Ferragosto di fuoco per i telefonini di Roberto Ippolito

Per la gara di settembre possibile l'arrivo di nuovi concorrenti stranieri Ferragosto di fuoco per i telefonini Per la gara di settembre possibile l'arrivo di nuovi concorrenti stranieri Terzo gestore, si prepara il duello Enel-Mediaset ROMA. Gli italiani piacciono proprio. Piacciono gli italiani che parlano tanto. Che vanno in giro con il telefonino e lo usano. Che hanno sottoscritto sette milioni e mezzo di abbonamenti alla Tim e un milione e mezzo all'Omnitel. E quanto piacciono i quarantasette milioni di italiani, poppanti compresi, ancora privi di cellulare! Per fornire un apparecchio, uncontratto e un numero anche a loro si agitano i colossi mondiali delle telecomunicazioni. Mancava all'appello solo la France Telecom. E ora anche lei appare pronta. Secondo voci insistenti che attendono conferma, la France Telecom starebbe infatti per definire l'ingresso nella società formata dall'Enel (con il 51%) e dalla Deutsche Telekom (con il 49%) in vista dell'imminente gara per la scelta del terzo gestore dei telefonini. In base al memorandum d'intesa con l'Enel, la Deutsche Telekom può offrire ad altri soci parte della sua quota: starebbe trattando per trasferirne metà (il 24,5%) alla France Telecom. Chi si occupa di telefonini lavora anche a Ferragosto: la gara è già nel vivo perché a giorni verrà pubblicato il decreto del governo di Romano Prodi per l'individuazione degli advisor, cioè i consulenti. E per settembre è previsto il bando per l'aggiudicazione della concessione. Ormai la guerra dei telefonini dilaga. Per ora i candidati sono due raggruppamenti. Da una parte ci sono l'Enel, di cui è amministratore delegato Franco Tato, e la Deutsche Telekom alle quali può unirsi la France Telecom. Dall'altra c'è la cordata formata dalla Mediaset di Silvio Berlusconi, dal gigante britannico Bt, dall'Eni guidata da Franco Bernabò più la norvegese Telenor e la Teledanmark. La guerra ha delicati risvolti politici: Berlusconi è il capo dell'opposizione. E il ministro del tesoro Car¬ lo Azeglio Ciampi vede in gara (e su fronti opposti) tre... figli suoi: lo Stato possiede il 100% dell'Enel, l'85 della Bnl e il 51 dell'Eni. Una situazione singolare che alimenta inevitabili sospetti. Tanto che il sottosegretario alle Poste Michele Lauria avverte: «Nessuno si illuda, la gara è una vera gara. Ma so già che darà adito a dietrologie perché non mancheranno chiavi di lettura per qualsiasi risultato. Sia chiaro: non c'è un vincitore predestinato». Lauria è costretto perfino a smentire tentativi di far contenti tutti, aggiudicando due concessioni: di vincitore sarà uno solo e il governo spera di indicarlo entro fine anno». E accanto a quelle previste ci saranno altre candidature? C'è tempo per eventuali altre iscrizioni alla gara. Molti gestori stranieri sono in movimento. L'americana Bell South (sconfitta nel 1994 quando l'Omnitel conquistò la seconda concessione) si mostra molto interessa¬ ta e, secondo alcune fonti, starebbe valutando il mercato e le possibili alleanze. La guerra dei telefonini mette in gioco gli equilibri del settore delle telecomunicazioni, il più dinamico nel mondo, ma influenza gli assetti dell'intero sistema industriale italiano. Forse non è un caso che la France Telecom sia alle porte. Già alleata in Europa nella Global One con la Deutsche Telekom e l'americana Sprint, la France Telecom ha firmato sin da aprile un patto con l'Olivetti per collaborare nell'Infostrada e gestire la telefonia fissa in concorrenza con la Telecom Italia. Per il primo settembre è convocata l'assemblea deli'Infostrada e potrebbe concretizzarsi l'ingresso del gruppo francese nell'azionariato. L'operazione si realizzerà davvero? La France Telecom trascinerà dietro la Deutsche Telekom? 0 rinuncerà all'Infostrada? E' possibile che l'Enel, con tedeschi e francesi, guardi anche alla telefonia fissa? La Deutsche Telekom ha già coinvolto la France Telecom nell'alleanza con l'Enel? I rapporti con l'Olivetti non sono irrilevanti. Il gruppo di Ivrea, nel quale Carlo De Benedetti è rimasto con una quota molto ridimensionata, controlla l'Omnitel che, in base alle regole della gara per il secondo gestore, per ora non è cedibile. Per impossessarsi dell'Omnitel bisogna comprare l'Olivetti. Tato nega di avere questa intenzione, ma la Deutsche Telekom non si pronuncia. Chiunque uscirà battuto dalla gara per il terzo gestore, può tentare la rivincita puntando suU'Olivetti (ovviamente se in vendita). Alla fine lo scenario risulterà comunque rivoluzionato. E non sta a guardare la Telecom Italia che controlla la Tim e attende di essere privatizzata. Mentre la Tim, di cui è amministratore delegato Vito Gamberale, cerca di presidiare sempre meglio il mercato italiano e di espandersi all'estero, la Telecom sotto la guida di Tomaso Tommasi di Vignano è sulla rampa di lancio con il Dect, il telefonino da città che funziona come prolungamento della rete fissa in un raggio limitato rispetto ai cellulari. Il ministro delle Poste Antonio Maccanico potrebbe dare il via Ubera entro settembre. La Telecom che cerca nuovi spazi, l'Olivetti che deve uscire dalla crisi, la Mediaset che vuole andare oltre la tv, l'Enel e l'Eni che sfruttano le reti di cui dispongono, i colossi stranieri che invadono l'Italia: la concorrenza si infiamma, mentre si avvicina il primo gennaio 1998 quando scatterà la liberalizzazione delle telecomunicazioni in Europa. «Ma quante contraddizioni - commenta Lauria - noto ancora nel dibattito. C'è chi si stupisce di avere gli stranieri in casa, vuole la liberalizzazione e si lamenta, scoprendo l'acqua calda, del monopolio di cui ha goduto la Telecom. La gara per il terzo gestore prova che in Italia si sta creando un vero mercato concorrenziale». Ma il governo non ha nessun imbarazzo a fissare le regole della gara? «Il bando - spiega il sottosegretario - viene esaminato dall'Antitrust e dalla Commissione europea oltre che dalle società di consulenza». Spetta al comitato dei ministri formato da Prodi, Ciampi e Maccanico e nominato il 7 agosto indicare le procedure: «I criteri della selezione delle candidature - assicura Lauria - saranno rigorosi: solidità finanziaria, capacità e velocità di realizzazione della rete, competenza tecnologica e professionale, impatto occupazionale». Ma nessuna regola bloccherà le polemiche: i telefonini profumano di affari per migliaia di miliardi. Roberto Ippolito

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