«Troppi tesori nelle piazze»
«Troppi tesori nelle piazze» «Troppi tesori nelle piazze» Lo studioso di Bernini: peculiarità italiana LONDRA. Neanche a «mobilitare l'esercito americano e russo messi insieme» si riuscirebbe a garantire la protezione armata di tutti i monumenti italiani. Lo osserva Francis Haskell, professor emeritus di storia dell'arte a Oxford e uno dei massimi esperti mondiali di scultura italiana e classica, il quale esorta a non fare di tutte le erbe un fascio e non condivide le vedute di chi ci vede in mano ai «nuovi barbari». «Anch'io sono arrabbiato e sconvolto ed è giusto che anche gli italiani si sentano così, ma bisogna distinguere tra atti di estrema stupidità come questo, che certamente meritano di essere puniti, e atti di vandalismo deliberato. Questi ultimi secondo me meritano una pena molto severa». Crede che in Italia ci sia più menefreghismo che all'estero, che l'abbondanza dei nostri tesori o la tradizione di incuria ci renda più insensibili? Il professor Haskell, che ha espresso il suo amore per Bernini nel suo libro «Mecenate e pittore», nega: «Non credo che sia un problema particolarmente ita- liano. Non sono gli italiani a essere specialmente distruttivi, sono le opere d'arte a essere tante e potenzialmente distruttibili. La vera peculiarità dell'Italia è che queste opere sono lì, non protette, per la strada, nelle piazze. Se a Londra venisse danneggiata una fontana, non credo che la cosa avrebbe risalto sui giornali, perché di fonta¬ ne che sono capolavori dell'arte europea come quella del Bernini in Piazza Navona, qui non ce ne sono. Neppure la Francia ha questo numero di opere d'arte così esposte». E l'idea di elevare a tre anni la pena per il danneggiamento delle opere d'arte? «Se qualcuno sano di mente attacca una statua con un martello, dovrebbe forse essere condannato a più di tre anni. Ma se un atto è completamente accidentale, o il risultato di noncuranza, o stupidità, la cosa è molto diversa. Se venisse fuori che l'incendio della Fenice, o della cappella Guarini a Torino che considero la catastrofe artistica più grossa che ha colpito l'Italia nel dopoguerra, fossero dolosi, certamente ci vorrebbero pene molto pesanti». Sarebbe sbagliato, secondo lui, assimilare il caso di piazza Navona ad altri attacchi deliberati che ci sono stati in passato. «E' pur sempre orribile, ma non è la stessa cosa, tanto per dirne una, dell'attacco a Michelangelo. Non dico che sia meglio; dico che non bisogna trattare tutto allo stesso modo. Non vedo un'unica soluzione applicabile a una varietà di circostanze». Lui la polizia se la ricorda, in piazza Navona. Invece non si ricorda di avere sempre visto un guardiano in certe stanze di musei. «Talora mi è capitato di soffermarmi in certe sale che erano completamente vuote. Questo è un grande rischio». Che cosa ne dice del piano di mandare i disoccupati a pattugliare le opere d'arte? «E' sensato, ma tira in ballo, appunto, il problema dei guardiani. Quello che mi lascia di stucco è che in un Paese con tanti disoccupati non si possa accedere pienamente ai musei per mancanza di personale. Ma a Napoli, per esempio, la situazione dei monumenti pubblici è migliorata». Quanto all'intervento dell'esercito, lui crede che sia una «splendida boutade di Zeri, ma non granché realizzabile sul serio». Eppure è convinto che sia necessaria «una forma di polizia anche di notte, per le opere d'arte e le persone. Sono d'accordo sul fatto che sia necessaria più protezione che si può». Haskell è impervio a chi parla apocalitticamente di «nuovi barbari». Per lui però il menefreghismo «si esprime molto più regolarmente attraverso i furti d'arte nelle chiese e negli edifici». Maria Chiara Bonazzi «E' necessaria la massima protezione possibile: si deve creare una forma di polizia anche di notte per salvare le opere d'arte» Francis Haskell, professor emeritus di storia dell'arte a Oxford e uno dei massimi esperti mondiali di scultura italiana
Persone citate: Bernini, Francis Haskell, Guarini, Haskell, Maria Chiara Bonazzi
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