«Così un charter diventa un fantasma» di Gabriele Beccaria

«Così un charter diventa un fantasma» Polemica per i turisti lasciati a terra. Il «Telefono Blu»: fatevi rimborsare «Così un charter diventa un fantasma» Sotto accusa i guasti e i ritardi organizzativi ROMA. Prendere nota: per Mykonos ci vogliono un paio d'ore di volo e 27 d'attesa. Per Newark ne sono previste 8 in aereo e 22 per il check-in. Per Catania, via Tunisi, basta una mezz'ora a 10 mila metri, ma a terra bisogna avere pazienza per un paio di giorni, accampati come capita in aeroporto. Succede. Si presenta il biglietto, si imbarcano le valigie, si sfila il passaporto dal marsupio e alla fine si scopre che l'aereo non c'è. Il charter è svanito o deve ancora arrivare. Miraggi d'estate... Con il jet sparisce o si accorcia anche la vacanza e chi rimborsa la beffa? si chiede polemicamente il «Telefono Blu Sos Turista». «Si deve affrontare subito il problema», sostiene, ma l'appello non risolve il tormentone agostano: perché ci sono tanti charter fantasma? E chi è il colpevole? E come farli riapparire? «Riappaiono solo se non si interrompe la catena che li tiene uniti uno all'altro», spiega Antonio Tozzi, della Fiavet, l'associazione delle agenzie di viaggio. «Basta un contrattempo per far sentire i propri contraccolpi sull'insieme della struttura, con un disastroso effetto domino». La catena funziona più o meno così: ogni charter lavora al massimo, tranne che nelle soste previste per rifornimenti, controlli, manutenzione, e d'estate il ritmo tocca la sua punta per soddisfare la domanda ingolfata dei tour operator che noleggiano i jet. «La macchina non si ferma mai, ma può succedere - spiega Tozzi - che un piccolo guasto e la non immediata disponibilità di un pezzo di ricambio facciano restare a terra un aereo, già prenotato da mesi per una serie di voli». Così, comincia a saltare un viaggio programmato dopo l'altro e i passeggeri non sanno più che pesci pigliare. «A luglio e agosto le compagnie sono in fase di utilizzazione massima e raramente funziona la soluzione di ripiego, quella del "prestito" di velivolo». E' il classico battito d'ali di far¬ falla che scatena l'uragano e anche quando non c'entrano i famosi «problemi tecnici» da annuncio urlato agli altoparlanti a complicare le cose ci si possono mettere altri imprevisti, più insignificanti ma non meno disastrosi. Ritardi nel caricamento bagagli, passeggeri dell'ultima ora, piccoli «black out» aeroportuali e «l'aereo perde inesorabilmente lo 'slot", cioè la porzione di tempo fissata per operare un volo: a quel punto non c'è più niente da fare. Deve mettersi in coda agli altri vettori e aspettare un buco nel primo "slot" disponibile», dice Antonello Bonolis, marketing manager di «Air Europe», uno dei leader nel mercato dei charter. In settimane di congestione del traffico significa l'inizio dell'incubo. Allora, chi paga l'incubo? Secondo «Telefono Blu Sos Turista», i ritardi e ogni particolare organizzativo di un viaggio «sono di pertinenza del tour operator» e, quindi, in attesa di leggi che non ci sono, il suggerimento è «conservare documenti e note spese, certificare i disagi, fare esposti e segnalarli». Intanto, i turisti farebbero bene a informarsi suU'affidabilità del charter sul quale devono imbarcarsi. Non è poi così difficile. Bastano 2 dati, che equivalgono ad altrettanti Oscar per la sicurezza: il «Jar 145», che certifica la qualità totale della manutenzione, e il «3B», che garantisce l'atterraggio in condizioni di visibilità zero. Non tutti possono esibirli. Gabriele Beccaria Le attese snervanti in aeroporto

Persone citate: Antonello Bonolis, Antonio Tozzi, Tozzi

Luoghi citati: Catania, Newark, Roma