Perugia, l'inchiesta a tappe forzate

Perugia, l'inchiesta a tappe forzate Perugia, l'inchiesta a tappe forzate Coinvolto anche l'ex procuratore Napolitano. Violante: il Parlamento deve intervenire Da lunedì saranno interrogati testimoni e indagati ROMA DALLA REDAZIONE Da Milano, il procuratore Borrelli dice che quella condotta dai suoi colleghi perugini è «un'indagine estremamente complessa e delicata... Si tratta forse di fatti risalenti nel tempo, o^iindi non si può parlare di nuova Tangentopoli, ma semmai di vecchia Tangentopoli». Vecchi o nuovi che siano i fatti l'inchiesta continua. I tre indagati arrestati - Bonifaci, Melpignano e Savia sembrano destinati a trascorrere in carcere il resto dell'estate, e gli inquirenti hanno deciso di affrettare i tempi degli accertamenti da fare. Dopo il fine settimana cominceranno gli interrogatori del centinaio di testimoni e di alcuni fra i 25 indagati. L'accusa sostiene che lo studio dell'awocato-commercialista Sergio Melpignano era una delle centrali del malaffare gestito da quel gruppo di persone capace di maneggiare «uomini, mezzi e capitali volti al raggiungimento di fini illeciti». Ecco allora che tra gli inquisiti spuntano anche alcuni collaboratori e associati dello studio. Ora si tratta di risalire ai «destinatari reali» dei miliardi procurati da Bonifaci, gestiti da Melpignano e finiti (solo in parte) al giudice Savia. C'è il caso del generale Verdicchio, che ha ricevuto 20 milioni da Melpignano; e c'è quello del maresciallo delle Fiamme Gialle Querqui, che dopo una verifica finita bene per la società del costruttore Mezzaroma s'è ritrovato titolare di un appartamento. Quante altre storie analoghe esistono? Ma soprattutto, a che cosa servivano le «riserve extracontabili» di denaro che sempre Melpignano avrebbe costituito? Solo allora si potrà sapere se i pm perugini sono incappati in una vecchia, o nuova, Tangentopoli. Se lo chiede anche Luciano Violante, che comunque auspica un rapido intervento legislativo: «E' necessario che il Parlamento prenda misure adeguate. La Camera ha istituito una commissione che ha già presentato progetti per prevenire la corruzione. Controlli adeguati in materia di spesa pubblica e dei redditi di alti funzionari pubblici potrebbero essere gli elementi di fondo per avviare una politica di prevenzione». Nell'inchiesta perugina, a parte Orazio Savia e l'ex pm romano Vinci, che gestì l'inchiesta sui «palazzi d'oro», compare anche l'ex procuratore di Grosseto Roberto Napolitano, già arrestato per i suoi rapporti con Pacini Battaglia. Qui è indagato per i suoi presunti rapporti con Pietro Mezzaroma, svelati dal fratello del costruttore. Napolitano dice che presenterà una denuncia contro il suo accusatore, precisa di non avere niente a che vedere con Melpignano, Bonifaci ed Enimont, e sostiene di non aver mai favorito, ma semmai danneggiato, con le sue attività di magistrato, Pietro Mezzaroma. Tra gli inquisiti ci sono alcuni collaboratori e associati dello studio di Sergio Melpignano L'avvocato Sergio Melpignano

Luoghi citati: Grosseto, Melpignano, Perugia, Roma