«I volti del mio secolo»

la memoria. Parla la figlia del fondatore della «Stampa» che compie oggi 95 anni la memoria. Parla la figlia del fondatore della «Stampa» che compie oggi 95 anni «I volti del mio secolo» Luciana Frassati, da Toscanini a Walesa L TORINO I ha conosciuti tutti: «Umberto di Savoia, Giolitti, De Gasperi, Turati, Mussolini...», comincia a contare sulle dita, partendo dal pollice sinistro. «... Mussolini - riprende dopo una pausa -, Galeazzo Ciano, sua moglie Edda...». Elenca e infila aneddoti come grani nel rosario della memoria: «Ho visto il duce per la prima volta sbirciando dal buco della serratura in un ufficio dell'ambasciata, a Berlino...». Era ragazza, allora, faceva a spintoni con il fratello Piergiorgio per garantirsi una visuale più agevole: Mussolini «era eretto, fiero, troppo impassibile per apparire autentico...». Galeazzo Ciano: «Amava pavoneggiarsi, atteggiarsi a grand'uomo. Ma poi ha avuto il coraggio di votare contro il suocero, di intuire il pericolo...». Luciana Frassati Gawronski rincorre i nomi dei personaggi che hanno attraversato la sua vita mentre, prima con il padre Alfredo, ambasciatore in Germania, e poi con il marito Jan, polacco, anch'egli ambasciatore, percorreva le strade d'Europa, frequentando corti, palazzi, teatri, musei, biblioteche. Con molti ha parlato, discusso, condiviso passioni per l'arte, la pittura, la poesia: «D'Annunzio, Marinetti, Bersezio, Papini, Ungaretti, Montale, Prezzolini, Riccardo Gualino, Carlo Bo, Delleani...». Elenca, e sembra incredula lei stessa di fronte a tutti quei nomi: «Ma sono tantissimi!», ride divertita, ripiegando le dita, pallottoliere ormai insufficiente. Va avanti per associazioni: «Maurice Chevalier, Chaplin...». Poi arriva alla sua grande passione, la musica, i concerti, l'opera. Ha conosciuto autori e interpreti: «Wilhelm Furtwàngler, Toscanini, Alma Mahler, Max Reinhardt, regista del teatro austriaco, Eva Chamberlain, la figlia di Wagner e di Cosima Liszt...». Su tutte troneggiano le figure di Toscanini e di Furtwàngler: «Nessuno ha più diretto, credo, e mai dirigerà con la loro sapienza. Due giganti, due geni autentici della bacchetta». Il più bravo? «Toscanini, il terribile Toscanini... No, Furtwàngler, il dolcissimo Furtwàngler...». Non sa decidersi. E' vero che si odiavano per colpa sua? Si schermisce: «Ma no, erano solo un po' gelosi l'uno dell'altro». Timidamente, quasi arrossendo, mostra una lettera di Furtwàngler, Furt, come lei lo chiama: «Cara, venerata, amata amica, oggi mi è successo di pensare a lei mentre dirigevo...». E' solo la prima di tante lettere, sbiadita dagli anni, ma non nei contenuti. Il rapporto epistolare è stato intenso, segna una lunga, affettuosa amicizia, una delicata storia che si snoda di concerto in concerto, da Vienna a Salisburgo, da Berlino a Bayreut, da Roma a Londra. Un idillio che si esaurisce in sguardi, intese, rossori. E lettere. Decine, in tedesco. E che ora sta per pubblicare in un volume curato da Armando Caruso: Ho diretto per lei. Emergono passioni, rivalità. Ma a Luciana Frassati interessa anche la difesa di «Furt», nazista critico, che accettò compromessi «solo per evitare il peggio», «per salvare tante vite umane». Una pausa, un lungo sospiro. Poi riprende l'elenco: «Dino Grandi, von Ribbentrop, ministro degli Esteri del Reich, von Papen, Engelbert Dollfuss, cancelliere austriaco...». Von Papen: «Ebbe una condanna minore a Norimberga, ma forse non tutti sanno che, hi Turchia, dov'era ambasciatore, mise in salvo 30 mila ebrei. Il primo a ringraziarlo fu Angelo Roncalli, papa Giovanni, insomma». E poi ricorda Dollfuss: «Che grande, dolce amico Engelbert. Era un cattolico. Fu ucciso in un attentato dei nazionalsocialisti, nel '34. La sua morte spalancò le porte alle mire suicide di Hitler». Un velo di mestizia negli occhi, un brivido per quello che è stata la guerra, per gli orrori che ha seminato, «portando l'Europa sul- l'orlo dell'apocalisse». Ma ormai la sfida con la memoria è lanciata. E via altri nomi, storie recuperate in un angolo di quell'archivio che è la vita vissuta. E mentre ricorda nomi e volti si muove nello studiolo ingombro di ritagli, libri, giornali e appunti ammucchiati sul tavolo in apparente disordine. Perché continua a buttare giù pagine di diari, a raccontare le città che ama di più ('ibrino, Genova), scrive e pubblica versi (8 volumi) di sapore ungarettiano: «E' calmo il mare. Ma cela nel profondo l'ira insonne». i Mussolini wàngler Si alza all'alba. La notte la vede ancora china sui fogli. «Il lavoro è il mio segreto, la mia unica medicina». Il segreto dei 95 anni che compie oggi e che la fanno, a buon diritto, testimone del secolo che sta per finire. Ricorda gli incontri con il cardinale di Milano Schuster («per aiutare tanta povera gente sfortunata»); la trepidazione di Pio XII («quante falsità su di lui»); scova una lettera di Giovanni Montini, futuro Paolo VI, ricorda i colloqui con il cardinale di Cracovia e poi papa Giovanni Paolo n, Karol Wojtyla, e con Lech Walesa, l'eroe di Solidarnosc. «Il conforto di Montini mi aiutò durante la guerra». Non dice altro. Tace dei polacchi salvati, dei profughi rifugiati a Roma; delle ire funeste della Gestapo. La guerra aveva travolto la stagione dei concerti e dei ricevimenti, delle visite a corte e delle passeggiate a cavallo. Tutto dimenticato per combattere con l'astuzia e il coraggio le ingiustizie e i soprusi. Salvò esponenti della resistenza polacca, famiglie intere. E rischiò la vita. «L'avrebbero fatto tutti», taglia corto. La Polonia l'ha ringraziata con il più alto riconoscimento della Repubblica. Da una finestra dello studio si vede piazza Solferino. Tutt'intorno si articola un minuscolo appartamento pieno di memorie - i quadri della madre, le foto dei genitori, quelle dei figli e dei nipoti, un profilo in bronzo di Piergiorgio - in un palazzo fatto di memorie. A ogni visitatore spiega: «Qui è nata La Stampa)). E immagina questo edificio severo, come un monumento al giornale e a chi l'ha voluto e diretto, suo padre, Alfredo Frassati. Oltre il palazzo della Toro, oltre i tetti, s'indovina nella foschia la teoria delle colline interrotta dalla sagoma possente della Mole: «E' il mio quadro vivente, qui è la sintesi di Torino, ci sono in bella vista o intuibili tutti i suoi simboli, le impronte della città nobile e generosa che è stata e che è». Torna al grande affresco della sua vita, raccontato in molti libri. Uno - «Il destino passa per Varsavia» - fu giudicato da Renzo De Felice, Nello Ajello e altri fondamentale per capire gli eventi che precipitarono nel conflitto innescato dall'invasione della Polonia. Con scrupolo stenografico sono evocati sei colloqui con Mussolini, compaiono figure, luoghi e fantasmi, carnefici e vittime dei giorni della ferocia. Ha parole di stima per tre «grandi italiani», Giovanni Giolitti, don Sturzo e Alcide De Gasperi. «De Gasperi ha ridato dignità al nostro Paese. Ma era anche grande d'animo, meriterebbe maggiori riconoscimenti». Cerca una definizione, un aggettivo: «Era un uomo buono», sintetizza. Confronti con i politici d'oggi? «Impossibili, nessuno ha la loro statura». Ammicca e rispolvera un gioco di parole inventato col fratello Piergiorgio: «Molti, troppi politici d'oggi fanno schi col fa». Ride: «Chi vuol capire, capisca...». Piergiorgio, la sorpresa di casa Frassati. «Ce lo siamo ritrovati santo senza che ci fossimo accorti di niente». Era un ragazzo vivace e curioso: «Per le strade di Pollone giocava con l'auto di papà a fare il Bordino, che sarebbe un po' un campione del volante d'oggi. E a me diceva: tu pensa alla calza». Ma gli piacevano anche la montagna, i cavalli, la bicicletta, la voga. Quanti colpi di remo nel Po, quante passeggiate nella Torino degli Anni 20, in atmosfere che sembrano uscite dalle cartoline. Non mancavano le tensioni, ma era una Torino a misura d'uomo. La scossero proteste e cortei, la esaltarono nuove officine e fame di cultura. Ma anche la morte d'un ragazzo che, di nascosto, donava tutto quello che aveva ai meno fortunati, costruendo nelle soffitte la sua santità. «Niente, poi, fu uguale a prima». Renato Romanelli a Galeazzo Ciano, genero di Mussolini A sinistra il maestro Furtwàngler Nella foto grande Luciana Frassati in un'immagine giovanile. Qui accanto suo fratello Pier Giorgio