L'ombra di nuovi attentati sulla maratona diplomatica

L'ombra di nuovi attentati sulla maratona diplomatica L'ombra di nuovi attentati sulla maratona diplomatica TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Nel palazzo d'estate di re Hussein di Giordania, ad Akaba, il re e Netanyahu, anche se Bibi giungendo ha subito denunciato il rischio di nuovi attentati in Israele, hanno tuttavia indossato il buon umore delle occasioni propizie, il viso grave e sorridente di chi deve rimettere in moto il processo di pace perché il pericolo è grande. In buona sostanza hanno detto, mentre l'inviato americano Dennis Ross si agita come un frullino nell'area, passando da Netanyahu ad Arai'at ai vari leader delle organizzazioni di intelligence, siamo qui per un gesto di buona volontà reciproca. Il re ha messo più forte l'accento sulla brutta abitudine del Medio Oriente (e qui, s'intende, in particolare del primo ministro israeliano Netanyahu) di camminare sul filo del rasoio, in una situazione di «rischio incombente». E il premier israeliano, invece, ha parlato soprattutto del suo punto preferito: la sicurezza e la necessità di vedere il terrorismo se non sconfitto immediatamente almeno diminuito ad opera della buona volontà palestinese. Netanyahu sulla strada del ritorno, in aereo, ai giornalisti che gli chiedevano sulla scia del colloquio col re quando si sarebbero sollevate le barriere fra Israele e Autonomia palestinese ha risposto che ciò accadrà «non appena si vedrà qualsiasi segno da parte di Arafat nel combattere il terrorismo; allora si potrà pensare di cambiare le misure di sicurezza». Netanyahu è andato dal re Hussein, si dice, anche se la voce non è confermata, con una donazione di aiuti alla Giordania per cinquanta milioni di dollari, e con l'impegno di trattare anche sva- riati punti concreti di cooperazione economica. Ma il re e Bibi hanno molto discusso la visita di Ross, la possibilità di rimessa in moto del processo di pace, e certo hanno parlato del punto su cui Netanyahu ha svolto la sua denuncia: la possibilità di nuovi attentati terroristici. Israele, infatti, ha ripetuto Netanyahu, è sotto la frustra di continue e pressanti minacce. Ne ha saputo qualcosa ieri anche Dennis Ross che quando è andato all'aeroporto per un incontro finale con Netanyahu di ritorno dalla Giordania si è trovato bloccato nel traffico dovuto ad un «oggetto sospetto» che ha creato un terribile ingorgo finché gli artificieri non l'hanno fatto esplodere. Ross appare riservatissimo e sempre più stanco, ma non pessimista, mentre preme su Netanyahu perché ponga fine alla chiusura dell'Autonomia palestinese; e si sa che ha chiesto con un certo successo ad Arafat delle misure di repressione del terrorismo. Con la sua presenza e la sua benedizione sono stati raggiunti accordi concreti anche fra i servizi di sicurezza delle due parti. Ma ciò che è chiaro è che Arafat non ha nessuna intenzione di muovere passi decisivi in onore di Dennis Ross e tanto meno di Netanyahu: farà l'indispensabile per consentire a Madeleinè Albright di compiere qui la sua visita alla fine di questo mese. Mentre però si intensificano in vista del segretario di Stato americano i tentativi di ararle il terreno, a Gaza e nel West Bank la situazione è sempre molto tesa: ieri al posto di blocco di Gaza con Israele, sempre chiuso col lucchetto per paura del terrorismo s'è svolta una manifestazione palestinese molto dura. E a Gerusalemme, nel quartiere di Sharafat, gli israeliani hanno intanto distrutto cinque abitazioni abusive e certo questo non contribuisce a un clima pacifico. Infine, due palestinesi sono passati dalla zona di Betlemme fin dentro Israele e a Beit Safafa sono stati duramente malmenati dai poliziotti che li hanno fermati. Le loro immagini insaguinate e piene di lividi sono destinate a creare ira e furia fra i palestinesi, anche se Israele ha subito istituito una commissione di inchiesta. [f. n.] Netanyahu incontra re Hussein: Hamas colpirà ancora