«Contro di noi sette mesi di persecuzioni»

«Adesso vogliamo tornare al lavoro». I difensori: la procura ha cercato colpevoli ad ogni costo «Adesso vogliamo tornare al lavoro». I difensori: la procura ha cercato colpevoli ad ogni costo «Contro di noi sette mesi di persecuzioni» Mastarone e Lauria fuori di cella: «E'finito un incubo» TORTONA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Avevano un'espressione molto provata, ma al tempo stesso serena e rilassata, Francesco Lauria e Gianni Mastarone, ieri pomeriggio, quando, usciti dal carcere, hanno raggiunto lo studio dell'avvocato Marco Gatti, a Tortona, per incontrare i giornalisti. La notizia della scarcerazione li ha colti entrambi di sorprosa: Lauria era detenuto dal 27 gennaio, Mastarone dal 23. Hanno saputo del provvedimento del gip, Massimo Gullino, a mezzogiorno dal telegiornale. Lauria stava mangiando, Mastarone era fuori per l'ora d'aria ed è stato informato alle 13 dagli altri detenuti. Una telefonata è valsa la scarcerazione di entrambi. «Un particolare che non mi era venuto in mente - ha detto Gianni Mastarone -, non riuscivo a ricordarmi di questa telefonata, ma più che altro del giorno esatto: per me il 27 dicembre era un giorno come un altro». E infatti Mastarone non ha detto al gip della telefonata: se l'è ricordata la sorella Simona. Secondo gli avvocati è la dimostrazione che non si stesse cercando un alibi. «Al motivo per cui mi hanno coinvolto - ha detto ancora Mastarone - ho pensato molto ma non sono arrivato a una conclusione. Ai fratelli Furlan, se dovessi rivederli, non direi niente: saranno i giudici a dir loro qualcosa». La madre di Francesco Lauria, Rosanna Balduzzi, ha atteso il figlio fuori dal carcere di San Michele per più di quattro ore. «Un'attesa più lunga dei sette mesi precedenti - ha detto -. Il momento più brutto è stato quando si è diffusa la falsa notizia del tentato suicidio. Ho sempre creduto mio figlio innocente perché è la bontà in persona. Anzi, è stato lui a darci forza per tutto questo tempo». «Non mi aspettavo quello che mi è successo - ha detto Lauria - non mi spiego come sia finito in questa storia, dato che non conosco né i Furlan né i loro amici. Conosco solo Gianni Mastarone, mio collega di lavoro. Non so neanche dove sia il .cavalcavia della Cavallosa. Quella sera ero a casa con la mia famiglia. Conto di tornare al lavoro appena la mia ditta riaprirà dopo le ferie». I difensori di Lauria, Marco Gatti di Tortona e Stefano Bagnerà di Casale, hanno dichiarato: «Siamo grati al gip che è stato capace di ritornare sulle decisioni prese considerandole errate, dimostrando così onestà intellettuale e grande sensibilità e preparazione. Diamo atto al dottor Gullino che i suoi prowedimenti presi in precedenza nei confronti di Lauria trovavano comunque giustificazione negli atti processuali messi a sua disposizione dal pm sino ad allora. Siamo sconcertati che dalla lettura successiva di tutti gb' atti depositati al momento della richiesta di rinvio a giudizio siano emerse circostanze favorevoli agli indagati e a conoscenza del solo pm già da alcuni mesi». Secondo i legali, già da aprile il pm era a conoscenza che una parte sostanziale dell'alibi di Mastarone trovava conferma nei tabulati Telecom. «Siamo altresì sconcertati aggiungono gli avvocati - nel vedere che tutti i verbali redatti in forma riassuntiva degli interrogatori degli indagati presentino ampie e significative divergenze con le trascrizioni delle registrazioni e che i prowedimenti di custodia cautelare siano stati emessi quindi dal gip con la conoscenza esclusiva dei verbali in forma riassuntiva, mentre le trascrizioni sono state rese disponibili solo alcuni mesi dopo». Secondo l'avvocato Claudio Simonelli, che insieme a Lorenzo Repetti di Alessandria difende Gianni Mastarone, «è stupefacente che su un fatto di questa gravità, come è l'omicidio Berdini, l'obiettivo dell'accusa sia quello di trovare comunque dei colpevoli, mentre dovrebbe essere quello di fare giustizia. Su Mastarone è stata ribadita un'ipotesi accusatoria che non stava in piedi, lasciando da parte le prove a suo favore». Potrebbe sembrare una brutta pagina di giustizia, ma secondo i difensori non la è, perché il gip è tornato sui propri prowedimenti, dimostrando un elevato senso morale di giustizia. «Questo, d'altra parte - ha detto Stefano Bagnerà -, è il primo provvedimento emesso dopo che il giudice ha potuto conoscere l'intero falcione processuale. E' inaccettabile che un'indagine per quanto complessa passi attraverso un numero così elevato di detenzioni ingiuste». Dopo Michele Faiella e Claudio Montagner gli scarcerati ora sono diventati quattro. [m. t. m.]

Luoghi citati: Alessandria, Casale, Lauria, Tortona