Le piramidi della Mitteleuropa
A Salisburgo: così gli austriaci nell'Ottocento rappresentarono l'Oriente A Salisburgo: così gli austriaci nell'Ottocento rappresentarono l'Oriente Le piramidi della Mitteleuropa Dall'Egitto alla Turchia, in cerca di esotismo Y\ I SALISBURGO |.'d'un tratto ci si rende m conto che, in effetti, di tra Ili nostri orientalisti come ss] Pasini o Boschi, e i più nutriti francesi, da Fromentin, a Gérome a Debat-Ponsan, e tra gl'inglesi Hunt o Bridgam, ci eravamo completamente dimenticati dei fratelli dell'Impero austroungarico. Questa divertente mostra, aperta sino al 24 settembre alla Residenzegalerie di Salisburgo, colma davvero una lacuna, permette di comporre poco a poco il puzzle ancora sostanzialmente misterioso della pittura pompier. «L'Oriente nella pittura austriaca tra 1848 e 1914» (in cui ben altre cose sarebbero intervenute) documenta infatti una moda assai vasta e resistente. Che risale almeno a! 1875 di un celebrato viaggio di amici pittori, al seguito del principe Lanckronski, con l'affabile viceré, che mette a disposizione integrale della variopinta carovana d'artisti mitteleuropei, il fiabesco palazzo Musafirkhana. E la documentata mostra, con ricco catalogo, ci permette proprio di ritrovarci in mezzo a questo evento mondano: poi sarebbe diventato d'obbligo svernare in Egitto o a Gerusalemme. Del resto l'imperatore Francesco Giuseppe non si era perso l'occasione di presenziare all'inaugurazione del Canale di Suez nel '69 ed ecco in mostra il suo sfarzoso servizio di porcellana da viaggio e l'abito ricamato all'orientale ricevuto da Elisabetta in dono di Stato. E' elettrizzante il contrasto a frizione della grafica d'epoca, tutto un fiorire di Jugendstil, messo a reagire con la scoperta del parco universo beduino, per esempio le fotografie-choc di ragazzine nude egiziane, di purezza modiglianesca, di Kràmer. annegate in mezzo al fremere di arabeschi e fiorami della Bibbia del Gusto dell'epoca, cioè il Ver Sacrimi, su cui vengono pubblicate nel 1901.0 ancora quelle letterine di von Lenbach a casa, oppure alla «Signora Madre di Makart» (pure lui in viaggio sul dromedario e carabina a tracolla, proprio come un Tari arino del Deserto) che lasciano aprirsi la minuziosa grafia, ad accogliere veloci schizzi delle piramidi di Luxor o del mercato di Gerico. Una mistura euro-orientale, con i primi topos che prendono a cementarsi: la Sfinge alla luce della luna, la vendita degli aranci, il castello dei Dervisci. Vedi davvero l'inquadratura esotica chiudersi a vignetta, a stereotipo. E poi questo gran gusto del travestimento: autorevoli accademici con barba brahmsiana e occhiali ni alla Klimt, che come bambini si travestono da muezzin, carichi di fez, di monili appena derubati alle tombe, di djellab. E l'immancabile contorno di sirenetti e sirenette in stile Von Gloden, col vec chione Leopold Cari Mùller che rimanda in patria quel suo trofeo fotografico, di ben due ninfette ammiccanti sulle ginocchia. Altro che reverendo Lewis Carroll! (quando non c'era ancora lo spettro dei processi di pedofilia). All'inizio, la pittura orientali- SCEGLIENDO TRA LE MOSTRE
Persone citate: Boschi, Francesco Giuseppe, Hunt, Klimt, Leopold Cari Mùller, Lewis Carroll, Pasini, Signora Madre
Luoghi citati: Egitto, Gerico, Gerusalemme, Salisburgo, Turchia
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