Asfissiato dal gas di una bomboletta

Asfissiato dal gas di una bomboletta Suicidio o disgrazia alle Vallette: il giovane aveva in testa un sacchetto di plastica, l'allarme lanciato da un compagno Asfissiato dal gas di una bomboletta Muore tossicodipendente in carcere per furto E' morto in carcere alle Vallette, la scorsa notte, dopo essersi messo un sacchetto di plastica in testa e avere inalato a pieni polmoni il gas della bomboletta per cucinare. Erano passate da poco le 4,40 quando l'ambulanza del «118» ha varcato il cancello della casa circondariale in via Pianezza 300. Ma a quel punto non c'era più nulla da fare per Aniello Quintino Le quoque, 25 anni, tossicodipendente, in carcere da una settimana, nuovamente con l'accusa di furto. Il compagno di cella, che per primo ha dato l'allarme, non è stato in grado di dire se il giovane avesse tentato il suicidio oppure se fosse rimasto vittima di un incidente, nel tentativo mdimentale di provocare uno stato di euforia inalando il gas che per alcuni secondi aveva il potere di stordirlo causandogli una forte emozione. La morte del giovane ha anche creato in un primo tempo un disguido burocratico. In carcere, infatti, fino a qualche giorno fa, c'era anche un altro suo fratello, mentre un terzo vi è detenuto tuttora. Ed è proprio con il nome di quest'ultimo che in un primo momento è stato segnalato il decesso. «Amelio Quintino Lequoque aveva manifestato l'intenzione di entrare in comunità, per tentare di vincere una volta per tutte lo spettro della droga». Lo dice Giancarlo Carrèga, il legale dello studio dell'avvocato Vittorio Pesavento che lo aveva già difeso in questi ultimi tempi in almeno quattro circo¬ stanze. «Si era sempre trattato di furti di scarsa entità: degli oggetti su un'auto, delle bottiglie di birra che erano accanto a una vettura. Ricordo anche che nella circostanza dell'ultimo arresto era stata sua madre a conferirmi il mandato. E qualche giorno dopo mi aveva rivelato che suo figlio aveva sì intenzione di smettere definitiva¬ mente con la droga ma che di colpo era diventato depresso. Comunque non penso volesse suicidarsi. Propenderei più per la tesi della morte accidentale». «Si tratta di un ragazzo che ha avuto la vita sempre in salita. Ricordo che l'anno scorso, dopo essere uscito dal carcere di Pesaro, era andato subito a lavorare in un cantiere locale. Per aiutare madre e fratelli e stare nel contempo lontano dal suo giro». Il 30 dicembre '77, un fratello di Aniello Quintino Lequoque aveva avuto le dita spappolate da un or¬ digno, scoppiato verso le 23 davanti alla porta dell'alloggio, al terzo piano di una casa popolare di via Desana 19. Poi, nel maggio '81, sua madre. Rosa Samà, stanca di botte e terrore, aveva massacrato a colpi di martello il marito che dormiva, Diletto Lequoque, 40 anni, lattoniere, originario di Capo Rizzuto. La donna, madre di cinque figli, in Assise ebbe una condanna mite, ma da quel momento dovette assistere, impotente, alla disgregazione familiare. Ivano Barbiero Aniello Quintino Lequoque, 25 anni, è morto nella notte tra martedì e mercoledì alle Vallette

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