Tirana: il bandito Zani si è rifugiato in Italia

Tiranti: il bandito Cini si è rifugiato in Italia Tiranti: il bandito Cini si è rifugiato in Italia ALLARME AL VIMINALE ROMA. Alle migliaia di immigrati albanesi che sono giunti clandestinamente in Italia, se n'è aggiunto (forse) uno piuttosto speciale. Si tratta di Myrteza «Zani» Caushi, capo di quella che viene considerata la banda armata più pericolosa a Valona. Secondo il quotidiano di Tirana Koha Jone, Zani sarebbe fuggito l'altra notte verso la Puglia a bordo di uno dei suoi veloci motoscafi. Prima di imbarcarsi, avrebbe anche dettato al giornale una specie di proclama: «Me ne sto andando in direzione dell'Italia. Ho lo scafo pronto. Stiamo dando tutte le armi alla polizia perché il criminale Berisha (l'ex presidente, ndr) non c'è più». Se alle parole sono seguiti i fatti, Zani dovrebbe dunque trovarsi tra noi, forse nascosto presso qualche connazionale. Altre voci raccolte negli ambienti diplomatici sostengono che la fuga di Zani Caushi non sarebbe avvenuta mercoledì, ma già domenica notte, quando reparti speciali della polizia albanese hanno cinto d'assedio il quartiere Cole di Valona, dov'è attestata la banda di Zani. Gli uomini del boss si sono rifiutati di alzare bandiera bianca, e ancora resistono. In attesa che depongano le armi, la polizia albanese non se la sente di confermare la fuga del capobanda. Il vice ministro degli Interni albanese, Sokol Bare, che dirige le operazioni a Valona, si è limitato a dire: «Noi continueremo a fare tutte le ricerche possibili, anche con l'aiuto dell'Interpol». «Sto al sicuro tra amici in un paese vicino», pare abbia detto Zani ieri mattina in una telefonata dal suo cellulare al fratello Luan rimasto a Valona, mentre gli uomini della banda facevano trovare alla polizia un vero e proprio arsenale bellico, con tanto di cannoncini anticarro e mitragliatrici antiaeree. In realtà, come ha fatto notare ieri sera il nostro ministero degli Esteri, nessuno ha la certezza che Zani sia davvero sbarcato sulle coste pugliesi. Potrebbe essere scappato in Grecia (anche se le severe leggi elleniche anti-immigrazione lo rendono poco probabile) o addirittura potrebbe trovarsi ancora lì, assediato, insieme con i suoi uomini. Questa è la tesi che riscuote più credito presso la nostra ambasciata a Tirana e presso i nostri servizi di informazione e di sicurezza che, ovviamente, si sono messi subito in moto dopo le prime segnalazioni giunte da Valona. In attesa di chiarire se il boss è giunto o no in Italia, Farnesina e Viminale seguono con attenzione la vicenda, in grado di creare imbarazzo al governo italiano. Zani sarebbe infatti un ospite assai ingombrante. E' stato uno dei capi della rivolta di Valona contro Berisha, ma la sua banda non si è distinta soltanto nell'insurrezione politica: approfittando del collasso statale, ha messo a segno una lunga serie di attività criminali, con ferimenti ed estorsioni in quantità. Per questo fece sensazione che Zani e i suoi uomini, con i kalashnikov in bella mostra, avessero fatto da scorta armata al nostro presidente del Consiglio, Romano Prodi, durante la visita-lampo a Valona del 13 aprile scorso. Ringalluzzito dal ruolo svolto in quella circostanza, Zani tentò di accreditarsi come «protettore» dei nostri soldati, ma non venne nemmeno ricevuto dai capi della missione Alba. Le libere elezioni hanno ridotto i suoi margini di azione, fi¬ no alla resa dei conti con le nuove autorità di Tirana. Che fare dunque se il boss ha già messo, o metterà, piede in Italia? Da Roma, senza troppa pubblicità, sono partiti fonogrammi alle questure perché Zani venga cercato, identificato e, nel caso, fermato. Ma al ministero dell'Interno si domandano anche a quale titolo potrebbero essere adottati provvedimenti restrittivi nei suoi confronti, visto che a tutt'oggi non risultano mandati di cattura internazionali emessi nei suoi confronti. E in assenza di questi provvedimenti, fanno osservare al Viminale, la posizione di Zani risulterebbe molto simile a quella di altri suoi connazionali, clandestino tra i tanti, in attesa di asilo politico o di espulsione. [r. r.] Myrteza «Zani» Caushi, capo di quella che viene considerata la banda armata più pericolosa a Valona