Nel serraglio di Mozart

Nel serraglio di Mozart Nel serraglio di Mozart Altre attrazioni, oltre al Festival M SALISBURGO M A non è la sola sorpresa di questa vivace cittadina, che nel periodo del Festival assomma un tale concentrato di mostre interessanti, che alcune nostre spocchiose «capitali» culturali italiane se le potrebbero sognare, lungo tutto l'arco dell'anno. E anche con una loro coerenza ben concertata. Per esempio, poiché una delle opere che qui ha più riscosso il consenso è il mozartiano Ratto del Serraglio messo in scena da un regista palestinese, ecco che anche le gallerie locali si sentono stimolate ad omaggiare questo tema. Così, oltre alla mostra sull'Orientalismo, di cui parliamo qui sopra, la prestigiosa galleria Academia (che nel frattempo ha licenziato un'interessante antologica dello spagnolo Sicilia, con i suoi petali stampati, e ne annuncia una prossima di Pistoletto) ha allestito una gradevole «collettiva del cuore», Mon Serail, dove Giacometti si alterna a Kandinskij, Chagall a Twombly. E mentre il Barockmuseum illumina gli splendidi disegni preparatori di Daniel Seiter e la Galerie Gerlich sceglie il tema felice del City Power con opere «metropolitane», il Rupertinum ci permette di sco- Tra le mostre di Salisburgo, una è dedicata a Wilhelm Thòni, «curioso Cocteau austriaco»: qui a destra, un suo disegno prire un curioso Cocteau austriaco come Thòni e spazia nell'informale di artisti quali Arnulf Rainer e Maria Lassnig. E poiché di questo periodo a Salisburgo si sente parlare italiano più che a Venezia durante la Biennale, converrà consigliare al nostro pubblico di non perdersi il ciclo completo delle incisioni di Goya al Carolino Ausgusteum, la monografica degli omaggi picassiani di Warhol alla Ropac ed una curiosa rassegna di illustrazioni di Kubin per l'opera di von Herzmanosky-Orlando, alla Galleria Altnoeder. [m. vali.] sta non è altro che ammodernamento, rinnovamento del pittoresco. Fischer schizza i suoi acquerelli delle assolate strade del Cairo come De Nittis poteva dipingere le nebbie di Londra. Sono ancora le stesse pose classiche della portatrice d'acqua di Raffaello, ma trascritte in codice arabo. Le identiche positure settecentesche dei pastelli esotici di Liotard, ma immerse nella pasta pericolosa della pittura ad olio. E se all'inizio par di vedere quelle stesse vedute «svizzere» di Ender o Waldmùller, semplicemente col Nilo portato al posto del lago di Ginevra, e il giannizzero a sostituire il Wanderer schubertiàno, poco a poco la luce di lavanda e di sabbia

Luoghi citati: Londra, Salisburgo, Sicilia, Venezia