Il ricatto infinito alla Nestlé

Il ricatto infinito alla Nestlé In Germania si ripete un copione già visto. Ma il veleno non si trova Il ricatto infinito alla Nestlé «Cianuro nei vostri prodotti in 56 negozi tedeschi» BONN NOSTRO SERVIZIO Nel dare l'arrembaggio alla multinazionale dell'alimentazione Nestlé e alle sue consociate tedesche, pirati specializzati nell'estorsione hanno messo in allarme centinaia di migliaia di consumatori in Germania segnalando la presenza di prodotti avvelenati in 56 supermercati e negozi di 14 città di tutto il Paese. I ricattatori (ma potrebbe anche essere una sola persona) hanno affermato in una lettera fatta pervenire lunedì alla multinazionale di aver aggiunto cianuro in confezioni alimentari recanti l'etichetta della Nestlé o della sua controllata tedesca Thomy. Secondo gli inquirenti si tratterebbe degli stessi personaggi, ancora senza volto, già entrati in azione ad aprile scorso contro le due società. Hanno invece nome e co¬ gnome i due coniugi da ieri sotto processo a Costanza, nella Germania meridionale, per aver tentato un ricatto analogo ai danni della Maggi, anch'essa del gruppo Nestlé: i due, rei confessi, hanno detto di aver scelto la strada dell'estorsione per ripagare i debiti contratti: non pochi, visto che esigevano mezzo milione di marchi (mezzo miliardo di lire). Nelle stesse ore in cui a Costanza si avviava il processo, in 14 città della Germania la pohzia era impegnata nel controllo delle merci ritirate dagli scaffali dei negozi subito dopo che, la sera prima, era scattato l'allarme: tubetti e vasetti di maionese e senape, prodotti a base di latte e di cioccolata. Nel pomeriggio di ieri, terminati i controlli in 11 delle 14 città segnalate, un portavoce della Nestlé, Winfried Peters, poteva affermare sollevato che «non è stato trovato alcun prodotto conta¬ minato». Ma intanto giornali, radio e televisione avevano messo sull'avviso i consumatori delle città prese di mira, da Amburgo a Monaco di Baviera, da Berlino a Dortmund, invitandoli a riconsegnare le merci acquistate dopo il 1° agosto. Ad aprile gli agenti avevano rinvenuto due tubetti di senape all'arsenico in due supermercati di città della Germania meridionale, Saarbrucken e Ratisbona e, memori di quel fatto, l'allarme è stato grande: in meno di una giornata, fino al pomeriggio di ieri, il numero telefonico speciale istituito dalla polizia di Francoforte, che coordina le indagini, ha ricevuto circa 100 mila chiamate. Per la Thomy il costo del ritiro delle merci e la loro sostituzione si era tradotto ad aprile in una perdita pari a circa 30 miliardi di lire, secondo quanto detto da un portavoce della società, e ad essi andranno ad ag¬ giungersi quelli di questa seconda operazione, ancora non quantificabili. Né è ancora nota la cifra richiesta dai ricattatori: gli inquirenti mantengono il riserbo in proposito e non hanno voluto confermare voci raccolte dall'emittente televisiva pubblica «Zdf» secondo cui in ballo sono diamanti grezzi per un valore pari a 25 miliardi di lire. Dalla Nestlé si fa sapere che questa richiesta era stata avanzata durante il precedente tentativo di ricatto. Gli inquirenti non escludono che stavolta i ricattatori abbiano solo voluto mettere sotto pressione la Nestlé e che in realtà non abbiano sparso prodotti avvelenati. «La volta scorsa - ha detto il portovoce della polizia Peter Oehm - hanno dimostrato chiaramente di essere in grado di avvelenare e ora forse si accontentano di una minaccia che fa salire la pressione psicologica». Se raramente raggiungono le dimensioni di questo episodio, i tentativi di estorsione nei confronti di negozi di alimentari sono tutt'altro che rari in Germania: se ne contano due o tre alla settimana, secondo la confederazione dei dettaglianti «Hde». Nel 75% dei casi però i ricattatori desistono dopo il primo tentativo e finora nessuno è mai rimasto vittima dell'assunzione di alimentari deliberatamente avvelenati. Alberto Gini ìillll La sede della Thomy, la società del gruppo Nestlé vittima dei ripetuti ricatti di un misterioso avvelenatore

Persone citate: Alberto Gini, Peter Oehm, Winfried Peters