«Mi maltrattava volevo punirlo»

i maltrattava, volevo punirlo» i maltrattava, volevo punirlo» «Non dovevano ucciderlo, ma dargli una lezione» TORINO. «Ha confessato?», domandano i cronisti. «Diciamo che ha ammesso il fatto», è la risposta degli inquirenti. Una differenza non da poco. Una confessione vera e propria, Luisella Pullara non l'ha ancora resa. Per sei ore, dall'1,55 della notte alle 8 del mattino, il magistrato e i carabinieri l'hanno sottoposta a un interrogatorio serrato, nella certezza che prima o poi sarebbe crollata. Ma lei niente, non ha ceduto, non si è arresa mai. Nell'angolino dove l'accusa l'aveva schiacciata, seppellendola sotto un mare di indizi, ha cercato di capire che cosa avessero raccolto contro di lei, e s'è limitata a confermare cose che non poteva smentire. Il deb'tto? «Sergio doveva solo essere bastonato: pugni, qualche calcio. Mi maltrattava, volevo vendicarmi. Non so perché le cose siano degenerate». E l'amante? «Vi scandalizza? Anche mio marito ha avuto una storia, tempo fa. Mi sento autorizzata ad avere una doppia vita». Il suo legale, avvocato Lorenzo Zacchera, racconta che più che un interrogatorio di polizia giudiziaria s'è trattato di una sottile partita psicologica, «come tra fini giocatori di scacchi». Alla fine, quella partita è stata vinta dagli inquirenti. Ma quando alla donna è stato portato il verbale per la firma, e lei lo ha riletto senza aggiunte o correzioni, tutti hanno avuto la sensazione che la signora Cafasso, nonostante la sconfitta, non avesse sbagliato una mossa. In quelle condizioni, non poteva fare più di quello che ha fatto. Una donna di ghiaccio, Luisella. Il primo giorno dopo il delitto, la vedova accoglie in casa i giornalisti. Distrutta? Più che altro distaccata. Mostra le foto dell'album di famiglia, e le commenta: «Queste le ha scattate un nostro amico, al matrimonio. Avevo uno spacco incredibile nel vestito. Per la cerimonia, avevo dovuto coprirlo con un velo: la sarta si era scandalizzata». E poi: «Qui ridevo perché avevo fatto eccitare mio marito accarezzandolo: temeva che si vedesse». Racconta e si racconta volentieri, e a volte le scappa un sorriso. «Adesso mi vedete così, ma la vera Luisella è in queste foto». Trucco, rossetto, i capelli biondi e curati che le cadono sulle spalle. «Ecco, guardi, questa l'abbiamo fatta a giugno, in Grecia»: si vede una donna che l'abbronzatura rende molto più attrente di come appare adesso. E' in topless, sul bagnasciuga, e ride divertita: «Colpa di una grappa che ci avevano fatto bere. Buonissima, ma faceva addirittura 70 gradi. L'ha assaggiata anche la bimba». E dei giornalisti continua a servirsi per tutto il tempo del l'inchiesta. I carabinieri la inter rogano per quasi 15 ore? Quando lei torna a Gassino, alza la cor netta e convoca la stampa: «Pensate, sospettano addirittura di me. Dopo aver perso mio marito, devo ancora sopportare tutto questo. Ma come potrei guarda re ancora negli occhi mia figlia se avessi qualcosa a che fare con la morte di Sergio?». I cronisti, che ormai si sentono di casa, le domandano apertamente se vero che abbia un amante. E lei, un po' candida e un po' maliziosa: «Perché, è forse un reato?». Sono i giorni in cui Luisella si comporta come sempre, come se fosse convinta di riuscire a man tenere il controllo su tutto, su se stessa e soprattutto sugli altri. Una donna che domina le situazioni. Quando i carabinieri la mettono a confronto con l'amante, e li lasciano soli in mia stanza, lei gli fa segno di non parlare e dice soltanto: «Cosa ci fai qui? Non dovevi essere al mare?». Poi, più nulla: un'ora di silenzi. Mercoledì, giorno dei funerali, assiste impassibile alla cerimonia nella chiesa di Gassino e ascolta senza una lacrima l'omelia del parroco che già suona come una sentenza di condanna: «Sono i piccoli peccati che portano al grande peccato». Tornate a casa, si sente male e viene visitata in ospedale a Chivasso. Dimessa poche ore dopo, alle 17 i carabinieri suonano ancora una volta alla sua porta: «Venga, abbiamo fermato due slavi con un fazzoletto sporco di sangue - dicono in presenza dei genitori -. Deve venire per il riconoscimento». Ma appena varcato il portone del comando provinciale di Torino, riceve un'informazione di garanzia per omicidio premeditato. Reazioni? Nessuna. Come quando, 9 ore più tardi, si siede davanti al sostituto procuratore Viglione e scopre che non è più soltanto indagata, ma che ora c'è addirittura un ordine di fermo: «Ma siete pazzi?». «No, signora: questa notte non potrà tornare a casa». «E dove vado?». Enrico Cubello e Massimo Di Vico hanno già confessato. Lei non lo farà mai. Nel drammatico interrogatorio, condotto in una stanzetta del nucleo operativo, si tormenta con le mani le roselline cucite sulla maglia blu della tuta che indossa, e ribatte colpo su colpo. Spesso gioca d'anticipo, o dà spiegazioni non richieste. La cosa più incredibile, e in fondo inquietante, è che non si contraddice mai. Secondo il suo avvocato, «è una donna capace di afferrare al volo le situazioni, e di adattarsi fornendo risposte plausibili. Al punto da lasciare nei suoi interlocutori il dubbio che le cose siano andate davvero come le racconta lei». Una donna forte, capace di resistere alla stanchezza e a ogni pressione psicologica. I genitori, adesso, la sentono quasi come un'estranea. E a questo punto, hanno una cosa soltanto da chiederle: «Racconta la verità, Luisella». Gianni Armand-Pilon Giacomo Bramardo L'amante? E'forse un reato averlo? E poi mio marito era sempre circondato di belle donne Che ne sapevo delle sue avventure fuori di casa? ■■

Persone citate: Cafasso, Enrico Cubello, Gassino, Giacomo Bramardo, Gianni Armand-pilon, Lorenzo Zacchera, Luisella Pullara, Massimo Di Vico, Viglione

Luoghi citati: Grecia, Torino