I cattivi poliziotti di New York di Franco Pantarelli
Il caso di un haitiano brutalizzato infanga gli agenti del duro Giuliani Il caso di un haitiano brutalizzato infanga gli agenti del duro Giuliani I cattivi poliziotti di New York Incriminato l'autore del pestaggio Sostituitigli ufficiali del distretto NEW YORK NOSTRO SERVIZIO «Siete come i Ton Ton Macoutes», cioè i poliziotti-delinquenti di «Papà Doc» l'ex dittatore di Haiti: il grido di migliaia di haitiani, sabato sera, faceva tremare i muri degli edifici di fronte al «70th Precinct», il commissariato di Brooklyn dove la settimana scorsa un giovane haitiano sarebbe stato violentato da due poliziotti. Già al momento dell'arresto, hanno raccontato molti testimoni, Abner Louima, questo il nome del giovane, era stato picchiato senza pietà nonostante si trovasse a terra e già ammanettato. Ma quando lo hanno portato al commissariato, anziché cominciare la regolare procedura, i due poliziotti lo hanno trascinato in un bagno e sodomizzato con un bastone. Poi, non contenti, lo stesso bastone glielo hanno infilato in bocca, spaccandogli i denti. Ora Abner Louimia è all'ospedale, ha il colon a pezzi e la vescica sfondata. I medici lo descrivono in condizioni «stabili». Tutt' altro che stabile è invece la situazione di Rudolph Giuliani, il sindaco di New York. Il suo fiore all'occhiello, vale a dire la diminuita criminalità in città, rischia di colpo di ritorcersi contro di lui proprio nel momento in cui si avvicina il momento di raccoglierne i frutti, nelle prossime elezioni di novembre. Lui ha cercato immediatamente di «distin- guersi» da quell'episodio. Un poliziotto, l'italo-americano Justin Volpe, è stato incriminato, un altro è stato sospeso e vari loro superiori sono stati allontanati dal «70th Precinct» e sostituiti, mentre il sindaco stesso ha esortato a non generalizzare. «Dire che tutti gli agenti sono brutali è come dire che tutti gli italo-americani sono mafiosi», ha proclamato. Ma il problema è che la brutalità della polizia di New York comincia ad essere visto come «l'altra faccia» del declino del crimine e che lui, Giuliani, viene accusato di avere accettato di buon grado, anzi di avere incoraggiato, la sua crescita come «prezzo» della diminuzione del crimine. Soltanto l'anno scorso, quasi come contrappeso alle lodi dei poliziotti che Giuliani faceva continuamente, ci sono stati vari episodi difficilmente identificabili come casi di «legittima difesa» degli agenti. Un uomo disarmato è stato ucciso con un colpo alle spalle in una stazione della metropolitana nel Bronx; un ragazzo di 15 anni, anche lui disarmato, è stato ucciso mentre si trova¬ va nel sedile posteriore di un'automobile e un altro ragazzo, ancora una volta disarmato, è stato raggiunto da 18 colpi nell'automobile in cui si trovava, prima che i due agenti che lo volevano arrestare mettessero a riposo le loro pistole. In tutti quei casi il «sindaco sceriffo», come lo chiamano quelli che non lo amano, ha difeso l'operato della polizia sbandierando i risultati della criminalità in ribasso, e così facendo ha probabilmente dato - magari non volendo - una specie di via libera a quei poliziotti incapaci di «discernere». Mentre i due violentatori compivano la loro prodezza, ha raccontato Abner Loumia, continuavano a dire, fra uno «sporco negro» e l'altro: «Non è più il tempo di Dinkins» (il predecessore di Giuliani e il primo sindaco nero di New York). «Ora è il tempo di Giuliani». Una frase che un po' tutti quelli che nell'ultimo periodo hanno denunciato il comportamento da «bravi» dei poliziotti dicono di aver sentito tante volte. Franco Pantarelli Con un bastone gli hanno provocato gravi lesioni interne e poi gli hanno rotto i denti, tra uno «sporco negro» e l'altro Haitiani protestano davanti al Settantesimo distretto di New York
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