La maggioranza divisa frena la legge

Ma non è l'unica causa del ritardo nell'approvazione del disegno presentato dal governo a febbraio Ma non è l'unica causa del ritardo nell'approvazione del disegno presentato dal governo a febbraio La maggioranza divisa frena la legge Boato: sull'immigrazione manca una linea comune ROMA. Diceva il ministro Giorgio Napolitano, ieri a La Stampa: «Purtroppo, a distanza di sei mesi, la nuova legge è ancora all'esame della commissione competente della Camera. E' responsabilità comune dei gruppi di maggioranza e di opposizione accelerare quell'esame». E così, denuncia il titolare del Viminale, da sei mesi la polizia aspetta una legge sull'immigrazione clandestina più efficace di quella attuale, potremmo anzi già averla, ma il Parlamento ritarda... Si sentono nelle parole di Napolitano gli echi di una polemica ricorrente nel tempo, quella tra Esecutivo e Legislativo. Un copione già visto. Puntuale, dalle Camere si alza la risposta. Marco Boato, deputato Verde, autorevole esponente della «competente commissione» nonché relatore della Bicamerale, replica: «Mi dispiace un po' questa polemica. Napolitano, lo dico molto serenamente, sa bene che stiamo lavorando da oltre un mese alla legge sull'immigrazione. E il ministro sa, perché io ne ho parlato direttamente con lui a fine luglio, che la maggioranza deve ancora trovare una linea comune sugli emendamenti, perché tra noi ci sono due anime che si confrontano. Un'anima più garantista e un'altra meno. Ma anche noi Verdi, che pure abbiamo presentato molti emendamenti, appoggiamo pienamente l'impianto del suo progetto. L'ho detto personalmente al ministro». Si fa sentire anche Maurizio Gasparri, An, che nella commissione è un po' il capofila della «linea della durezza». Dice, molto polemico: «Napolitano è in malafede nel dire queste cose. E' stato proprio il governo a tirare per le lunghe perché non aveva messo a fuo co il suo progetto. A febbraio, poi, hanno presentato un progetto che è una schifezza. Io lo definisco addirittura incostituzionale: vogliono dare il voto amministrativo agli extracomunitari, quando la costituzione dice che il voto è dei cittadini. Un conto sono i diritti della persona, e siamo d'accordo tutti che gli immigrati sono persone con i loro diritti. Un altro sono i diritti dei cittadini. Violante lo sa benissimo, al punto che nella scorsa legislatura, insieme a Bassanini, aveva presentato un progetto di modifica costituzionale proprio per dare il voto agli extracomunitari. Ebbene, o Violante e Bassanini non avevano capito nulla oppure non ci capisce niente Napolitano». Schermaglie. Ma è chiaro che l'uscita del ministro dell'Interno segnala un problema politico: la nuova legge sull'immigrazione, licenziata dal governo a febbraio, è finita nel tritacarne della politica e chissà quando vedrà la luce e in che forma. Perché, innanzitutto, è alle porte un «ingorgo parlamentare» che non ha precedenti: a partire da settem- bre, le Camere dovranno affrontare la legge finanziaria che ci deve portare in Europa, più le sessioni costituenti che proseguono il lavoro della Bicamerale, e infine resta il lavoro legislativo ordinario. Primo impegno già fissato: la riforma degli esami di maturità pre¬ sentata dal ministro Berlinguer. La legge sul'immigrazione, insomma, seppure tanto attesa da Napolitano, rischia di restare per molto tempo al palo. «Tra i ministri - dice ancora Boato - c'è anche un pizzico di concorrenza. Non ci si può accusare di perdere tempo se abbiamo lavorato per mesi sulla riforma Bassanini della pubblica amministrazione». E poi perché, come dice apertamente Boato, nella maggioranza non c'è ancora una linea comune sull'immigrazione. Il sottosegretario ai Lavori Pubblici, Gianni Mattioli, Ver¬ di, fa un passetto in più: «Tuttora è insufficiente la comprensione di questa situazione (l'immigrazione clandestina, ndr.) nel governo». Alla fine di luglio doveva tenersi una assemblea dei deputati dell'Ulivo proprio per discutere al loro interno di questa legge. La riu- nione non si fece per una serie di inconvenienti. Si farà a settembre. Ma si sa già che si confronteranno gli alfieri dei pieni diritti per gli immigrati (Verdi e Rifondazione, soprattutto) e chi (nel pds, ma non solo) è pressato dal malumore della periferia. Quotidianamente, infatti, i sindaci progressisti segnalano al vertice che l'intolleranza nelle città sta montando. Lo scontro tra le due anime finora è rimasto sottotraccia. Ma esiste. Quando persino il sindacalista della Uil lombarda Walter Galbusera, che indiscutibilmente sta con la sinistra, chiede di introdurre in Italia il reato di «immigrazione clandestina» come fino a ieri proponeva solo la destra, è evidente che le carte si stanno rimescolando. Anche se, naturalmente, la sinistra conserva un grande pudore nelle parole. Poiché di fatto la proposta è di mandare in carcere qualche decina di migliaia di clandestini, lo stesso Galbusera si rifugia nell'eufemismo di ricorrere a «forme temporanee di restrizione della libertà personale». Ma se la destra si prepara alle barricate sulla questione del voto alle elezioni locali - sia la Lega nord che Alleanza nazionale vedono l'ipotesi con orrore - una parte della sinistra ha il mal di pancia quando le si prospetta l'espulsione «amministrativa» dell'extracomunitario per motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato, accompagnata dai «centri di assistenza temporanea». Che naturalmente non sono delle carceri, ma poco ci manca. Napolitano infatti immagina di creare dei centri di raccolta dove far confluire i clandestini in attesa di espulsione, con divieto di allontanamento per un mese. «Quando lo proponemmo noi, a sinistra saltarono tutti su a gridare che volevamo i lager. Noto che ci sono arrivati anche loro», ironizza Gasparri. Francesco Grignetti Il deputato verde ribatte a Napolitano: «Il ministro sa che da più di un mese si discute il testo che ha preparato» Gasparri: il ministro dell'Interno è in malafede, la commissione lavora A settembre il progetto rischia di slittare: c'è un ingorgo legislativo A sinistra: le forze dell'ordine controllano extracomunitari sospettati di spaccio a Rimini. Sotto: il ministro dell'Interno, Giorgio Napolitano

Luoghi citati: Europa, Italia, Rimini, Roma