«Bossi? Un nano contro un gigante»

L'Osservatore replica al leader leghista, che rilancia le sue accuse al pontefice polacco L'Osservatore replica al leader leghista, che rilancia le sue accuse al pontefice polacco «Bossi? Un nano contro un gigante» // Senatùr: dovevo farlo, è stata come una vaccinazione ROMA. «Un nano che si ritiene un gigante»; un nano contro un «vero gigante della storia contemporanea». Così, l'«Ósservatore Romano» commenta, in seconda pagina, l'attacco di Umberto Bossi a Papa Wojtyla. «Non ci sorprende», titola il giornale vaticano, accusando il senatur di «smaccata assenza di sensibilità, grave ignoranza storica, atteggiamenti volgari espressi in più occasioni, senso di irresponsabilità». Ma il corsivo non risparmia una frecciata a chi, per calcolo politico, ha cercato rapporti col Carroccio. Ieri o oggi? Bossi affida la replica alla consueta «velina padana» delle ore 20. «La polemica con la gerarchia della Chiesa era necessaria - insiste -. Perché la Chiesa è una bretella del regime. E' stata come una vaccinazione; una vaccinazione necessaria per immettere nel corpo del popolo padano i necessari anticorpi. Perché, un conto è la fede e un altro è la politica». A sentire il leader della Lega, la polemica contro il «Papa polacco» è già alle spalle: «Adesso aspetto. Devo covare l'uovo del parlamento padano, che si dischiuderà il 26 ottobre». E rilancia la palla degli emendamenti sulla Bicamerale: «Sono gli altri che devono darci delle risposte». Ma il mondo politico non accetta il «passo e chiudo» del senatur. In particolare, reagiscono indignati i cattolici del Polo, uniti nell'isolare Bossi ma anche nella paura di non riuscire a intercettare i voti dell'elettorato leghista. «Un pazzo», tuona il leader del cdu Rocco Buttigliene, che continua però a credere nella possibilità di un'intesa tra centrodestra e lumbard: «Bossi lasci stare il Papa se non vuole scatenare emozioni che rendono impossibile il dialogo». Più risoluto è Pierferdinando Casini, ecd: «Bossi è un uomo inaffidabile», il quale spera tuttavia nei leghisti che «non tollerano» il capo. Come continua a lavorare per l'accordo anche Antonio Martino (Forza Italia): «Le difficoltà le conosciamo: sono enormi e sono indipendenti da queste sparate estive». Se fosse per l'«Osservatore Romano», comunque, ogni intesa con Bossi sarebbe belle tramontata. «Avendo ben capito l'uomo politi- co fin dalle sue prime prese di posizione - scrive il giornale della Santa Sede - le abbiamo doverosamente stigmatizzate. C'è stato perfino qualcuno che ha ritenuto esagerata la nostra coerenza nel sottolineare la pericolosità delle parole e degli atti di un uomo che ha ferito un popolo. Purtroppo, alchimie politiche e calcoli nume¬ rici hanno consentito ad un avversario dell'unità d'Italia di fare quanto ha voluto». Alchimie e calcoli di chi? Di Berlusconi e Fini, per le politiche del '94? Del centrosinistra al tempo del «ribaltone»? Del Colle? Alchimie e calcoli di ieri o di oggi, in vista delle grandi manovre per le armninistrative parziali d'autunno? Ma che le speranze di dialogo tra Polo e Carroccio siano ancora una realtà lo testimonia il segretario della Liga Veneta, Fabrizio Comencini: «A me Giovanni Paolo II piace - sostiene, prendendo apertamente le distanze dalla crociata di "Bossi, il lombardo" -. Io sono cattolico, il Veneto è cattolico, dalle nostre parti la figura di questo Pontefice affascina. E' un Papa grandissimo, un uomo straordinario che ha costantemente affrontato la vita e la missione con eroismo». E suscita subito l'applauso del ecd Casini. A serrare le file intorno a Bossi (e a rincarare la dose delle bordate anti-clero), tra gli uomini di Alberto di Giussano, pensano però gli ex ministri leghisti nel governo Berlusconi. «E' la difesa del regime. La Chiesa e i sindacati sono i due soggetti sociali che ancora riescono a creare quell'area di consenso che permette al regime di reggersi tuona Vito Gnutti, già ministro dell'Industria -. Le due bretelle che tengono su le brache del regime devono essere difese a ogni costo, se no crolla tutto». «Bossi non ha fatto grandi sparate, ha detto esattamente quello che ha scritto domenica un commentatore politico: "Non facciamo altro che imbatterci in preti che parlano di politica anziché di Dio" - incalza Giancarlo Pagliarini, già titolare del Bilancio -. Solo che di quello che ha scritto lui non se n'è accorto nessuno». Roberto Calderoli, segretario della Lega lombarda-Lega Nord, replica direttamente all'«Osservatore»: «Se è vera una sola briciola delle affermazioni fatte da Francesco Pazienza sul caso Marcinkus, il "popolo ferito" sarà ben felice di tenersi stretto il suo "nano", convinto che saprà scacciare definitivamente i mercanti dal Tempio». E, nella guerra delle parole, il primo a fare personalmente le spese è il vescovo di Vicenza, Pietro Nonis. «Il senatur ha superato ogni limite e offeso la coscienza dei leghisti credenti», aveva detto il monsignore. Ieri, due fogli anonimi, affissi a 50 metri dall'arcivescovado, lo hanno invitato a «fare il vescovo» e a non occuparsi di politica. Mario Tortello Ma il leader della Liga Fabrizio Comencini corre ai ripari «Io ammiro Giovanni Paolo II è un uomo straordinario» A Vanin Ma il leader della Liga Fabrizio Comencini corre ai ripari «Io ammiro Giovanni Paolo II è un uomo straordinario» A Vicenza volantini anonimi attaccano il vescovo Nonis «Pensa alla fede non fare politica»

Luoghi citati: Giussano, Italia, Roma, Veneto, Vicenza