La Borsa vuole quotare il calcio

In Inghilterra sono già 18 le società al listino. Soltanto quattro sono un affare i contb nel pallone In Inghilterra sono già 18 le società al listino. Soltanto quattro sono un affare La Borsa vuole quotare il calcio Ma le società guardano alla City MILANO. Orso batte Toro 14 a 4. Ovvero, su 18 squadre inglesi che hanno piazzato i loro titoli presso il pubblico solo 4 (Manchester United, Chelsea, Preston North End e Leeds United), possono vantare all'inizio della stagione della «Premier League», la serie A inglese, una quotazione superiore ai prezzi di collocamento. Non è andata meglio ai 18.500 risparmiatori che, con un investimento medio di mille sterline a testa, hanno scommesso nel febbraio scorso, il giorno di San Valentino, sul «Football Fund», ovvero un fondo specializzato in titoli di società di calcio e di attrezzature per lo sport: il fondo quota un 13% in meno rispetto a sei mesi fa, ma nello stesso periodo l'indice Financial Times ha guadagnato il 12%. Un verdetto senza appello che ha spinto i guru della City a rivedere l'entusiasmo iniziale per il calcio («Le prospettive del settore restano buone - spiega Peter Hargreaves - ma c'è stato un eccesso d'entusiasmo e si sono sbagliati i tempi delle ultime quotazioni») e che vai la pena di guardar più da vicino, in attesa che Piazza Affari apra i battenti al calcio. Tutto lascia pensare, infatti, che il campionato 199798 segnerà, oltre all'esordio di Ronaldo, anche quello del grande calcio nei listini azionari. In «pole position» per l'ingresso nella City, si è detto e ripetuto, dovrebbe esserci il Bologna di Roberto Baggio, affidato alle cure del colosso giapponese Nomura. Ma in Borsa, a Milano, si lavora sodo per trovare una soluzione che scongiuri la fuga delle società italiane (almeno dieci, tra cui tutte le più importanti, dalla Juventus al Milan, Inter, Lazio, Roma eccetera) verso la Borsa londinese. Nei giorni scorsi, infatti, lo stesso consiglio di Borsa ha ammesso che è in corso una «riflessione articolata» sul tema: sarebbe una foiba perdere, proprio alla vigilia della privatizzazione della Borsa spa, un settore così promettente. In sostanza, come ha spiegato il direttore generale Benito Boschetto, si sta cercando di dribblare il vincolo dei tre bilanci in utile, requisito previsto dalla legge per l'ammissione alla quotazione, di cui non dispone però alcun club italiano, con «altre garanzie, come quelle costituite da bilanci certificati chiarì e trasparenti. Anche i programmi di investimento delle società dovranno essere chiarì e trasparenti...». Facile a dirsi, assai più diffici- le combinare bugie e colpi bassi con gli obblighi di informazione richiesti dalle ultime, severe regole in Borsa. Anche in Inghilterra, patria della City e del football, non tutto è filato liscio, finora. Innanzitutto, i risultati. Uno studio della Deloitte & Touche, uscito sabato 9 agosto in occasione della prima del campionato inglese, dimostra che è molto stretta la relazione tra i risultati della squadra e la quotazione. E' assai rischioso, insomma, investire di venerdì. Meglio, I suggeriscono gli esperti, evitare i clubs che puntano solo sulle attività della prima squadra e investire semmai, sulle società che vantano una certa diversificazione delle attività (pubblicità, merchandising, altre entrate). E tra queste le favorite sono il Manchester United e il Chelsea di Ruud Gullit. Basti riflettere al fatto che l'infortunio al ginocchio di Alan Shearer, stella del Newcastle, ha fatto precipitare le quotazioni della società, mentre l'annuncio a sorpresa della volontà di ritirarsi di Eric Cantona è stata assorbita con lievi danni dal Manchester United che incassa in magliette e merchandising vario più di tutto il calcio italiano. Ma vale un suggerimento del genere per un tifoso dell'Arsenal? Mister Urquhart Stewart, direttore del settore azionario di Barclay, risponde seccamente che «non è il caso di mescolare le cose. Non è necessario essere azionisti per essere un tifoso modello. Pensate piuttosto a fare il tifo per la squadra: investire è un'altra cosa». Ne sanno qualcosa i fedelissimi del Tottenham, prima squadra a scegbere (nel 1983) la via della Borsa. Il titolo oggi, quota 99 sterline e mezzo, poco meno delle cento di collocamento 14 anni fa. Nello stesso periodo un investment trust tra i più tranquilli, Foreign & Colonial, ha visto rivalutare le cento sterline in 905. «Visto che una maglia del Tottenham - nota con perfidia il Daily Telegraph - costa 40 sterline (120 mila lire), con un'azione della Foreign uno potrebbe vestire due squadre di calcio. Un titolo del Tottenham basta, a malapena, per due maghe più un bigbetto di curva...». Ugo Bertone In pole position ci sono Juve, Milan Inter e Lazio Il Bologna ha chiesto aiuto agli esperti della Nomura n le buste-paga Stipendi lordi in serie A e B nel campionato 1996-97 (in milioni) L Giocatori 1 italiani |L Giocatori L.1.1 stranieri It Totale SERIE A SERIE B Fonte: Lega nazionale professionisti

Luoghi citati: Inghilterra, Lazio, Manchester, Milano, Newcastle, Roma