BUON FERRAGOSTO: I DI' PROTRAR TORPIDI di Stefano Bartezzaghi

LA SOLUZIONE LA SOLUZIONE della Sfinge GLI anagrammi contenuti nel racconto a pagina 3 sono: -Antico Egitto = giocate, tonti! - Piramide = impedirà - Faraoni = fornaia - La stele di Rosetta = storia dell'estate Gli altri 4 anagrammi fuori racconto: I ) Premierato = Imperatore 2) necrofilo = Licofrone 3) soneria = Arsinoe 4) Priapo = Papiro buzione Rizzol/Jf o di altro edito- £Z^J h i i Jf o di altro edto£*^Z^lJ re che mi spingeva davanti al naso uno di quei fascicoletti di "Diabolik", che all'inizio si stampavano trimestralmente, e suggeriva: "Qui c'è qualcosa che vale la pena di prendere in considerazione". Si chiamava Ingoglia, mi pare. Così mi son letto quella copia conforme dell'opera di Allais e Souvestre, con quel delinquente che cercava di far paura a scopo d'interesse e d'intrattenimento. Quelle storie erano un prodotto curato alla perfezione, con attenzione femminile. A me, magari, le storie in sé e per sé parevano un poco noiosette, ma dovevo riconoscere che le sorelle Angela e Luciana Giussani ci sapevano fare, avevano individuato un tema attraente e sapevano quel che facevano. Sul terreno che avevano scelto erano praticamente imbattibili. Del resto, "Diabolik" non per nulla è ancora in edicola dal 1962...». Bisognava andare oltre. Così nel 1964 nacque «Kriminal». Luciano Secchi progettò un personaggio più determinato e feroce addirittura di «Diabolik»: nemico dell'umanità, Anthony Logan assumeva, indossando una tuta gialla su cui era disegnato un nero scheletro, la personalità di uno spietato vendicatore del padre rovinato da malavitosi soci d'affari, ma, a forza di colpi di mano, ci provava evidentemente gusto. La vita diventava una questione di morte nella lotta contro Mister Ypsilon capo di una grande organizzazione criminale e l'ispettore Milton di Scotland Yard. Si arrivò agli eccessi quando «Kriminal», dopo aver raggiunto il suo scopo di vendicare il padre, continuò a passare di delitto in delitto con la lucidità di un pazzo per arricchire e per sfogare il suo odio per il prossimo. La violenza per la violenza non poteva non fare scandalo nell'idilliaco giardinetto dei fumetti italiani di allora. Un grande disegnatore come Roberto Raviola, in arte Magnus, assecondava la fantasia nera di Max Bunker, forse non c'è mai stata una convergenza simile a quella realizzata tra autore dei testi e autore dei disegni. La disponibilità di Magnus a osare incoraggiò Max Bunker a concepire trame sempre più spregiudicate e provocatorie. All'orrore si aggiunse il sesso... In quello stesso 1964 la coppia Max Bunker-Magnus lanciò infatti «Satanik», la rossa del diavolo, una donna rappresentante il male. Nata come Marny Baimister, biologa di grande talento ma dalla faccia deturpata da un angioma, si trasformava con l'assunzione di un siero miracoloso che le donava non solo bellezza e giovinezza abnormi, ma anche un odio inesauribile per tutti. Le sue efferatezze non conoscevano rispetti umani. Vanamente il tenente Trent tentava di intromettersi in qualche suo delitto, poteva a malapena darle fastidio. Ma di metterle le manette non c'era neppure da parlarne. E, altrettanto vanamente, Max Lincoln, un uomo che aveva avuto la disgrazia di innamorarsi di lei, cercava di evitare che commettesse altri misfatti, arrivando addirittura a concepire il folle progetto di ammazzarla per fermare in qualche modo la catena di assassinii, finendo, ovviamente, per rimetterci la vita, lui. La vita, l'amore, l'onore, tutto. Gli albi di «Kriminal» e «Satanik» furono visti come una sfida alla società. Ci fu un sollevamento di tutti i benpensanti. Cominciarono le denunce sui giornali e nei tribunali, i sequestri, i processi. Max Bunker e Magnus dovettero fare i conti con la situazione e accettare certe ingiunzioni. L'unica via per continuare si rivelò l'accentuazione della vena grottesca di cui nessuno dei due era mancante, ma anzi, tutt'e due abbondavano. Le parole dei dialoghi come i tratti dei disegni erano qualcosa che non si rassegnava alle critiche moralistiche. «Kriminal» e «Satanik» non formarono una coppia rangée come quella di «Diabolik» ed «Eva Kant». Se si fossero frequentati assiduamente avrebbero finito perlomeno per sbranarsi, mentre «Diabolik» ed «Eva Kant» furono in grado di superare persino il delicato momento della crisi femminista. «Eva Kant», diventando sempre più sensibile alle proteste femminili, un giorno si ri¬ Alan Ford (sopra), sotto Satanik e a sinistra Kriminal bello al suo compagno d'avventura troppo maschilista: «Non mi hai mai parlato con tanta violenza! Per me è difficile capire. Sono sconcertato!», si difese lo sgomento «Diabolik», ma «Eva Kant» non si lasciò intenerire: «Dovrai sforzarti di capire! Allora sì che tra noi tornerà il sereno!», sentenziò, ma poi patteggiò con «Diabolik» un onesto accordo ottenendo un'assoluta parità in tutto e il riconoscimento di una autonomia «professionale». Impossibile concepire qualcosa del genere per la non coppia «Kriminal» e «Satanik». Tra sequestri e ridimensionamenti, «Kriminal» si spense molti anni più tardi, dopo essersi trasformato in una specie di giustiziere, ormai un collaboratore di giustizia, chissà se davvero pentito. Quanto a «Satanik» durò, se ricordo, di più. Le donne hanno sempre la vita più lunga di quella degli uomini. Le donne cattive, poi, non si parla. Prima di morire, inghiottita dal mare, si dovette anche lei dichiarare pentita, raggiungendo un accordo con un vecchio capo della po- Uno spietato vendicatore del padre in tuia gialla e k rossa del diavolo che passa dì assassinio in assassìnio lizia per agire nei casi in cui la legge aveva le mani legate. Ma ormài Max Bunker e Magnus si dedicavano anima e cuore a un nuovo personaggio che godeva di maggiore libertà, essendo stato studiato tenendo presenti i limiti e le imposizioni costituenti la carta dei doveri della stampa senza diritti. Il personaggio si chiama «Alan Ford», è nato nel 1969 ed esce ancora in edicola con originali mensili e ristampe quindicinali. E' cambiato solo l'illustratore perché Magnus è morto. Ma Luciano Secchi ha a disposizione tre giovani illustratori di qualità. E, del resto, Roberto Raviola ha imposto il suo duro stile a tutti i disegnatori emiliani e non emiliani venuti dopo di lui, un vero maestro. In «Alan Ford» non ci sono atrocità, domina più che mai la vena grottesca, s'impone l'ilarità anche come mezzo per rappresentare con maggiore sarcasmo, quindi con maggiore verità, la nostra poco commendevole società. «Alan Ford» è giovane, belloccio e squattrinato. Cercando un lavoro tranquillo nella grafica o nella pubblicità, settori in cui si crede, probabilmente, senza alcuna ragione capace, è coinvolto in una quantità di equivoci sino a scoprirsi arruolato da una arrembante organizzazione di controspionaggio. Il gruppo TNT è composto dal Numero Uno (vecchietto intrigante, ma paralitico), dalla Cariatide (il Direttore che non dirige), da Grunf (un inventore pazzo che pretende di poter volare a forza di olio di gomito), dal Conte Oliver, Geremia, il piccolo Bob Rock e il cane Cirano, da altri incredibili personaggi che fanno cagnara in un negozietto di fiori escogitando i più insostenibili pretesti per guadagnare due pasti al giorno, ma spesso venendo sconfitti. Disordinati, eppure esageratamente perfezionisti, si complicano inesorabilmente la vita, non preoccupandosi di complicarla anche agli altri, ma la cosa che più temono è rappresentata dalla loquacità del Numero Uno, sempre pronto a spaziare nei secoli per raccontar ai suoi malcapitati scagnozzi come, a esempio, avesse insegnato a Ulisse il trucco del Cavallo di Troia e altre furbate. Credo proprio che «Alan Ford» costituisca dal 1969 la fonte preferita da tutte le nostre agenzie di informazione o di disinformazione, per giovarsi di suggerimenti e trovate onde alimentare l'epopea dei nostri servizi segreti. Oreste del Buono i BUON FERRAGOSTO: I DI' PROTRAR TORPIDI Scrivete a: Stefano Bartezzaghi «La posta in gioco» La Stampa - Tuttolibri via Marenco 32 10126 Torino r^iONSUMATI dal fuoco. | i Dizionario retrogrado. I Seconda dispensa. I i AT-ET. \* I [Ti dizionario retrogrado segnala con un asterisco gli antipodi diretti (si leggono al contrario dopo aver spostato la lettera iniziale in ultima posizione: *Banana) e gli antipodi inversi (si leggono al contrario dopo aver spostato la lettera finale in prima posizione: ananaS*). Le frasi in corsivo sono normali palindromi, senza spostamenti]. Ateo. Nei palindromi, l'ateismo è una prerogativa degli artisti. In particolare, ateo poeta è un binomio indissolubile, e tra l'altro può alludere, indirettamente, alla fama dell'inventore del palindromo, l'ellenista Sotade: poeta, pornografo, reietto. Forse non proprio a., poiché alla sua epoca l'ateismo era una faccenda complicata: gli dèi da negare era ben più di uno, e tutti in concorrenza fra loro. ♦ Non sap¬ piamo se Arrigo Boito fosse a. o credente, né se fosse davvero un poeta. Era però uno spirito bizzarro e, come risulta soprattutto dall'epistolario, un palindromista ossessivo. Datava le sue lettere a Milano non a Lima, e poi sentenziava: a Natale gela tana; insultava: O niterco!; si chiedeva come se la passasse Giona nella pancia della balena, e concludeva: à noja ne la balena, Jona. Quando citava una frase palindromica altrui, come La turba brutal, subito ammetteva il plagio (ancora in palindromo): Ahimè non è mia!. Concludeva con una quartina di versi palindromici, in cui l'ateo si scioglie in un dativo: «Atra carta /ateo poeta I io passo, possapoi I terge regret». Regret? • L'estroso crittografo Muscletone (Marcello Corradini) nel 1976 ha scritto le lettere: 'ANNUNZ. Trattandosi di D'annunzIO senza DIO, il lettore doveva arrivare alla soluzione: ateo poeta. Conigli. Escono dal cappello e convincono gli astanti della bravura del prestigiatore: Il Gino credeva, a veder conigli (Fulvio Commetti, Leinì TO). Dì. Ogni dì che manda in terra, gli enigmisti (quelli non atei) ringraziano il buon Dio non solo per la cosa, ma anche per la parola d..D., mò, or, ò, à, anno (alposto di ho, ha e hanno) sono alcune delle parole che, pur non essendo di polistirolo, ben si prestano alla funzione riempitiva delle cosiddette «patatine da imballaggio» nelle combinazioni enigmistiche. Per questo gli enigmisti, che sono gli addetti ai traslochi verbali, se ne servono tanto. • La più bella frase palindromica che si conosca (se si condona a un dizionarista retrogrado il reato di opinione) è opera di don Bendazzi, e definisce la pigrizia come vacanza anche mentale: I dì protrar torpidi. Il lavoro che don Bendazzi affida al tronco protrar è da orologeria svizzera. PACI A MARAlNIt POLCp PER W qU EST'ANNO NON FACCIO IN TFMfO AI7 AVVICINARMI CHE Gl LAMENTANO. E TU PIGLI CHE F' UN riCCOLO fKFL/FVO g FUROfA f g f g LA VIGNETTA DI MÀRAMOTTÌ • Don Anacleto Bendazzi ( 1883 1982) ha composto poesie a versi palindromici in lode di Dio (Lo so: Ideale là è Dio sol), ma anche per spregiare un caffè indegno {Ah, come libare sì miserabile Mochal Mocha = Moka), per concedere uno strappo alla regola trappista (Or ti lice decilitro) e persino per comporre l'epitaffio di una prostituta (Era fottuta a tuttofare). Il religioso firmò quest'ultimo palindromo quando era novantasettenne. Dicace. Bellissimo e raro aggettivo che significa «mordace, satirico». Normalmente gli uomini (e i topi) sono mordaci nei confronti del formaggio. E' difficile immaginare la situazione inversa (il formaggio che morde l'uomo, o rode il topo, certo farebbe notizia): ma se esistessero formaggi arguti, si potrebbero definire: I caci dicaci (Alessandro Marenzi Caselle, TO; palindromo ma anche aggiunta iniziale). • Spostando l'accento, di¬ venta l'invito rivolto al cameriere perché elenchi i formaggi disponibili : I caci dicaci. Eco. Il Novecento ha regalato alle tre lettere e, c, o, destini che variano quelli tradizionali, mitologici e acustici, già tanto celebrati: il destino semiologico e quello di prefisso ambientale. Così il semplice nesso Eco/voce potrà essere non solo un gioco palindromico sulla sfortunata ninfa o sui rimbombi valligiani, ma anche uno studio sulla fonetica alessandrina del Professore o la testata di un notiziario verde. • Nel frasario palindromico sull'e., il classico è Eco, vana voce. Ora viene variato come: Eco vana, se non è sana voce (Pasquale Tenerelli, Ventimielia, IM). ^ Etere. Network: E' rete d'etere. • Stratosfera: E' un etere te nue (Marenzi). Stefano Bartezzaghi (2. segue)

Luoghi citati: Egitto, Lima, Milano, Moka, Torino