L'intelligenza è ereditaria?

L'intelligenza è ereditaria? L'intelligenza è ereditaria? Le analisi su 240 coppie di gemelli svedesi DA oltre un secolo, cioè dai tempi dello scienziato inglese Sir Francis Galton, i neuroscienziati si sono posti la domanda di quanto le nostre facoltà cognitive dipendano da fattori ereditari e di quanto si sviluppino a causa dell'ambiente (genitori, scuola, esperienze e ambiente in genere). Come potremmo misurare il contributo dei geni alle nostre abilità cognitive? Semplice. Basta che cloniamo un individuo in modo da averne una copia perfetta garantendo così che sia geneticamente identico al fratello. Sento elevarsi cori di proteste da parte di tutti i cosiddetti movimenti per la vita per la violazione dei diritti naturali. Ci dimentichiamo però che la natura è la prima a condurre tali esperimenti ogni giorno creando gemelli identici (monozigoti) e non identici (eterozigoti). Utilizzando questo materiale umano di veri cloni, un team composto da scienziati svedesi ed inglesi ha analizzato le facoltà cognitive di 240 coppie di gemelli svedesi ottuagenari del medesimo sesso. Tali gemelli fanno parte del registro svedese che comprende il 96% di tutti i gemelli svedesi e che costituisce un patrimonio di enorme valore per studi di genetica medica. Le coppie scelte per lo studio erano costituite da soggetti in ottime condizioni intellettuali e di salute in genere. I risultati pubblicati nella rivista «Science» di giugno sono sconcertanti anche se non del tutto inattesi. Essi indicano che il fattore più importante per lo sviluppo delle nostre abilità intellettuali non è l'ambiente in cui viviamo (istruzione compresa) ma la presenza di fattori genetici che fanno strettamente parte dell'ereditarietà. Secondo i risultati i geni che ereditiamo dai nostri genitori determinerebbero per oltre il 60% il livello delle nostre facoltà intellettuali. La potente influenza dei geni si estende dalle abilità cognitive generali (ciò che definiamo intelligenza) a quelle più specifiche e caratteristiche della nostra personalità come abilità verbali, riconoscimento spaziale, velocità nell'apprendere e nel ricordare i fatti appresi e a concepire il mondo attorno a noi. I fattori genetici considerati in questo studio sarebbero parti¬ colarmente determinanti per lo sviluppo ed il mantenimento di tutte quelle caratteristiche che si associano direttamente alla funzione intellettuale di ogni giorno e che vanno dalla memoria detta di lavoro (ricordarsi delle cose apprese poco prima) fino alle abilità di tipo spaziale (riconoscere i luoghi). Ciò indicherebbe una profonda penetrazione dell'influenza genetica sui tratti personali dell'individuo. Poiché lo studio è stato eseguito su una popolazione anziana (ottantenni) i risultati suggeriscono che il contributo genetico alla nostra formazione intellettuale non diminuisca coli'età ma che si mantenga fino alla fine della vita. Cosa sappiamo di questi geni? Negli animali di laboratorio dal topolino alla drosofila (una mosca della frutta) sono già state individuate famiglie di geni legati al comportamento ed alle funzioni intellettuali. Si sospetta che alcuni di questi abbiano una funzione analoga nell'uomo. Grazie a nuove tecniche di genetica come quella utilizzata nello studio dei gemelli svedesi definita Qtl (Quantitati¬ ve trait loci) sarà possibile in futuro identificare i geni responsabili non solo per l'ereditarietà di differenze cognitive ma anche studiarne la mancanza o il difetto presente in individui in particolar modo cognitivamente disabili (ritardati mentali). Usando tecniche di clonazione (se non saranno bandite definitivamente per legge) sarà possibile riprodurre in laboratorio animali portatori di difetti umani e studiare possibili metodi di correzione e terapia oggi impensabili. La vera struttura genetica dell'intelletto umano è ancora lungi dall'esser chiarita. Studi del tipo di quello dei gemelli svedesi indicano la via da seguire per scoprire la causa di difetti di sviluppo intellettuale ignorata finora ed aiutare i disabili. Il peso dell'ereditarietà sulle nostre caratteristiche individuali non diminuisce affatto l'importanza di altri fattori determinanti lo sviluppo intellettuale quali l'ambiente in cui viviamo e lavoriamo, le nostre esperienze personali dall'infanzia in poi ed il livello di istruzione acquisito. Ezio Giacobini IN Sclerodermia: in Italia mille casi all'anno Nell'arcipelago delle malattie poco divulgate compare anche la Sclerosi Sistemica Progressiva, più comunemente nota come Sclerodermia. Letteralmente significa «pelle dura», ispessita, che tende ad aderire ai piani profondi e che non permette di far sollevare la pelle tra le dita, come quando, ad esempio, diamo un pizzicotto. La pelle delle mani di questi malati tende a formare una guaina dura che può portare all'anchilosi in flessione delle dita. La malattia può colpire inoltre gli organi interni come il cuore e i vasi arteriosi, l'esofago, il sistema gastroenterico e soprattutto i polmoni che, come la cute, tendono ad indurirsi. Può manifestarsi a qualunque età, con picchi di incidenza intorno ai 30 e ai 50 anni e con una netta predilezione del sesso femminile: le donne, infatti, rappresentano l'80-90 per cento della popolazione sclerodermica. Alche se presente in tutte le aree geografiche la sclerodermia è una malattia poco frequente ma non rara: ogni anno si verificano 10-15 casi per milione di abitanti, ma studi recenti indicano che l'incidenza della malattia è maggiore di quanto sinora sostenuto e che tende ad aumentare. Si ritiene che tale tendenza all'aumento sia dovuta alla disponibilità di mezzi diagnostici più sofisticati, in grado di individuare precocemente soprattuto i pazienti con fenomeno di Raynaud, quelli che potrebbero sviluppare la sclerodermia. Se si calcola che in Italia ogni anno si verificano circa 1000 casi, si può stabilire che le persone colpite da sclerodermia superano le 30 mila unità. Nonostante meritevoli iniziative (a Milano, in piazza S. Ambrogio 25, tel. 02/805.78.42, è molto attivo il Gruppo Italiano per la Lotta alla Sclerodermia), nel nostro Paese la malattia è tuttavia poco conosciuta; purtroppo non è diagnosticata (o diagnostica in ritardo) seppur in presenza di conclamate manifestazioni cliniche. A questo riguardo, è molto importante il coinvolgimento del medico di base. Sul tema, a Milano dal 3 al 5 ottobre, un congresso intemazionale. Ernesto Bodinl

Persone citate: Ernesto Bodinl, Ezio Giacobini, Francis Galton, Raynaud

Luoghi citati: Italia, Milano