Ardeatine neofascisti impiccano i manichini di due ex partigiani

Roma, macabra messa in scena contro i «gappisti» Bentivegna e Capponi di fronte al mausoleo delle vittime Roma, macabra messa in scena contro i «gappisti» Bentivegna e Capponi di fronte al mausoleo delle vittime Ardeatine, neofascisti impiccano i manichini di due ex partigiani ROMA. Due manichini di cartone con sopra scritti i nomi «Capponi» e «Bentivegna» sono stati trovati martedì notte dalla Digos nel piazzale antistante le Fosse Ardeatine. Erano «impiccati» a un albero di fronte all'ingresso del mausoleo che ricorda la strage, lungo la via Ardeatina. La polizia non ha trovato né volantini né altro, ma due telefonate anonime, giunte poco prima di mezzanotte all'agenzia Ansa e al Messaggero, invitavano ad andare al mausoleo, dove c'era «un bel regalo per la Capponi e gli altri». Sui cartelli, accanto ai nomi dei due ex partigiani, la scritta: «Per gli sciacalli eroi, per il mondo e la storia, infami stragisti. Onore ai martiri di via Rasella e delle Fosse Ardeatine». La persona al telefono ha detto di appartenere ai «Fasci di azione rivoluzionaria Nucleo Alessandro Pavolini». La senatrice Carla Capponi e Rosario Bentivegna, membri del «Gap» durante la Resistenza, furono tra gli esecutori materiali dell'attentato in via Rasella il 23 marzo 1944 che provocò la rappresaglia nazista delle Fosse Ar¬ deatine. Per Bentivegna è un episodio «da non sopravvalutare», una «sciocchezza messa a segno da quattro stupidi che si firmano con il nome di uno dei peggiori boia assassini del fascismo. Sono dei poveracci, azioni come questa fanno parte dell'onanismo necrofilo dei fascisti, capaci di eccitarsi solo con fantasie macabre. Io non mi preoccupo e nemmeno Carla Capponi è preoccupata. Mai come in questi ultimi mesi abbiamo sentito intorno a noi tanta solidarietà, da parte delle più alte istituzioni dello Stato, dei politici, degli intellettuali, della stampa, che si è dimostrata, tranne casi isolati, particolarmente rigorosa. Questi fascistelli sono i nostri fratellini stupidi, non meritano alcuna considerazione». E' in atto, secondo Bentivegna, «un processo di chiarificazione del quale anche il gip Muntoni, che qualche mese fa ha riaperto un fascicolo nei nostri confronti, non potrà, ne sono certo, non tenere conto». Anche Carla Capponi minimizza: «Sono 53 anni che i fascisti ci attaccano, e ho ricevuto minacce molto più serie». I due manichini di cartone trovati davanti alle Fosse Ardeatine non la stupiscono. «Opera di poveri ragazzi malconsigliati - dice - che non riflettono, che non pensano con la propria testa, che si affidano a cattivi maestri». Victor Magiar, consigliere della comunità ebraica romana e consigliere comunale del pds al Campidoglio, parla di «codardia morale e intellettuale dei neofascisti. La storia, comunque, insegna che va conside¬ rato terrorista chi colpisce civili inermi e innocenti, come fecero i nazisti alle Fosse Ardeatine, mentre va considerato patriota chi colpisce i soldati di un esercito occupante, come fecero i partigiani a via Rasella». Una sigla simile a quella utilizzata la notte scorsa per l'azione dimostrativa di fronte al mausoleo delle Fosse Ardeatine era già comparsa a Roma lo scorso anno. L'8 aprile 1996 a nome di una sedicente «Brigata Pavolini» venne rivendicato l'incendio di due corone sottostanti una lapide che ricorda l'eccidio delle Fosse Ardeatine in via del Banco Spirito, nel centro di Roma. La sigla era già comparsa nel '94 con alcuni volantini contenenti frasi nostalgiche. Ma secondo le indagini svolte fino a quel momento non era risultata esserci nessuna organizzazione con questo nome. La sigla delle Brigate Pavolini era stata invece usata più volte da vari estremisti. [r. cri.] «Abbiamo ricevuto minacce peggiori Questi sono i nostri fratellini stupidi» Una pattuglia della polizia vigila davanti all'ingresso del mausoleo delle Fosse Ardeatine

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