Di Pietro indagato per le tangenti Atm

La procura di Brescia ha aperto una nuova inchiesta sull'ex ministro per abuso d'ufficio Pi Pietro indagalo per le tangenti Atm La procura di Brescia ha aperto una nuova inchiesta sull'ex ministro per abuso d'ufficio L'accusa: favorì il suo amico Radaelli MILANO. Le notizie su Antonio Di Pietro sembravano ormai riguardare soltanto la «disfida del Mugello». E invece ieri si è tornati a parlare di cronache giudiziarie: da Brescia è arrivata la conferma dell'apertura di un nuovo filone di indagine, per abuso d'ufficio, sull'ex ministro. Al centro dell'interesse dei magistrati bresciani una vecchia inchiesta condotta da Antonio Di Pietro sulle tangenti all'Atm, l'azienda trasporti di Milano: l'allora pm Di Pietro favorì o no il suo amico Sergio Radaelli chiedendo, e ottenendo, per lui l'archiviazione? Per intanto è stato sentito, quale co-indagato, Eleuterio Rea ex capo dei vigili urbani di Milano (adesso dirige i servizi sociali del Comune) e grande amico di Di Pietro. O meglio ex grande arnico, almeno stando a quanto ieri mattina raccontava «Il Fogno»: un lungo interrogatorio in,cui Rea avrebbe raccontato cose assai poco edificanti su Di Pietro; compreso un invito al silènzio con gli ispettori ministeriali. La genesi della nuova inchiesta sta nel memoriale di Antonio D'Adamo, il costruttore, ex grande amico pure lui, che in quelle due pagine aveva parlato dij un'auto, un telefonino e un «appartamentino» dati in uso a Dj Pietro, nonché di un prestito da cento milioni: tutti benefit con uno scopo ben preciso, quello di «tenere fuori il più possibile gli amici dalle indagini». Dice sempre D'Adamo che quegli amici - cioè Maurizio Prada e Sergio Radaelli - erano stati «trattati bene» nelle inchieste di Tangentopoli e che Radaelli aveva beneficiato ancor prima di favori processuali: «Di Pietro riuscì a tenerlo fuori dalle indagini (sull'Atm, ndr) presentando a suo favore una richiesta di archiviazione accolta dal gip. Il dottor Radaelli ebbe poi modo di disobbligarsi...». Stando al racconto del costruttore, facendogli ottenere un appartamento per il figlio, a equo canone, nel pieno centro di Milano. L'inchiesta sull'Atm data a fine Anni Ottanta. Di Pietro, pm tutt'altro che famoso, scopre un giro di mazzette su tutte le forniture: c'è anche un libro mastro con cifre e sigle. Tra queste sigle «Rad»: è Sergio Radaelli, consigliere d'amministrazione dell'Atm in quota psi? La delega alle indagini viene affidata a Rea, all'epoca capo della «mobile» a Milano (ed anche lui amico di D'Adamo e Radaelli). L'identificazione di «Rad» resta dubbia: all'Atm - si spiega - di Radaelli ce n'è più d'uno; da qui il proscioglimento. Mettendo assieme il memoriale di D'Adamo e le conclusio- ni oggettive dell'inchiesta condotta da Di Pietro ce n'è abbastanza, secondo la procura bresciana, per aprire un nuovo fronte di indagine. E, agli inizi di agosto, Rea viene interrogato, per nove ore. Di quel tempo poco viene dedicato alla storia di «Rad» (Rea avrebbe ribadito la correttezza del suo operato lasciando a Di Pietro la responsabilità di un eventuale limite all'inchiesta) e molto ad altre vicende. La fonte, a questo punto, diventa «Il Foglio» diretto da Giuliano Ferrara, solitamente assai bene informato quando si tratta di parlar (male) di Di Pietro. E scrive, Il Foglio, che Rea rice- ve a novembre '94 la visita di Di Pietro che «gli intimò con una certa decisione di non dire nulla» agli ispettori ministeriali, riguardo al prestito e alla Mercedes avuti da Giancarlo Gorrini. Rea gli ispettori non li vede ma parla con Ilio Poppa, allora procuratore aggiunto a Milano. E due giorni dopo - scrive sempre il Foglio - riceve una telefonata di Di Pietro «arrabbiatissimo anche perché Borrelli gli aveva fatto una lavata di capo». Se ne può dedurre che questo racconto smentisca anche Francesco Saverio Borrelli, il quale aveva sempre sostenuto di essere stato informato del prestito di Gorrini da Di Pietro in persona? Il procuratore milanese ribadisce di non aver saputo queste cose da Poppa: «Confermo che fu Di Pietro a parlarmene; è la mia parola contro quella di Rea». In quanto alla «lavata di capo», Borrelli la esclude, ma si sa benissimo che in quei giorni di novembredicembre '94 il clima tra Di Pietro dimissionario e il resto del pool era tutt'altro che idilliaco. In quanto alla nuova inchiesta bresciana l'unico commento registrato è quello di Massimo Dinoia, avvocato di Di Pietro: «Freddure di mezza estate dice dalla Norvegia - ma se è vero che le cose stanno così, ne vedremo delle belle», [s. mar.] E' stato sentito quale co-indagato Eleuterio Rea La nuova indagine nasce dal memoriale del costruttore Antonio D'Adamo L'ex magistrato ed ex ministro Antonio Di Pietro

Luoghi citati: Brescia, Dj Pietro, Milano, Norvegia