Quell'estate nera a Fort Knox

LE VACANZE DELLA MEMORIA Quell'estate nera a Fort Knox Ferragosto 71, choc sull'economia Il presidente americano Nixon annunciò a sorpresa la fine della convertibilità del dollaro in oro LE VACANZE DELLA MEMORIA D A qualche giorno, governi e mercati di tutto il mondo tirano il fiato: la potentissima Bundesbank non ha alzato i tassi, le Borse non sono crollate, con un prestito di 10 miliardi di dollari il Fondo Monetario ha lanciato un solido salvagente alla Thailandia, la cui sconosciuta moneta è all'origine delle tempeste valutarie di questa scombinatissima estate che ha portato alle stelle dollaro e sterlina e umiliato il marco e lo yen. Non è la prima volta che agosto è sinonimo di tempesta valutaria, di rottura di equilibri consolidati. La calma del mese delle vacanze fu rotta per la prima volta 26 anni fa, quando, proprio in agosto, anzi a Ferragosto, l'ordine economico - e con esso anche il sistema di alleanze, di valori, di rapporti di forza - uscito dalla seconda guerra mondiale cominciò ad andare in pezzi. L'agosto 1971 era cominciato su una nota positiva. Sbarcati a fine luglio sulla Luna, nella pianura detta «Palude della Putredine», gli astronauti americani David Scott e John Invine, della missione Apollo 15, compivano la prima «passeggiata» sul suolo del satellite e lo lasciavano definitivamente il 2 agosto, recando con sé alcuni «sassi» lunari. La missione si concludeva perfettamente pochi giorni dopo, in marcato contrasto con la tragedia sovietica del mese precedente, quando i tre cosmonauti della Soyuz 11 erano morti in fase di rientro per un difetto tecnico. Era l'inizio della nuova supremazia tecnologica americana. In quell'agosto, però, Washington aveva preoccupazioni immediate che si chiamavano Vietnam, inflazione, disoccupazione. La reputazione guadagnata nello spazio veniva perduta nelle risaie del Paese asiatico, che si riempivano di cadaveri di soldati americani: gli studenti bruciavano ritualmente in effigie il presidente Nixon e in Europa le loro dimostrazioni terminavano con l'assalto ai consolati americani e alle biblioteche dell'Usis. La guerra nel Vietnam aveva costi elevatissimi non solo politici e morali ma anche sul piano dell'economia internazionale. Contribuiva infatti a mettere in circolazione una quantità di dollari senza precedenti e, per conseguenza, a far salire i prezzi negli Stati Uniti, dove l'inflazione aveva raggiunto l'elevato livello del 10 per cento, rendendo più convenienti le merci estere e togliendo lavoro agli americani (negli Stati Uniti la disoccupazione era allora più alta che in Europa). Una parte di questi dollari finiva sui conti bancari degli esportatori europei e giapponesi e veniva da questi cambiata nelle rispettive monete nazionali. I dollari affluivano così alle banche centrali degli altri Paesi occidentali e, dal 1934, gli Stati Uniti si erano impegnati a cambiarli in oro al prezzo fisso di 35 dollari l'oncia, poco più di un decimo di quello attuale. Per anni, gli europei, e soprattutto francesi, tedeschi e ,italiani avevano cambiato in oro parte dei loro dollari con l'obiettivo di riguadagnare un briciolo di autonomia valutaria in un sistema dominato dalla moneta americana. Per conseguenza, da anni le gigantesche riserve auree degli Stati Uniti si stavano assottigliando; a metà del 1971, se le banche centrali di tutto il mondo avessero chiesto la conversione in oro dei dollari detenuti sui loro conti bancari, il metallo giallo conservato nei mitici depositi di Fort Knox non sarebbe bastato. Nella ristrettissima banda di oscillazione di allora, il dollaro dava segni di debolezza, i mercati erano nervosi, la situazione interna americana difficile. E fu così che il presidente Nixon prese una decisione audace. Era una bella estate, e, pur percorso da inquietudini, l'Occidente si godeva il benessere di vent'anni di crescita economica intensa; il Congresso aveva chiuso i bat¬ tenti per ferie e lo stesso Presidente aveva annunciato che si sarebbe preso un paio di settimane di riposo. Convocò invece a Camp David, nel Maryland, residenza di campagna dei Presidenti americani, il suo ministro del Tesoro, il texano Connally (i cui modi bruschi, da cow-boy, facevano regolarmente irritare i colleghi europei). Alla lunghissima riunione, complessivamente durata tre giorni, parteciparono altre tre persone: il governatore della Fed, la banca centrale americana, il ministro delle Finanze e il consigliere economico del Presidente. Redazioni di giornali e agenzie di stampa pensarono a un normale «consulto» pre-feriale, preparatorio a decisioni da prendersi a settembre. Vennero quindi colte di sorpresa quando, alle 9 di sera del 15 agosto, il presidente Nixon comparve in televisione. Aveva la faccia, stanca e tesa, delle grandi occasioni e annunciò misure incredibili, che nessun governo al mondo, neppure il più dirigista, potrebbe oggi prendere e che abbattevano un pilastro dell'universo economico di allora. Il «pacchetto» nixoniano era diviso in tre parti. La prima, la battaglia alla disoccupazione era la più convenzionale perché basata su incentivi fiscali e sulla riduzione delle imposte sul¬ l'auto. La lotta all'inflazione veniva invece condotta con un metodo assolutamente inedito: prezzi e salari venivano bloccati per 90 giorni, una manovra imitata l'anno seguente, con scarso successo, dal governo italiano e che oggi persino Rifondazione comunista bollerebbe come eccessivamente dirigi¬ sta. Il «pezzo forte», però, riguardava l'estero: gli Stati Uniti istituivano un'imposta del 10 per cento sulle importazioni, si preparavano a un taglio delle spese militari in Europa e soprattutto sospendevano, dopo 37 anni, la convertibilità della loro moneta in oro. Fu il caos. In quel mondo di Negli stessi mesi l'uomo era tornato sulla Luna e in Italia due bombe segnarono le vacanze a Rimini Era la fine del sistema I turisti Usa si vedevano di equilibri uscito rifiutare i «biglietti verdi» dalla 2a Guerra mondiale dai negozi e dagli alberghi Era la fine del sistema I turisti Usa si vedevano di equilibri uscito rifiutare i «biglietti verdi» dalla 2a Guerra mondiale dai negozi e dagli alberghi

Persone citate: Connally, David Scott, John Invine, Knox, Knox Ferragosto, Nixon