Il vento beffa le vele italiane di Foto Borlenghi

«Noon Madina» trionfa nella sua categoria, «Brava Q8» e «Breeze» cedono invece agli avversari proprio in vista del traguardo «Noon Madina» trionfa nella sua categoria, «Brava Q8» e «Breeze» cedono invece agli avversari proprio in vista del traguardo Il vento beffa le vele italiane Admiral's Cup, terzo posto dopo Usa e Germania Pioveva a dirotto, a Plymouth, quando Noon Madina ha tagliato per prima il traguardo della regata del Fastnet, nel cuore della notte. Il timoniere, Francesco de Angelis, e tutti i suoi uomini, grondanti d'acqua dolce e salata, hanno esultato ma non hanno stappato bottiglie. L'Admiral's Cup era ancora in mano italiana però, per scaramanzia, si è preferito attendere. Le altre barche di squadra stavano ancora lottando per difendere il trofeo. Alla fine l'Italia ha dovuto cedere il passo agli americani, bravi e sicuramente più fortunati. L'Admiral's Cup torna agli Stati Uniti che la stavano inseguendo da quasi trent'anni. L'Italia è terza, dopo i tedeschi. La classifica non delude. Il comportamento dell'Italia nelle gare precedenti era stato altalenante e poco incisivo fino a risalire al quarto posto prima del Fastnet. Ora siamo terzi, tanto meglio no? No. Questo risultato non piace a nessuno dei quaranta uomini della squadra che hanno lottato con dignità e grinta, e nemmeno a quelli che tifano tricolore e sanno come è andata. E' indiscutibile il trionfo di Noon Madina che ha stravinto nella categoria delle barche grandi. Amareggia la storia di Brava Q8 che ha tenuto testa agli avversari per 605 miglia in un estenuante difesa della posizione. Ha fatto da battistrada. Qualche voi- ta ha ceduto, poi è tornata in testa: immaginate cosa può succedere in mare, in condizioni meteo scostanti, su un percorso di 1200 chilometri. Il match race è continuanto a lungo, poi la prua di Brava è comparsa all'orizzonte di Plymouth a pochi metri dalla linea d'arrivo. Qui si è recitato l'atto finale di una performance brillante. Cala il vento, le vele sbattono. Sopraggiungono le altre, alla chetichella. Sono in 14 a pochi metri dal traguardo. Sotto il cielo plumbeo di un'alba perversa, si inizia il balletto dei refoli che si divertono a scompigliare tutto. Pinta, la barca tedesca è ultima, in fondo alla flottiglia. Il vento sorprende il suo equipaggio ingrugnito e scontento. Con un soffio inaspettato spinge avanti la barca a sorpassare tutti filando leggera fino al trionfo. Brava taglia al sesto posto: lo sguardo smarrito, quasi increduli, i ragazzi italiani scendono a terra e non si danno pace. Chieffi, Rizzi, D'Ali; Piazzi concordano: «Una delle più belle regate, con il peggior risultato della nostra vita». Resta sul campo Breeze che ha lottato allo spasimo per tutta la notte: come Brava ha tenuto la prima posizione per buona parte del percorso. Qui non è stato il vento, ma la scelta tattica a premiare gli avversari e in particolare Bradamante, la barca inglese, che va a vincere con un'ora di vantaggio sugli italiani. Breeze arriva terza. E terzo è anche il posto in classifica che il calcolo delle penalità assegna all'Italia. E' amaro il sapore della beffa. La regata del Fastnet ha sempre lasciato una bava di risentimento, soprattutto in chi non vince. Questa volta viene messo in discussione il punto di arrivo: posizionato in condizioni di vento perturbato non permette di dire la verità su chi è il migliore. «E' come correre con le Formula Uno in un vecchio circuito - fa osservare Sergio Masserotti, tecnico della Federazione Vela -. In regata i distacchi sono minimi, talvolta è questione di secondi. Il regolamento è vecchio. E' ora di adeguarlo». Se ne riparla fra due anni. Irene Cabiati Si accende la polemica sul posizionamento del punto di arrivo e sul regolamento In alto «Brava Q8», una delle tre barche italiane che fino all'ultimo sono state in lizza per la vittoria neirAdmiral's Cup, impegnata durante una regata [FOTO BORLENGHI]

Luoghi citati: Germania, Italia, Plymouth, Stati Uniti, Usa