Doohan nella galleria dei Grandi

Doohan nella galleria dei Grandi Doohan nella galleria dei Grandi Per l'australiano quarto titolo nella 500 «Ora aspetto offerte: fatevi pure avanti» DONINGTON DAL NOSTRO INVIATO Alla fine, anche «Mick il duro», «Mick la roccia», ha ceduto. Sul palco, alle prime note dell'inno australiano, le lacrime gli hanno segnato il viso. Che Doohan dovesse diventare campione del mondo per la quarta volta consecutiva, era scritto da molto tempo. Aveva provveduto lui stesso, con la sua condotta di gara domenica dopo domenica, a far capire al resto del mondo chi fosse l'unico vero, grande, campione della classe 500, degno erede di assi come Agostini e Hailwood: i soli ad aver vinto, prima, 4 titoli consecutivi. Quando si presenta in sala stampa con la maglietta bianca e la scritta «World Champion '97», lo aspetta un lungo, caldo, applauso e «Mick il duro» si scioglie di nuovo. Parla a ruota libera, come un torrente in piena. «Grazie, sono commosso. Questo è il coronamento di un anno meraviglioso, fatto solo di risultati bellissimi. Naturalmente il merito è tutto della mia squadra, dei miei tecnici e dei meccanici. Io, in fondo, sono stato soltanto il terminale di tutta l'organizzazione. Quattro titoli sono una cosa seria e sono orgoglioso del risultato ottenuto. Ho superato in classifica uomini come Kenny Roberts e Wayne Rainey, e raggiunto un asso come Edelie Lawson: non so se mi spiego...». Doohan si ferma, vede tra la folla il dottor Costa, lo invita sul palco e lo abbraccia, tra gli applausi: «Ecco l'uomo al quale devo tutto, se sono qui oggi e se sono stato qui negli ultimi 4 anni. Senza il suo aiuto, il suo lavoro sulla mia gamba destra maciullata in quel terribile Gran Premio di Assen nel '92 (per il quale rischiò anche l'amputazione, evitata dall'intervento del medico imolese, n.d.r.), non avrei mai potuto raggiungere questo prestigioso traguardo». Arriva, puntuale, la domanda d'obbligo: pensa di poter arrivare agli 8 titoli di Giacomo Agostini? «Otto? No, piano; sono tanti, tantissimi anche per uno come me». Anche perché il futuro del pilota australiano è già stato disegnato: «Smetterò di correre nel '99. Sì, penso che sarà la mia ultima stagione». I vari pretendenti al trono sono avvertiti. Qualche chance in più, ma non troppe, po¬ trebbero avere coloro (Biaggi compreso) che ambiscono alla sua mitica Honda. «Il futuro? La Casa giapponese ha la migliore moto e mi ha fatto una buona offerta per il rinnovo del contratto, ma attenzione: non è l'unica». Come dire che Doohan si è messo sul mercato: si faccia avanti chi è in grado di garantirgli un contratto superiore ai 7-8 miliardi a stagione. Potrebbe essere comunque un affare: garantisce Michael Doohan. [e. b.] Doohan (a fianco) nel 1992 rischiò l'amputazione di una gamba per una caduta: lo ha guarito il dott. Costa; nella foto in alto Max Biaggi prima di scivolare