Il ppi: vìa dalle giunte con il Carroccio

E i centristi del Polo dicono no a Veltroni Le esternazioni anticlericali di Bossi fanno anche riaprire il dialogo fra gli eredi della de Il ppi: vìa dalle giunte con il Carroccio E i centristi del Polo dicono no a Veltroni ROMA. «Mare mosso» al Centro, dopo l'esternazione estiva di Umberto Bossi contro il «Papa polacco». L'attacco del leader leghista alla «Chiesa-bretella del regime» diventa occasione per ridisegnare progetti di nuove (o rinate) alleanze politiche. Anti-Carroccio; ma non solo. Se ne incarica il presidente del ppi. Ha fatto bene Marini a dire che con «quell'inaffidabile di Bossi» non si governa, incalza Gerardo Bianco. E Renzo Lusetti, responsabile Enti locali, annuncia una circolare da spedire a un centinaio di segretari regionali e provinciali: via dalle amministrazioni dove c'è anche la Lega, se questa non abiura pubblicamente il secessionismo. Bianco, però, aggiunge un tassello: «All'interno del Polo, ci sono forze con le quali si potrebbe tranquillamente stabilire un dialogo. Basti pensale ai nostri ex amici democristiani che sono confluiti nel ccd». La «sparata» del senatùr ricompatta il biancofiore? «Avrei qualche difficoltà ad avere come interlocutore Buttiglione per la sua imprevedibilità e per il suo cinismo politico...», osserva il presidente dei popolari. Ma il vicesegretario ccd, Marco Folhni, non respinge tout court la mano tesa dei cugini dell'ex de. Anzitutto, ribadendo il concetto che, per primo, nel Polo, è stato di Pierferdinando Casini: le dichiarazioni di Bossi «scavano un fossato incolmabile fra il ccd e la Lega». Poi, manifestando disponibilità a eventuali intese con settori dell'Ulivo per realizzare governi locali che isolino il Carroccio: «Naturalmente noi ccd - puntualizza Follini - non pensiamo di fare un "a solo". Pensiamo che il dialogo, se ci sarà, dovrà riguardare tutto il Polo e non pezzi in ordine sparso». Mentre i popolari «aprono» ai centristi del Polo, sempre dalla maggioranza dell'Ulivo, il vicepresidente del Consiglio, Walter Veltroni s'appella a tutto il centro-destra chiedendo di «non rompere l'Italia per un assessorato in più». Ma riceve la porta in faccia sia dal ccd Francesco D'Onofrio che dal edu Rocco Buttiglione. «Se Veltroni di- cesse: "Prendiamo atto che siamo maggioranza in Parlamento perché la Lega ha consentito di battere il Polo, quindi ci dimettiamo e torniamo a votare..." - sostiene, un po' sibillino, D'Onofrio - in questo caso NETO il discorso sarebbe diverso. Siccome Veltroni si tiene stretto il governo, i suoi consigli li rimando al mittente». E se, trovata l'intesa sulle riforme della Bicamerale, l'Italia tornasse alle urne, il consiglio sarebbe utile? ^ Non ammette repliche, invece, il «no» di Buttiglione: «A Veltroni dico che non accettiamo lezioni. Quando noi soffrivamo col popolo polacco, con la Chiesa polacca oppressa dal comunismo, lui stava dalla parte di aggressori e aguzzini». Il leader edu continua a sperare, comunque, nel tète-à-tète con la Liga Veneta: «Vuole governare e, per bocca del suo segretario Fabrizio Comencini, ha affermato stima, simpatia, rispetto per il Papa. La Liga è un partner con cui voghamo dialogare». Speranze subito gelate; e proprio dai leghisti veneti. La Liga non ha nessuna intenzione di prendere le distanze da Bossi, nemmeno in relazione a Wojtyla. Parola di Gianpaolo Gobbo, presidente nazionale della Liga Veneta-Lega Nord e di Alberto Mazzonetto, segretario provinciale a Venezia. «Ci riconosciamo in pieno nella linea politica di Bossi e siamo compatti nell'obiettivo finale: l'autonomia dei popoli padani», recita Gobbo nel suo atto di fede. «I veri valori cristiani sono dimenticati da un Papa polacco attento agli ideali di indipendenza e libertà dei popoli ceco, slovacco, sloveno, e dimentico delle istanze di libertà dei popoli della Padania», taglia corto Mazzonetto. Contro la secessione si schiera Edagardo Sogno, medaglia d'oro della Resistenza e già candidato di Forza Italia nel Cuneese alle ultime politiche: «Se la secessione dovesse diventare una realtà chiamerei a raccolta gli uomini della Resistenza, senza distinzione alcuna. Sono vecchio, ma riprenderei le armi». Dalle stesse terre, il monregalese Raffaele Costa, leader dell'Unione di Centro, si mostra .attento all'e¬ lettorato del senatùr. «C'è chi, proclamando Bossi blasfemo, vorrebbe rendere meno credibile l'opposizione della Lega. C'è chi, in nome del perbenismo, si illude di spezzare il Carroccio: tentativo vano già sperimentato con magri risultati. C'è chi, spaventato dal possibile accordo Polo-Lega ha corninciato a inneggiare al Papa...». Mario Tortello I segretario del partito popolare Franco Marini

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