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«E se la riforma del 513 fosse incostituzionale?» «E se la riforma del 513 fosse incostituzionale?» Il capo del Pool a Courmayeur: provocherà molti problemi COURMAYEUR. «Non escludo che la nuova formulazione dell'articolo 513 possa portare a qualche problema di costituzionalità. La Corte Costituzionale d'altro canto si è già espressa sulle fonti di prove che non devono essere disperse. Quindi...». Dice così il procuratore di Milano Saverio Borrelli sul «513». Borrelli parla a conclusione della tavola rotonda «Scienza, etica, democrazia» che si è svolta ieri sera al «Jardin de l'Ange» a Courmayeur. Era fra il pubblico e interviene quando Luciano Violante ha appena finito di tirare le orecchie alla classe politica, colpevole di «non formare l'etica pubblica contro la corruzione». Borrelli insiste: «Il 513 scompiglia la strategia processuale già scelta dai pm. I contributi dei cosiddetti pentiti sono quadri complessi, questa riforma può portare a risultati negativi. Certo, non v'è dubbio che il 513 andasse modificato, ma così credo che provochi parecchi problemi». Il ministro Flick: «C'è il ritiro della protezione e dei benefici di legge sulla pena per chi rifiuta il contraddittorio». Ma la riforma è anticostituzionale? «Saranno altri a giudicarlo». E sul palco il ministro dà ragione a Violante: «La lotta alla corruzione non si può fare solo con l'intervento giudiziario. A monte ci deve essere una logica di trasparenza, efficienza e semplificazione della pubblica amministrazione». Il presidente della Camera riceve un lungo applauso quando dice: «Abbiamo visto autorità politiche lottare contro il terrorismo, così come contro la mafia. Una volontà di indirizzo della politica. Sto aspettando quelle autorità che diano un forte indirizzo contro la corruzione, non c'è spirito pubblico su questo. E qui sta la responsabilità della politica che deve dare il là a questo necessario ribaltamento. La magistratura è and ita avanti, la politica no, eppure deve aprire il fronte contro la corruzione». [e. m.]