le Borse europee respirano di Ugo Bertone

9 le Borse europee respirano 77 dollaro chiude a 1794 lire Piazza Affari segna più 2,18% MOLANO. La benedizione al Toro arriva poco dopo le nove del mattino quando, da Francoforte, le agenzie avvertono che l'operazione, attesissima, di pronti contro termine in marchi avverrà a condizioni invariate, al tasso fisso del 3%. Basta quest'annuncio a scatenare la ripresa sui listini europei, già euforici dopo la chiusura positiva di lunedi sera a Wall Street. Poi, a tarda sera, arriva l'altra benedizione: la Fed comunica che non tocca i tassi (quello di sconto resta congelato al 5%) e Wall Street saluta con una impennata (96 punti), poi dimezza i guadagni e riparte chiudendo in forte rialzo: 114,74 punti (a 7918, 10) riprendosi così, in due sedute, i 247 punti persi nel crollo di Ferragosto. Il dollaro perde marginalmente terreno verso il marco (ripassando sotto la soglia 1,84) ma mantiene invece un rapporto pressoché immutato con la lira (che chiuderà a New York a quota 1794, dopo aver ballato sui 1792). Perché questa reazione? Semplice, perché se la Bundesbank avesse in animo un prossimo aumento dei tassi di mercato avrebbe proposto al mercato un'operazione a tasso variabile, lasciando che il livello dei tassi salisse di un quarto di punto o anche più. In tal caso, la temutissima riunione del direttorio della banca tedesca di domani si sarebbe limitata a ratificare l'avvenuto rialzo sul mercato. Così, invece, i gestori di tutto il mondo si sono convinti che, per ora, da Francoforte non arriverà la temuta gelata. E così, sull'onda di una fiducia ritrovata, i listini europei hanno recuperato buona parte delle perdite subite da Ferragosto in poi, sotto l'effetto dello scivolone di Wall Street. A Milano il rialzo è stato dell'1,18% con spunti notevoli per l'Eni ( +1,9) e Fiat (+1,84 ma con quotazioni anche superiori del 3°'o rispetto alla vigilia nel corso della seduta). Certo, l'attività è hen lontana dai massimi, come dimostra il fatto che il controvalore complessivo non ha raggiunto i mille miliardi. Mancano i grandi gestori e buona parte della seduta è stata dominata dalla speculazione sul Fib-30, che ha toccato un massimo a quota 21.700. Ma, a favore della solidità del mercato, sta il fatto che la lira continua a godere di buona salute, difendendosi bene contro il recupero del dollaro (ieri a quota 1788,89) e guadagnando qualche posizione sul marco (975,67). E, fatto forse ancor più rilevante, i grandi operatori internazionali continuano a tributare attenzioni ai Btp, che si mantengono senza problemi sulla scia dei Bund tedeschi. La buona giornata di Piazza Affari non è stata isolata. Anche Francoforte (+2,2), Zurigo (+2,55), Parigi e Londra (rispettivamente +1,39 e 1,17) hanno vissuto una giornata positiva e senza particolari tensioni. E il clima non è cambiato nemmeno nel pomeriggio quando le agenzie hanno annunciato l'inizio della riunione dei governatori della Federai Reserve e reso noto che in serata Greenspan avrebbe rilasciato un comunicato. Da New York, infatti, giungevano notizie altrettanto rosee: listino al rialzo in apertura, blocco dei computer per eccesso di rialzo, grande euforia attorno a Ibm e Procter & Gamble. E non dispiaceva ai guru di Wall Street l'accordo all'Ups: certo, per la prima volta dopo 15 anni il sindacato ha strappato una mezza vittoria (10 mila precari avranno un nuovo contratto, aumenta la paga), ma svanisce il rischio di un conflitto duro e pericoloso per tutti. Soprattutto, come si spingeva ad anticipare la bionda commentatrice di Cnn, cresceva la sensazione che i «tassi sarebbero rimasti gli stessi». L'allarme di Ferragosto è superato, dunque? «Non direi - spiega Alessandro Fugnoli, strategist di Caboto, scuderia Ambroveneto -. In realtà prima, per mesi, gli operatori hanno visto le cose solo in rosa. Poi, per una giornata, si è visto tutto in nero. In realtà, ora i prezzi cominciano ad incorporare alcuni elementi di rischio, in Italia e fuori. Non sarà un autunno facile». Tra i gestori, infatti, cresce la sensazione che l'inflazione sia ormai in sabta un po' in tutta Europa e che la Bundesbank, prima o poi («e nella maniera più dolce - aggiunge Fugnoli - per non spaventare i mercati») reagirà alzando il costo del denaro, anche se l'Ocse sostiene addirittura che, al contrario, la Bundesbank potrebbe dover ridurre il costo del denaro per sostenere la ripresa. Negli Usa, intanto, uno dei fattori alla base del formidabile balzo in avanti del Dow Jones, ovvero l'incremento dei profitti aziendali, sta lentamente venendo meno. E sull'Italia pesano le complicazioni sulla strada dell'Euro, con le polemiche tedesche e un quadro interno che, soprattutto sulla riforma dello Stato sociale, promette passaggi non facili. L'euforia, insomma, non è giustificata. Ugo Bertone

Persone citate: Alessandro Fugnoli, Caboto, Fugnoli, Greenspan, Semplice