Scalfaro a Bossi: non raccolgo provocazioni

Alle celebrazioni di De Gasperi Mancino avverte: tentativo eversivo contro l'unità del Paese Alle celebrazioni di De Gasperi Mancino avverte: tentativo eversivo contro l'unità del Paese Scalfaro a Bossi; non raccolgo provocazioni // Senatùr rincara: non amo più la «prostituta» Italia ROMA. «Non raccogliamo». Risponde secco il presidente Scalfaro ai cronisti che gli domandano un parere sugli attacchi di Umberto Bossi alla Chiesa e al Papa. «Mai raccogliere», ribadisce grave. E non vuol aggiungere altro su quell'argomento. Ma poco prima, mentre ricorda la figura di Alcide De Gasperi, lo statista democristiano scomparso 43 anni fa, pronuncia frasi che suonano come una risposta polemica, sia pur indiretta, alle accuse del Senatùr alla «Chiesa papalina, bretella del partitoStato». «Rimane forse in questo secolo il maggior esempio della presenza cristiana nella politica - dice Scalfaro alludendo a De Gasperi -. Un esempio perché il cristianesimo in lui è stato ispirazione e la politica è stata servizio allo Stato, che è laico - sottolinea Scalfaro - perché è la casa di tutti». La messa di commemorazione è finita e i numerosi ex de, sotto il portico della basilica di San Lorenzo che ospita le spoglie dello statista, parlano a turno mentre vengono deposte le corone di fiori. Ci sono il sottosegretario di Prodi Enrico Micheli e il presidente del ppi Gerardo Bianco, l'anziano Emilio Colombo ma non Giulio Andreotti, la cui presenza era pur stata annunciata. Ci sono i «giovani» Lusetti e Lavagnini del ppi insieme a Follini del ccd. Su Bossi, ben più duro e diretto è il presidente del Senato Nicola Mancino, che a proposito della Lega secessionista, in odore di accordo col Polo, parla addirittura di eversione. «Esiste un tentativo eversivo nei confronti dell'integrità territoriale e dell'unità del Paese», denuncia senza mezzi termini, mentre incita i partiti a trattare il problema della Lega non in termini di schieramento, ma valutando la situazione. «Fino a quando siamo a livello di opinoni, le opinioni si contrastano con altre opinioni aggiunge allusivo. - Se le opinioni sull'indivisibilità del territorio del Paese sono forti, col tempo si saprà chi ha ragione». E' tutto pane per i denti di Bossi che a Ponte di Legno non aspetta altro per rinfocolare la sua polemica: «Se per eversione Mancino intende dire che la Padania non ama più l'Italia, è lui che deve dire il mea culpa. E Scalfaro col suo "non raccogliamo" deve fare altrettanto», replica pronto. E subito attacca un discorso sull'Italia in chiave di amore e di fede, con arditi paragoni: «Noi non amiamo più l'Italia, e se uno non ama più la donna con cui sta, se scopre che è una zoccola, può perdonare una scappatella, due, tre, poi però la lascia». E ancora: «Il guaio è che la gente queste istituzioni non le ama più perché sono tutte un "magna magna" l'ultimo collante era la fede, e in questo senso la Chiesa rappresenta l'altra "bretella" del partito Stato», insiste, e si rivolge ancora a Scalfaro e Mancino: «Loro sanno bene che se cade la fede e l'amore per lo Stato, non possono più fare niente». Bossi è proprio in vena, la campagna d'autunno per lui è già cominciata, e il Senatùr ne ha anche per il vicepresidente del Consiglio Veltroni, che in un'intervista ha detto che la Lega è pericolosa per il Paese. «Veltroni chi? L'artista? E poi dicono che il matto sono io», dice divertito. Poi si fa serio: «E' evidente che anche lui ha paura, spera di tenere in piedi quel che rimane dell'esercito di Franceschiello, ma in ogni caso dica pure quello che vuole». Quanto alla volontà dell'Ulivo di rompere le giunte dove governa con la Lega, al Bossi è del tutto tutto indiffe¬ rente, anzi: «Rispetto a quel grande fiume che è la Padania, queste sono cose secondarie. L'Ulivo faccia pure cadere le giunte, vorrà dire che ne avremo cento in più». Chi ce l'ha, e non da oggi, con Bossi, ma non meno con Scalfaro e Lamberto Dini è Filippo Mancuso, l'ex Guardasigilli del Polo defenestrato dal primo «ribaltone» della Lega, oggi unica voce del Polo radicalmente contraria al ventilato accordo elettorale locale col Carroccio: «Per ordine di Scalfaro e per decisione operativa dell'allora presidente del Consiglio Dini le mie denunce antileghiste vennero segretate. E perché? Solo per salvaguardare quel governo della sinistra che si avvaleva dell'appoggio decisivo di Bossi. Ecco perché, se mai si arriverà, come spero, a mettere sotto processo Bossi per attentato all'unità dello Stato, anche Scalfaro e Dini dovranno essere posti sul banco d'accusa». [m. g. b.] Il leader lumbard: «Il Nord odia le istituzioni "magna magna" romane I Presidenti facciano il mea culpa» A sinistra Umberto Bossi A destra il presidente Scalfaro con Nicola Mancino ieri alla cerimonia .....per De Gasperi

Luoghi citati: Italia, Ponte Di Legno, Roma