Doppia beffa ai contagiati dall'Aids di G. Fav.

Scartate 12 mila vittime di trasfusioni infette: hanno presentato domanda in ritardo Scartate 12 mila vittime di trasfusioni infette: hanno presentato domanda in ritardo Doppia beffa ai contagiati dall'Aids Valanga di «no» a chi chiede l'indennizzo TORINO. Arriva l'ennesima beffa per chi ha contratto l'Aids o l'epatite per colpa di una trasfusione infetta, della dialisi o di una vaccinazione che conteneva anche il virus. Si tratta di persone contagiate per colpa dello Stato, per un sistema di controlli che, per anni, non ha funzionato. Ma la burocrazia non perdona. E por difendere i loro diritti, l'Associazione politrasfusi ha presentato un esposto al pm Raffaele Guariniello. A queste persone lo Stato riconosce un indennizzo. Sulla carta. Perché hanno presentato domanda in 40 mila, ma per molti fioccano dei «no» senza appello. Finti ammalati? Niente affatto. Sono stati scartati anche malati veri, che avrebbero diritto a quel milione al mese. E allora? La legge del '92 che consente il risarcimento ha fissato in tre anni il termine entro cui far domanda. Chi ha sgarrato anche di un giorno solo è stato escluso. Angelo Magrini, il presidente dei Politrasfusi, dice: «Il 30% delle domande viene scartato perché presentato in ritardo. Su 40 mila pratiche, vuol dire 12 mila ammalati». Magrini mostra la documentazione di un emofiliaco siciliano di 23 anni. Un caso-limite. Il termine scadeva il 21 marzo '95, il ragazzo ha presentato domanda il 22. «Il tempo medio per l'esame di ogni istanza - sbotta Magrini - è di circa 3 anni. Un'enormità. Si rischia di morire, nel frattempo. Ed è per questo, che le risposte arrivano solo adesso». Al ragazzo siciliano hanno scritto il 30 giugno: «Si restituisce la pratica perché presentata oltre il termine». Un colpo durissimo. «Un insulto - dice Magrini -. Per questi malati non deve valere una data. Ciò che conta è se sono malati veri o no. Molti non hanno fatto in tempo perché non conoscono a fondo la legge. Il ministero si era impegnato a pubbliciz¬ zarla al massimo, ma così non è stato. Chiediamo che si riaprano i termini. Altrimenti vuol dire che lo Stato viola la Costituzione, creando disparità di trattamento». Ma c'è di più. Il termine di 3 anni dalla data in cui si scopre l'infezione si allunga a 10 per chi, invece dell'epatite, ha contratto l'Hiv o entrambe le patologie. Magrini: «Questo ragazzo siciliano ha preso anche l'Aids. Ma i medici, nel compilare la sua pratica, hanno omesso questa parte». Dietro, per Magrini, c'è una motivazione inaccettabile. «Le domande incomplete si spiegano anche con la volontà dei Centri trasfusionali di far abbassare ufficialmente le percentuali di infezioni nei loro reparti». Le statistiche dell'Associazione parlano di 1237 morti di Aids o epatite per vaccini o sangue infetti. Ma chi s'è contagiato in seguito a un trapianto d'organo, com'è successo al primo trapiantato di cuore d'Italia (morto di Aids), non ha diritto nessun indennizzo. Lo stesso se si tratta di un analizzato o di una donna che si è sottoposta ad inseminazione artificiale per avere un bimbo e ha ricevuto seme infetto. Non spetta alcun risarcimento neppure a medici e infermieri che hanno contratto l'epatite in servizio. Magrini sottolinea anche altre storture: «La legge 25 luglio '97, che integra quella del '92, stanzia 64 miliardi per il '97.1 soldi, quindi, non coprono chi si è ammalato nel '92 o nel '93». I parenti delle persone morte dopo il '94 possono chiedere un risarcimento di 150 milioni. Per chi è andato all'altro mondo prima, invece, ce n'erano solo 50. Magrini: «Chi vuole gli altri 100 può domandare un'integrazione. Ma questa norma, pubblicata il 28 luglio, fissa il termine del 30 settembre. Come fa la gente ad arrivare in tempo?» [g. fav.]

Persone citate: Angelo Magrini, Magrini, Raffaele Guariniello

Luoghi citati: Italia, Torino