I musei delle piante di Carlo Grande

musei delle piante musei delle piante Incostante aumento serre e arboreti ARISTOTELE e Teofrasto, Avicenna, Plinio, Ippocrate, Galeno e Dioscoride: ripercorrere la botanica nei secoli è un viaggio affascinante che conduce lontano, in compagnia di medici e filosofi famosi. Forse deriva anche da questo la magia degli orti botanici, isole verdi di straordinaria bellezza, dove germogliano i prodigi del mondo vegetale. Già duemila anni fa, in Estremo Oriente, esistevano giardini dove i monaci Zen coltivavano piante non di stretto interesse economico, da dedicare alle divinità. Piante come le camelie, i crisantemi, la tuja orientale, la crittomeria, poi arrivate in Occidente e diventate altrettanti simboli della nostra civiltà. Nell'Europa medievale furono ancora i religiosi, nella quiete dei monasteri, a prendersi cura delle piante «terapeutiche», coltivando tra aiole geometriche le virtù delle essenze vegetali: i chiostri vennero adibiti a giardinetti di piante medicinali, detti «Herbularii». Nel Rinascimento la tradizione monastica medievale fu rilevata dalle università: sorsero i primi «Horti medici», detti anche «Horti simplicium» (i «semplici» erano gU ingredienti di origine vegetale o animale, che miscelati o da soli costituivano i preparati da impiegare nella cura delle malattie). Si trattava di giardini annessi alle università, frequentati da studenti per imparare a riconoscere il nome delle piante e le loro capacità medicinali. I giardini divennero supporto didattico e di ricerca alla disciplina botanica, mentre la professione del medico cominciò ad assumere carattere ufficiale. Il primo «orto dei semplici» italiano nacque a Pisa, nel 1543, seguito da numerosi altri in tutta Europa, primi fra tutti quelli di Padova e Firenze, nel 1545. Gli orti botanici veri e propri, non solo «orti dei semplici», sorsero solo nel Settecento, con la rivoluzione culturale del grande Carlo Linneo: il naturalista svedese elevò la botanica e la zoologia a discipline autonome, e le piante vennero studiate in sé, non più solamente in quanto mezzo di utilità e produzione. Gli «horti», che grazie alle scoperte geografiche si arricchirono di piante provenienti da tutto il mondo, sorsero anche ai tropici e nei territori coloniali. Proprio gli orti botanici nelle terre più lontane sono il tratto più affascinante di un libro appena uscito, intitolato «Orti botanici del mondo»: con quest'opera in tasca, scritta da Francesca Consolino e Enrico Banfi (edita da Zanichelli) si può fare il giro del pianeta ammirando un'ottantina di orti botanici, dal Giappone all'Australia, dall'India al Brasile, dall'Honduras allo Sri Lanka. In Cina ad esempio, vengono segnalati il «Beijing Botanical Garden di Pechino» e il «South China Botanical Garden» di Canton. Tra i piatti forti di quest'ultimo il «giardino dei bambù», con un centinaio di taxa della portentosa pianta: il bambù gi- A fianco la facciata interna dell'Istituto Botanico dell'Università di Pisa, detto «Il Giardino dei Semplici». Qui lavorò il grande botanico aretino Andrea Cesalpino, che aprì la strada allo svedese Linneo HA appena compiuto 400 anni l'Orto botanico di Pisa, il «Giardino dei Semplici», la più antica istituzione di questo tipo, sorta in Europa grazie al mecenatismo dei Medici. La storia dell'Orto pisano si inquadra nel rinascimento scientifico dell'epoca: Niccolò Copernico aveva scosso le concezioni geocentriche dei seguaci della dottrina tolemaica, Andrea Vesalio aveva apportato innovazioni negli studi anatomici e il Fuchs, massimo botanico dell'epoca, aveva pubblicato una sintesi e aggiornamento della «Historia stirpium». Fino ad allora la storia naturale era stata negletta. L'Orto sorse per soddisfare le esigenze didattiche e di ricerca dell'Università: «Gli studiosi debbono potere vedere le vere e viventi piante per ben imprimere nella memoria le fattezze... malagevole sarebbe stato l'andarle a cercare nei luoghi nativi... con pericolo della sanità e grande perdita di tempo». L'Università allora possedeva tre soli corsi di laurea: teologia, diritto civile e canonico, filosofia gante, ad esempio, cresce anche decine di centimetri in 24 ore, e la stessa specie ha la peculiarità di fiorire molto raramente, a distanza di decine di anni, ma contemporaneamente in tutti i luoghi del mondo in cui si trova. In Australia si possono visitare i giardini botanici di Canberra, Hobart, Melbourne, Sydney. Quest'ultimo, il più antico, ebbe origine quando il capitano Arthur Philip sbarcò sulla costa orientale per costruire una colonia penale: piantata la bandiera britannica, decise di ovviare alla mancanza di frutta e verdura fresca, in quel bellissimo luogo completamente deserto, piantando in un appezzamento di terra semi provenienti da Inghilterra, Sud Africa e Sud America. La «farm cove» del capitano fu il primo nucleo dell'orto botanico di Sydney. Negli Stati Uniti spiccano il E' la più antica istituzione d'Europa fondata nel '500 per il mecenatismo dei Medici «Desert Botanic Garden» di Phoenix, nel cuore dell'Arizona (le estati caldissime e le precipitazioni scarse, spingono i vegetali ad autentiche performances di resistenza) e il Missouri Botanical Garden di St. Louis, che vanta la serra più antica degli Stati Uniti: costruita nel 1882 in stile vittoriano, ospita splendide fioriture invernali di camelie. Da non dimenticare il ricchissimo «New York Botanical Garden» del Bronx, con la monumentale serra «Conservatory», e il «Fairchild Tropical Garden» di Miami. A molti chilometri di distanza, sulla costa settentrionale di Oahu, l'isola più importante delle Hawaii, sorge l'arboreto/giardino botanico di Waimea: un'ottima occasione per verificare quanto sia decisivo l'impatto dell'uomo sulla natura. Il «Waimea Arboretum» è un paradiso all'interno del «paradiso perduto» delle Hawaii, visitato ogni anno 700 da mila persone. Il declino della bellissima ed esclusiva flora naturale hawaiana iniziò con l'arrivo dell'uomo e dei mammiferi continentali: molte piante con l'arrivo dei grossi erbivori si sono trovate spiazzate, senza il tempo di evolvere meccanismi di difesa, spine o sostanze chimiche velenose. Diversi settori sono dedicati alla flora di isole come Guam, le Mascarene e le Fiji. Dal caldo delle isole al fresco della Scandinavia: nel cuore di Uppsala c'è ancora il giardino dove Cari von Linné iniziò a studiare la sessualità delle piante, nel 1728. Anche il «giardino barocco» è rimasto come nel Settecento, con cipressi, bossi e tassi interpretati secondo il gusto dell'epoca. Negli ultimi decenni, ricordano gli autori, c'è stato un vero boom degli orti botanici. Nel 1990 se ne contavano circa 1400, oggi il loro numero è in costante aumento. Merito della sete di conoscenza di studiosi e appassionati, ma anche della consapevolezza che le specie e gli ambienti naturali in pericolo, sono sempre più numerosi. Carlo Grande