LA REGIA OCCULTA A chi servono i massacri di Domenico Quirico
A chi servono i massacri F LA REGIA OCCULTA A chi servono i massacri ALLA fine dell'anno i kenyani dovrebbero andare alle urne per le seconde elezioni multipartitiche della loro storia. Coincideranno con l'inizio del ventesimo anno di regno di Daniel Arap Moi che, a dispetto dell'aspetto da saggio e tollerante capotribù, ha diritto a un posto in prima fila tra gli orrori politici del continente. Una occasione d'oro per mandarlo opportunamente in pensione? Aspettate prima di abbandonarvi all'ottimismo. Tanto per cominciare la data del voto è incerta: il presidente infatti si riserva il diritto di fissare giorno e mese in base alla sua particolare concezione, un po' egoistica, del pluralismo. Ma anche quando si voterà meglio non coltivare molte speranze. Nel '92 Arap Moi e il suo partito, pur con brogli colossali, raccolsero la miseria di un milione ottocentomila voti. L'opposizione ne ottenne tre milione quattrocentomila. Ebbenela vittoria, schiacciante e assolutamente legale, premiò l'erede di Kenyatta. La matematica, nell'Africa in cui la democratizzazione assomiglia un po' troppo a un caos programmato, è proprio mia opinione. L'opposizione, infattisi presentava frastagliata in partitini rissosi e il meccanismo elettorale premiava invece il fronte unitario del presidente. L'arma segreta di questo satrapo astuto e feroce si chiama «majimbo». In swahili vuol dire federalismo, ma è meglio tradurre «aggiustamento etnico». Arap Moi è l'espressionpolitica di tribù minoritarie, masai e i kalenji. Se funzionassero le regole della democrazia non avrebbe speranzcontro i kikuju e i luo. Per correggere le dure leggi dellmaggioranza ricorre però allcorruzione. E' così che ha riI dotto i partiti avversari a imI pietosa rissa permanente. AIl presidente D niel Arap Moi dargli una mano provvedono anche alcuni leader francamente impresentabili: come Kenneth Matiba, il cui programma consisteva nel proporre un gigantesco pogrom ai danni degli indiani, padroni dell'economia, accusati di succhiare il sangue del Paese. Dove non arriva la corruzione provvedono gli squadroni della morte. Negli anni scorsi misteriose «bande criminali» (a cui la polizia dedica una sospetta e tenace noncuranza) hanno ripulito a colpi di raid, incendi e massacri la Rift Valley, culla dell'umanità, cacciando e ucci| dendo tutti i ÉteaÉ*> «coloni» kiku- jiu. La zona, ritornata ai kalenji, ora è un sicuro feudo elettorale. Adesso è la volta di Monbasa e della costa. Cacciati gli odiati «immigrati» si potranno approntare le urne senza troppi palpiti. Dove prende Arap Moi i fondi per pagare i killer di questo suo personalissimo federalismo? Mister Kamlesh Pattili, un uomo d'affari di origine indiana titolare della società «Goldenberg», è un miliardario davvero fortunato: non capita tutti i giorni di ricevere hi regalo 230 milioni di dollari come «incentivo» per esportare oro e diamanti. Il regalo diventa ancor più prezioso se, consultando mi qualsiasi atlante, si verifica che il Kenya non produce neppure un'oncia di questi preziosi materiali. Pattni comunque ha pagato la sua fantasia imprenditoriale un po' troppo sbrigliata al modico prezzo di ventiquattro ore di (confortevole) galera. Poi è stato liberato con molte scuse; è difficile trovare qualcuno in tutto il Paese che non metta in relazione questa clemenza giudiziaria con i generosi versamenti elettorali del miliardario. Il destinatario? Il partito del presidente Arap Moi, naturalmente. Domenico Quirico ico^J | ÉteaÉ*> Il presidente Daniel Arap Moi
Persone citate: Arap Moi, Daniel Arap Moi, Goldenberg, Kenneth Matiba, Kenyatta
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