Bersani: autunno duro Ma ora c'è più fiducia

Bersani: autunno duro Ma ora c'è più fiducia llllIlHlilllilÉ m U I 1 i 4 I 1 r m|M| IL MINISTRO DELL'INDUSTRIA Bersani: autunno duro Ma ora c'è più fiducia E ROMA CCOLA qui. La ripresa dell'attività economica non sembra più un miraggio al ministro dell'Industria Pierluigi Bersani. Eppure il presidente d'onore della Fiat Giovanni Agnelli immagina «un autunno molto, molto duro». E anche Prodi sembra d'accordo. Ma, allora, ministro Bersani, l'autunno sarà duro o no? «L'autunno sarà duro perché devono essere compiute scelte impegnative. Sarà messa a punto la legge finanziaria per il 1998 con misure per 25 mila miliardi per la riduzione del deficit, sarà definita la riforma dello Stato sociale, occorre uno sforzo per incoraggiare la ripresa». Con quale animo lei affronta questi appuntamenti? «Rispetto a un anno fa siamo più sereni. Ma è importante però essere coerenti, non disperdere quello che abbiamo fatto». Ricorda che Prodi parlò dell'anno alle spalle come dell'ultimo con sacrifici? «Dobbiamo tener ferma la linea del rigore. Tuttavia è possibile cominciare a raccogliere il frutto dell'aggiustamento dell'economia. C'è una maggiore fiducia delle imprese e delle famiglie. In base agli ultimi dati sulla produzione, la ripresa economica non dovrebbe limitarsi alle esportazioni, ma riguardare anche il mercato interno. E penso che ormai sia bloccata l'inflazione». Attende tranquillo i dati di giovedì sul costo della vita? «I dati in arrivo non dovrebbero segnalare problemi per l'inflazione, anche se saranno confrontati con i primi risultati della svolta avvenuta lo scorso anno. Si può contare su un potere d'acquisto stabile: questo dovrebbe stimolare la ripresa dei consumi che in parte sta già avvenendo». E la produzione marcia? «La ripresa dovrebbe rafforzarsi, benché ancora con una spinta delle esportazioni e squilibri fra i comparti. Ma possiamo aspettarci una generalizzazione. Gli ultimi dati indicano un progresso non solo nel settore dell'auto: anche per il tessile, la plastica, la carta». Le sembra che le imprese si siano riorganizzate? «L'apparato produttivo mi appare abbastanza in buona salute. Probabilmente abbiamo avuto un picco negli investimenti due-tre anni fa, quando si è sommata una congiuntura favorevole con l'impulso della legge Tramonti per la detassazione degli utili reinvestiti». Riconosce che la legge Tramonti è stata utile? «Non ho mai fatto una critica metafisica, ma puntuale: sono stati generati squilibri; c'è stato un impulso agli investimenti che poi hanno avuto una forte caduta. Serve più stabilità e aiutano le misure appena approvate dal Parlamento per finanziare o rifinanziare gli strumenti che sostengono gli investimenti delle piccole imprese». Che impatto possono avere le tensioni valutarie? «Le nostre esportazioni, pur in presenza di una lira forte, dimostrano che l'apparato produttivo ha grande flessibilità ed è capace di innovazione e adattamenti rapidi». Insomma, buone prospettive? «Avremo un rafforzamento dell'economia anche se per qualche mese, forse sei, l'Italia crescerà a un livello un po' al di sotto dell'Europa. Questo anche perché sono ancora necessarie politiche rigorose». Le imprese si dicono frenate dalle troppe tasse. «Non sono possibili politiche espansive di bilancio per gli investimenti perché la pressione fiscale ha raggiunto il suo top». Quindi le imprese hanno ragione? «Hanno ragione, sì. Però sanno che è stato avviato un processo di riforma che determinerà nel 1998 una diver¬ sa spalmatura del carico fiscale». Non è arrivato il momento di abbassare le tasse? «Nel 1997 la pressione fiscale è stata aggravata daU'eurotassa. Nel 1998 resterà ferma al netto di questa misura straordinaria. Quindi scenderà un po', scomparendo l'eurotassa». E gli 8 mila miliardi di risparmi attesi con la riforma del Welfa- re? «In base al documento di programmazione, l'andamento della spesa sociale, previdenza compresa, sarà in linea con l'andamento del prodotto interno lordo. Rimediare agli scostamenti prevedibili significa circa 8 mila miliardi di risparmi. Ma dobbiamo anche intervenire per i disoccupati e tutte le situazioni di disagio: il Welfare è inadeguato». Ma non è facile riformarlo. «E' un compito dell'autunno duro. La spesa sociale dovrà essere allineata con il pil. Ma sono cruciali anche altre riforme: la liberalizzazione del mercato, le privatizzazioni». C'è poca concorrenza... «Abbiamo un'occasione storica: rendere più plurale il mercato, con nuovi protagonisti. Si ammoderna il sistema e si abbattono i costi per i cit¬ tadini e per le imprese». A quali settori pensa? «Per esempio alle telecomunicazioni. Ci facevano un risolino quando parlavamo della privatizzazione; ora ci siamo, insieme alla liberalizzazione». Per l'energia e per l'Enel si procede più lentamente? «Stiamo rispettando i tempi delle direttive europee, dovunque il processo di liberalizzazione è lungo. E per la benzina abbiamo chiesto alle compagnie di stringere e non allargare la forbice con i Paesi europei». Parla dei prezzi alti? «In Europa i prezzi della benzina sono più bassi per motivi strutturali. A settembre presenterò le misure per consentire ai distributori la vendita di prodotti diversi dalla benzina e orari più ampi e flessibili e per dare impulso ai self service. Ma non basta: la rete di stoccaggio è in semimonopolio». In mano a chi? «Naturalmente all'Agip. Servono regole nuove, bisogna superare gradualmente i meccanismi delle concessioni». 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Persone citate: Bersani, Giovanni Agnelli, Ippolito, Luigi Bersani, Pierluigi Bersani, Prodi, Roberto Ippolito

Luoghi citati: Europa, Italia, Roma