Perché la Chiesa risponde a Bossi? Non dite più «trattati come cani»

Perché la Chiesa risponde a Bossi? Non dite più «trattati come cani» LETTERE AL GIORNALE Perché la Chiesa risponde a Bossi? Non dite più «trattati come cani» Un tempo la Santa Sede non avrebbe risposto Perché il Vaticano ha risposto a Umberto Bossi? La sottile diplomazia pontificia un tempo non l'avrebbe fatto. Una così ufficiale risposta a quelle esternazioni di un troppo caldo pomeriggio d'estate ha dato importanza a quelle parole, ha dato attendibilità al leader che la ha pronunciate. E meglio comunque sarebbe stato il silenzio della Chiesa, visto che qualche suo principe aveva più volte strizzato l'occhio alle voglie di autonomia leghiste. Walter Vianello, Urbino Similitudini molto pericolose Gli incidenti che vedono coinvolti i viaggiatori delle Ferrovie italiane hanno suscitato ancora una volta l'attenzione dei giornalisti della carta stampata e delle reti televisive che riferiscono i disagi dei passeggeri e i loro commenti giustamente indignati per l'inciviltà del trattamento subito. Vengono denunciate lunghe soste al sole, i mancati rifornimenti di acqua e cibo, i trasferimenti su automezzi improvvisati in cui i malcapitati vengono ammassati nella calura dell'estate, i ritardi dei soccorsi e delle informazioni ai parenti. I titoli urlano: stipati come bestie! Trattati come animali! Abbandonati a se stessi come cani! Nessuna di queste persone, quelli che parlano e quelli che scrivono, intende riflettere sul significato delle frasi che usa con tanta leggerezza? Questo modo di esprimersi implica la considerazione che la sofferenza animale sia la norma, quasi come se queste creature venissero al mondo all'esclusivo scopo di soddisfare i nostri bisogni alimentari, affettivi, commerciali, destinati a incrementare lauti guadagni e a soddisfare mode assurde e crudeli. E' proprio così: gli animali vengono fatti nascere, strappati alle loro madri, privati delle libertà più essenziali, torturati per diventare pezzi di carne pregiata e alla fine caricati su automezzi per essere uccisi dopo viaggi allucinanti e molte botte supplementari. La maggioranza di questi esseri viventi (non oggetti al nostro servizio) trascorre l'esistenza tra sofferenze e torture; su questo bisognerebbe riflettere e non ripetere luoghi comuni, frasi fatte che stanno ad indicare l'arroganza e l'insensibilità dell'uomo che si ritiene come sempre il padrone dell'universo, mentre non ne è che una delle componenti. Carla Dematteis, Torino Immigrati di oggi e degli Anni 60 Recentemente un lettore, a proposito di immigrazione, attribuiva criticamente propensioni «nere» ai torinesi - evidentemente colpevoli di opporsi all'ulteriore degrado della loro città, sempre più invivibile e si avventurava in un indiscutibile parallelo tra l'ùnmigrazione extracomunitaria di oggi e quella meridionale degli Aimi 60. Con la sua buona pace gli ricorderemo: 1 ) Gli immigrati di allora apparivano per certi aspetti «diversi», ma erano pur sempre accomunati dalla stessa lingua e dall'appartenenza alla stessa comunità nazionale. 2) Gli immigrati di allora venivano a Torino, nella loro stragrande maggioranza, per trovarvi un lavoro degno di questo nome e per mserirsi stabilmente e, possibilmente, senza traumi e conflitti nella comunità di accoglienza; non certo per dedicarsi allo «spaccio», all'accattonaggio, alla prostituzione, alla criminalità in tutte le sue forme. 3) Gli ùnmigrati connazionali di allora, al contrario degli immigrati stranieri di oggi, non mantenevano stretti, solidali ed inquietanti legami - peraltro mevitabili - con Paesi di origine sottoposti troppo spesso a regimi autoritari, intolleranti, integralisti, retti da istituzioni e principi del tutto estranei ai Paesi europei, per non dire «civili» tout court. Francesco Marino, Torino Sul libro antisemita proteste cristiane Scrivo per manifestare il mio disappunto per come i giornali hanno trattato il ritiro, da parte dell'editrice Mursia, del libro Gli ebrei e la Chiesa di Mattioli. Viene esclusivamente evidenziato il fatto che il libro, antisemita e anticonciliare, è stato ritirato per le pressioni della Comunità ebraica, ignorando che anche la Chiesa ha levato la sua voce di protesta e che ogni volta che viene offeso l'ebraismo, si offende anche il cristianesimo. Le dichiarazioni del libro, anticonciliari e scritte da un sacerdote che è anche docente di un'università pontificia, riguardano tanto gli ebrei quanto i cristiani. Persino mons. Chiaretti, vescovo di Perugia e presidente della Commissione Cei per l'ecumenismo, ha manifestato rimostranze e imbarazzo per un simile libro., ma i giornalisti non si sono accorti che le voci di protesta erano anche, necessariamente, cristiane. Silvia Antonucci, Roma In quali mani gli affari esteri Quanta verità nell'articolo di Enzo Bettiza! E' deprimente, purtroppo, constatare in quali mani siamo capitati nel condurre gli affari esteri. Di chi è la colpa? Solo ed esclusivamente nostra che li votiamo. E poi d'altra parte rispecchiano la nostra mentalità e carattere. Ci possiamo aspettare di meglio? Dimitri Diano, Houston, Texas Fate senatore a vita la casalinga o la suora Ho seguito il dibattito sulla proposta di nominare Fernanda Pivano senatrice a vita. Sono d'accordo sull'attribuire un simile riconoscimento finalmente anche a una donna (se non ricordo male qualche lettore aveva proposto anche i nomi di Margherita Hack, di Anna Maria Ortese, di Rita Levi Montalcini e di Renata Tebaldi, donne il cui valore è internazionalmente riconosciuto). Ma dopo un vita di fatica a crescere figli, consolare mariti, gestire case mi chiedo però se sia giusto attribuire il seggio senatoriale solo a una intellettuale famosa come la Pivano o le altre prima citate. Io se fossi Scalfaro nominerei senatore a vita anche una casalinga, proprio perché in questa nostra Italia, dove gli uomini tendono a scaricare sulle donne (mamme o mogli che siano) una serie di responsabilità quotidiane, una simile scelta assumerebbe un valore doppiamente simbolico. E se, nonostante la mia convinzione, il Presidente ritenesse quello di casalinga un ruolo troppo «privato» per essere premiato, perché non fare senatrice una delle donne che tanto hanno speso nel campo del volontariato e dell'aiuto ai più bisognosi? Donne come suor Giuliana del Cottolengo di Torino, solo per fare un esempio, non meriterebbero di diventare senatrici, per quanto hanno fatto nella loro esistenza? Maria Benedetti, Torino Sconti per i ferrovieri così fan tutti Con riferimento alla lettera della signora Caterina Barbieri, pubblicata il 15 agosto vorrei puntualizzare quanto segue. Ferroviere in pensione per limiti di età con 38 anni di servizio, osservo in primis che le Ferrovie dello Stato dal 1970 usano il monogramma Fs e non Ff.Ss. come si può rilevare nelle Stazioni, sui mezzi di trasporto e su tutti i documenti. Ma vorrei soprattutto chiarire ai disinformati quanto concerne sconti e gratuità sulle Fs. Per quanto riguarda i dipendenti dello Stato da tempo non esistono più concessioni di viaggio con forti sconti e quando esistono vengono ripianati dagli Enti che ne fruiscono. Per quanto riguarda le conces sioni gratuite ai dipendenti Fs, ; suo tempo così erano state conces se e regolamentate nel contratto di lavoro in luogo di aumento di stipendio, espressamente come trat tamento economico e finora son ri maste tali; con vantaggio anche per le Fs che risparmiarono la com pilazione di biglietti di «servizio» in gran quantità per il personale conseguente minore necessità di addetti a tale mansione; ed è stati sticamente provato che la maggior parte dei ferrovieri viaggia infatti «per servizio» data la tipologia del lavoro, mentre sono molto meno ferrovieri che fruiscono delle con cessioni gratuite per diporto, giacché non si è in vacanza tutto l'anno! Molti di noi sarebbero favorevoli ad avere in luogo della concessione gratuita un adeguato aumento del lo stipendio o della pensione, trattandosi infatti di questione econo mica. Osservo infine che presso tutte le Ferrovie Europee esistono per i di pendenti agevolazioni analoghe a quelle delle Fs con reciproco scam bio di concessioni gratuite: nel di savanzo delle Fs tali concessioni sono una piccola cosa ininfluente dott. Giovanni Pallavicini Cuneo

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