anche qui, bella differenza tra i lighisti e il lombardo Bossi. Lui che li maltratta come provocatori e la Liga che li difende come «patrioti che sbagliano». Luciano Gasperini, senatore di Padova, al processo-era il loro avvocato difensore. «In quel caso Bossi aveva sbagliato, poi ne abbiamo discusso e si è convinto». E' che la Liga, in quei giorni, aveva scavalcato Bossi: come per gli attacchi alla Chiesa, non aveva gradito quelli ai Serenissimi. Ma Gobbo insiste, trattasi appena di «differenze», quelle che a sinistra una volta si chiamavano «contraddizioni in seno al popolo (padano)». Gasperini può concludere la sua arringa in difesa della Lega tutta. «Noi veneti siamo pragmatici, voghamo il risultato subito. I lombardi sono più attaccati ai principi generali, alla linea teorica del movimento. Ci uniscono il progetto e una certezza: se la Lega si spacca, per la Liga è la fine». Giovanni Cerruti Sono più numerosi deputati e senatori veneti rispetto a quelli lombardi «La nostra gente ci spinge ad essere ancora più drastici anche se in modo democratico» Gobbo: se l'alleanza contro le sinistre è solo ancora di salvezza al Polo allora io non ci sto Il sen. Gasperini: noi siamo molto pragmatici I lombardi invece badano solo alla teoria A sinistra il museo «Opitergino» nel comune trevigiano di Oderzo A sinistra il segretario della Liga Veneta Fabrizio Comencini Qui sotto il vescovo di Vicenza Pietro Nonis