Nel cervello di Dürer

23 Nel cervello di Dùrer Astuzie e inquietudini del genio Così lavoravano i maestri del Rinascimento tedesco: a Basilea una grande mostra di disegni preparatori [*\ BASILEA ONOincredibili,certife% nomeni. Una mostra il straordinaria e impagabd. I bile come questa, che dovrebbe muovere legioni di appassionati, provoca - al contrario di altre ben più modeste ma più enfatizzate dai mass media - ben poco rumore. E dire che una volta ogni dieci anni, per lo meno, ci si può permettere di penetrare in caveaux tanto preziosi e smuovere un materiale così delicato. Dura sino a fine agosto, questa sublime parata, Durer, Holbein, Grunewald, al Museo di Basilea, perché i disegni non devono restare troppo a lungo sotto le offese della luce e soprattutto sotto gli sguardi indiscreti di turisti stoltamente sbrigativi. Ma dopo un adeguato periodo di riposo, questi straordinari «grandi vecchi» e sapienti della pittura rinascimentale tedesca^ torneranno l'anno prossimo a far bella mostra di sé (dal 5 giugno a fine agosto) al Gabinetto delle Stampe del Museo Statale di Berlino: e in qualche modo gli appassionati non devono perdersela, questa magnifica occasione. Non soltanto per tutto il corredo straordinario di mostre collaterali, come soltanto gli stranieri sanno combinare: per esempio, sempre allo stesso Museo di Basilea, una piccola ma squisita rassegna delle micro-incisioni di Holbein il Giovane sulla Passione di Cristo (sino al 7 settembre); oppure l'antologiariepilogo della straordinaria pittura di quell'epoca, sino a giungere alla sublime e disperata Deposizione di Holbein, dove Gesù è visto come attraverso il legno della bara, che tanto avrebbe poi influito su Boecklin e Hodler (con anche le doverose riscoperte dei cosiddetti minori, dallo Schongauer jr. a Veit Stoss, dall'ingiustamente sottovalutato Strigel al meraviglioso Nicklaus Manuel, maestro bizzarro e sinistro, ancora tutto da studiare). Ma il vero prodigio di questa mostra, che è dedicata soprattutto alla perizia inarrivabile di disegnatori che si chiamano Holbein o Dùrer, Altdorfer o Wolf Huber, Cranach padre, figlio e fratelli, oppure Urs Graf, Grunewald o ancora Hans Baldung (dunque spaziando dalla Svizzera all'Alto Danubio) è quello di permetterci di entrare dentro l'insospettato laboratorio della loro instancabile officina di artefici del bulino e dei- la xilografia. Meglio ancora, di penetrare, indiscretamente, dentro la loro mente, enciclopedica e post-medioevale, dentro i patemi irrequieti e moderni della loro straordinaria capacità progettuale. Certo, è una nostra ingenuità imperdonabile: ma quando uno ha di fronte a sé la perfezione incisa e polita, quasi «stilettata», di capolavori come la Melancolia o il Sant'Eustachio di Dùrer, al cospetto di quell'esattezza quasi millimetrica e perpetua, è difficile immaginare che l'artista abbia avuto al contrario ripensamenti e esitazioni. E questa mostra, per esempio, nel caso del celebre Stalliere disteso di Hans Baldung, ci insegna, alla presenza di commoventi disegni preparatori, che anche gli artisti più infallibili hanno le loro astuzie e le loro défaillances. d h fCosì ci rendiamo conto che quella prospettiva allungata e «mantegnesca» nascondeva altri segreti: per esempio, un vero casco da esploratore accanto al corpo, riverso dalla stanchezza, del palafreniere, che probabilmente per ragioni di equilibrio grafico o meglio di difficoltà prospettiche è poi scomparso dalla scena. A un altro livello, possiamo renderci conto di come lavorasse lo stesso Dùrer, grazie al montaggio estroso e disinvolto di dettagli prelevati da altri maestri: per esempio, per una sua celebre Sacra Famiglia nordico-belliniana, il furto è duplice: da un lato pesca dal fiammingo Geertgen tor Sint Jans, dall'altra dal celebre incisore, detto il Meister des Hausbuches. Ma dire le bellezze inarrivabili di questi ritratti alla punta d'argento, di questi pipistrelli o aragoste immortalati dall'occhio gentile del carboncino, è inutile e presuntuoso: bisogna adorarli in silenzio, augurandosi che nessuno ti guasti l'incanto. Ma almeno questo coraggio, bisogna averlo: di fronte al microsortilegio di certe sorgenti primaverili graffite da Holbein o degli schizzi di paesaggio di Durer, preparatori per la celebre incisione del Cavaliere, la Molte, il Diavolo, bisognerà sapersi domandare che cosa mai la «modernità» abbia aggiunto a questi miracoli sovrani. E convenire che c'è più genialità in alcuni millimetri di quelle sanguigne che nell'intiera carriera di tanti strombazzati artisti del Nulla Odierno. Marco Vallora Inarrivabili ritratti alla punta d'argento, pipistrelli e aragoste fissati dal carboncino Ci si commuove davanti ai progetti per lo «Stalliere disteso» di Baldung Opere miracolose da ammirare in silenzio A lato una delle più famose incisioni di Durer: «Il Cavaliere, la Morte, il Diavolo» In alto un disegno preparatorio di Holbein, fra le opere in mostra a Basilea

Luoghi citati: Basilea, Berlino, Svizzera