Miglio: non sono parole al vento di Ugo Bertone

Miglio: non sono parole al vento Miglio: non sono parole al vento «Ha capito che qualcuno lavora contro di lui» DAMASO (COMO) DAL NOSTRO INVIATO «L'attacco al Papa? E' il solito linguaggio di Bossi, ma non è una mossa gratuita o strampalata. Umberto non fa mai nulla di gratuito...». Gianfranco Miglio, senatore, federalista di vecchia data e, quel che più conta, possibile anello di congiunzione tra le legioni leghiste e l'elettorato di Forza Italia. 0, per meglio dire, tra Bossi e Berlusconi, due «cari nemici» che Miglio giudica, semmai, due allievi riottosi, o peggio: «Due malati - è l'immagine di Miglio - a cui continuo a fornire, assieme a Tramonti, ricette salvifiche e che si rifiutano a prender la medicina...». A lui l'onere di capire e far capire quel che si cela dietro le schermaglie di metà estate e l'ultima bizzarria del senatur. Ma qual è l'obiettivo di Bossi? «Posso far qualche congettura. Qualcosa deve averlo irritato, e non poco. Non è una novità che qualcuno, nella gerarchia ecclesiastica, lavora contro la sua prospettiva. Si è parlato del sostegno alla Pivetti». I/EX IDEOLOGO OEL CARROCCIO Sostegno politico? «Non solo. Anche di finanziamenti. Ma io non ci credo: la Chiesa italiana i finanziamenti li prende, non li concede». E le altre piste? «Credo che Bossi abbia intravisto la saldatura di un fronte di forze conservatrici contro la Lega. E ha reagito a modo suo. La realtà è che bisogna sempre tener conto del modo di fare di Bossi, imperscrutabile, ma non sempre positivo. Io resto molto incerto di fron- te a questi comportamenti. E mi arrabbio a dover correr dietro alle trovate estemporanee di Bossi. E anche a quelle di Berlusconi». A proposito di Berlusconi, l'affondo contro la Chiesa di Bossi è in qualche modo legato al confronto a distanza con il leader di Forza Italia? «Possibile. Umberto può aver avuto il sentore che dietro lo slogan mai con Bossi ci sia una qualche intesa segreta, magari con l'appoggio del Vaticano. L'unico dato certo, per chi conosce Bossi, è che è successo qualcosa che lo ha fatto inviperire per davvero. Ma non so quali obiettivi si proponga con una sortita così...». Per ora ha fatto arrabbiare anche il vescovo di Como, monsignor Maggiolini... «Una persona intelligente, colta, che ha capito che lo Stato italiano ha problemi gravi e sta andando incontro a guai seri. La realtà è che la Conferenza episcopale è seriamente divisa sul tema dell'Ita¬ lia federale e della secessione. I vescovi veneti sono più sensibili a certe tematiche che vivono ogni giorno. Ma a Roma non ci sentono. Pensano, a torto, che prima o poi il gregge tornerà ad obbedire». L'attacco al Papa costerà consensi elettorali a Bossi? «Difficile dirlo, ma non credo. La forza della Lega è quella di essere un movimento carbonaro che si muove e cresce sotto superficie. E Bossi ha spesso delle intuizioni che permettono di allargare il consenso attorno alla Lega. Gli elettori del Carroccio sono dei moderati, silenziosi ma che vorrebbero tanto esser capaci di usar il turpiloquio come lo usa Bossi...». Ma dopo le sortite degli ultimi giorni l'asse Lega-Polo è defunto. O no? «Mi auguro di no. Anzi. Io da tempo preparo un'alleanza del genere per strappare Como all'Ulivo alle elezioni di novembre. E' indubbio che esiste una naturale vicinanza tra le due aree elettorali. Nella Lega c'è una minoranza di sinistra, per origino lo stesso Bossi, ma la maggioranza viene dallo stesso bacino di Forza Italia. Di qui sono venuti i problemi...». Cioè? «Bossi era convinto che i voti di Forza Italia fossero stati tutti rubati a lui. Ed aveva torto. Berlusconi ha nutrito l'illusione di assorbire la Lega. Ma lo zoccolo duro del Carroccio si è rivelato più ampio e più duro del previsto». Di qui l'obbligo di un'alleanza... «Bossi ha scelto il terreno giusto, quello delle amministrative. E Venezia può essere un grosso guaio per l'Ulivo». Perché? «Se Cacciari lascia Venezia, il pds, i vari D'Alema o Veltroni si ritrovano un possibile leader in più, in grado di scardinare la logica della nomenklatura vecchio-pci». Peccato che il matrimonio Lega-Polo non produca, almeno per ora, grandi idee. Ci sarebbe il federalismo, ma se ne parla poco... «Bossi non ha capito la proposta mia e di Tramonti per un federalismo forte. E Berlusconi...». Berlusconi? «Ho il sospetto che con un orecchio ascolti me e con l'altro si confidi con Craxi. E l'ex leader del psi ha una visione arcaica della politica, nazional-popolare. La sua illusione à che un salvatore della patria, prima o poi, spazzi via i giudici e gli consenta la vendetta. Per questo osteggia il federalismo». E con lui Berlusconi... «Prima o poi Berlusconi capirà che questa è l'unica bandiera vera che può sollevare Forza Italia. La sinistra non potrà mai esser federalista e pluralista. E non potrà che arroccarsi nella difesa dello Stato sociale, che è parente stretto dello Stato nazionale ed è destinato ad uscire dalla storia. E un campo vastissimo, peccato che la direzione unitaria di Forza Italia se ne è dimenticata». Ugo Bertone «Forse ha intravisto la saldatura di un fronte conservatore. Spero che l'asse Lega-Polo possa reggere: sarebbe un bel guaio per l'Ulivo» Il senatore Gianfranco Miglio

Luoghi citati: Como, Roma, Venezia