davide Mengacci fa lo «speciale»

27 Pavide Mengacci fu lo «speciale» Parla il conduttore di «La domenica del villaggio», in onda di mattino su Rete 4 VII settembre, da Troni, la novità in prima serata MELANO. Davide Mengacci ha un volto che in tv appare come in trasparenza. Una specie di velo di zucchero che gli modella i sorrisi, gli addolcisce le ironie. Sono ormai undici anni che porta il suo talento televisivo in giro per l'Italia, senza urla o clamori, ma semplicemente, così, con la gioia del bambino avvolto nella nuvola soffice di caramello. Il programma «La domenica del villaggio», che conduce in coppia con Rosita Celentano, il mattino su Retequattro, dalle 10,45 alle 12,30, gli permette di zingarare come piace a lui. L'undici settembre però a Tram la sua trasmissione si trasformerà in uno speciale che vedremo di sera, alle 20,40, e «chissà che non diventi il primo d'una serie», spera Mengacci. Dal giorno 14 di settembre, «La domenica del villaggio» riprenderà la sua collocazione normale. Chissà quanti episodi ha. da raccontare uno come lei che vede i risvolti dell'Italia poco nota. «Dopo tanti anni che giro l'Italia in lungo e in largo credevo che gli stereotipi fossero giustificati: ad esempio la freddezza del Nord e il calore al Sud. Ebbene viaggiando con "La Domenica" devo dire che questa teoria è stata stravolta. Mi sono trovato a Muggia, vicino a Trieste, dove ho ricevuto un'accoglienza come solo pensavo potessero riservarmi i napoletani: gioia e calore umano da fondere. Poi sono andato a Sant'Agata dei Goti, vicino a Napoli: da rimanerci. Un posto dove invece c'è una compostezza, direi elvetica. Un atteggiamento aristocratico, che contrasta con l'opinione corrente». E i viaggi con Rosita Celentano come vanno? «In che senso?». Com'è il suo rapporto con la signorina Celentano che insieme con lei conduce il programma. «Un rapporto all'inzio faticoso. Rosita non aveva un'esperienza televisiva seria. Aveva molto da imparare. Dire che ho dovuto farle da maestro sarebbe pretenzioso, ma un po' di più il carretto ho dovuto tirarlo. Dopo un anno di lavoro insieme adesso posso dire che viaggia con le sue gambe». Che sono pregevoli. «Su questo siamo d'accordo. Si può dire che con il cognome che porta Rosita è in una posizione difficile. Qualsiasi- cosa uno faccia, finisce per dare delle delusioni. Rosita lo sa, si è messa con scrupolo e ha imparato bene». Il cognome Mengacci invece non pone questi problemi vero? «Vero. Benché mio padre fosse direttore di scena con Strehler e mia madre costumista alla Scala. Per dire che anch'io respiravo aria di teatro anche se prima della tv facevo il pubblicitario. Ho inziato nel 1986 per caso con la candid camera in giro per l'Italia. Non ho più smesso». E sua moglie che cosa dice? «Sono sposato due volte. Ho due figli, uno di 16 anni dalla prima moglie e uno di 4 dalla seconda». Recidivo. Allora che cosa dicono di lei i suoi figli? «Il più grande prova un po' d'imbarazzo quando mi fermano per strada e vogliono l'autografo. E' nell'età in cui tende ad affermare la propria personalità. Per il piccolo invece è normale vedermi in tv. Fino a qualche anno fa nii guardava in tv e baciava lo schermo». Non era un bacio, gustava il suo papà di zucchero filato. Nevio Boni Davide Mengacci

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