Un uomo misterioso nel giallo di Gassino

Sarebbe un operaio che in passato avrebbe eseguito lavori nella villetta teatro dell'omicidio IL CASO Sarebbe un operaio che in passato avrebbe eseguito lavori nella villetta teatro dell'omicidio Un uomo misterioso nel giallo di Gassino Dai carabinieri un amico della vedova del bancario LA CACCIA ALL'ASSASSINO CM E' un uomo misterioso nel " giallo del delitto di Gassino. Una persona sulla quale, in queste ore, si sarebbero concentrate le indagini. Luisella Pullara - la moglie del bancario Sergio Cafasso, ucciso venerdì sera da quattro coltellate davanti il cancello di casa, in strada Bussolino 52 - durante il lungo interrogatorio negli uffici del Nucleo Operativo dei calmieri (dal pomeriggio di domenica alla mattina di lunedì) tra le molte domande sarebbe anche stata messa a confronto con un giovane. «Solo un conoscente», dice lei. Si tratterebbe di un operaio di 25 anni, incaricato di eseguire dei lavori nella villetta dei Cafasso, e che negli ultimi tempi, secondo alcune testimonianze, era stato visto spesso in compagnia della donna. Nulla di più trapela dagli ambienti investigativi, mentre continuano a sfilare i testi, in particolare conoscenti e amici. Di certo si sa che la trentatreenne moglie del bancario domenica pomeriggio era stata prelevata a casa dai carabinieri per essere nuovamente ascoltata, in qualità di unica testimone del delitto. In particolare, gli inquirenti volevano ricostruire nei minimi dettagli la sequenza dell'aggressione a Sergio Cafasso, nel vialetto buio di fronte alla villetta. Secondo il racconto di Luisella Pullara, il marito era uscito dal cancello dopo aver sentito alcuni rumori. Dopo alcuni passi nel buio, era stato aggredito da tre uomini che lo avevano picchiato e scaraventato a terra. Per gli inquirenti, nel racconto della donna, restano molte inesattezze, «incongruenze insanabili». Dubbi che lei spiega dal letto di casa, dove ieri ha trascorso tutto il giorno per problemi di salute. GU ORARI L'aggressione di Sergio Cafasso, secondo le testimonianze raccolte, sarebbe cominciata alle 22,27, mentre la richiesta di aiuto ai vicini di casa sarebbe giunta alle 22,50. Un «buco» di 23 minuti, molto meno secondo la moglie della vittima. Nelle villette accanto, nessuno inizialmente ha dato molto peso a quella che sembrava una lite di poco conto. Poi lo scampanellio dei citofoni, le grida della donna. «Non so quanto tempo sia passato, in quei momenti non guardavo di certo l'orologio spiega Luisella Pullara -, Quando ho sentito che lo picchiavano mi sono precipitata fuori. Ero davanti al cancello, terrorizzata, non sapevo che fare. Poi sono corsa in casa, ho telefonato al 113, per due volte è caduta la linea. Ho richiamato, questa volta il 112. Poi sono uscita di nuovo e li ho visti scappare, a piedi. Mi so¬ no avvicinata a Sergio, gli ho preso la testa, lo chiamavo per nome. Poi sono tornata in casa, ho chiamato mia madre ed un'amica. Mi sono accorta di essere tutta sporca di sangue». 1E TBETONATL Gli inquirenti hanno riascoltato le registrazioni fatte ai centralini delle forze dell'ordine. Per loro, un altro dubbio è chiuso proprio in una di queste, in cui la donna grida «correte, è pieno di sangue», raccontando però di essersi accorta soltanto in seguito delle ferite del marito. Luisella Pullara: «L'ho detto perché volevo che accorressero subito, senza perdere tempo». li GRIDA. I vicini di casa sentono una voce maschile (quella di Sergio Cafasso) gridare «Bastardo, bastardo», poi alcuni lamenti. Infine, il silenzio. Nel racconto fatto dalla moglie, la frase suona invece al plurale: «Bastardi, chi siete bastardi». Dunque, l'aggressore poteva essere una sola persona? Lei ribadisce: «Ho visto tre figure, tre sagome, mentre mio marito a terra scalciava con i piedi. Nel buio vedevo solo le sue scarpe da ginnastica bianche e i calzini». U RIGA. Nessuno dei vicini, dopo le grida, ha visto o sentito fuggire qualcuno. Né il motore di un'auto che parte. Ancora la Pullara: «Sono fuggiti a piedi. Quando sono arrivati, continuavo a ripetere ai carabineri, "perché non li inseguite con un'auto, perché non gli correte die' tro". Mi rispondevano che c'erano altre auto che avevano già chiuso la zona». IL CANE. Lucky, imponente pastore maremmano, durante l'aggressione è rimasto dietro il cancello con Lui sella Pullara. I carabinieri hanno chiesto più volte perché la donna non lo abbia liberato, per difendere il marito. «In quel momento avevo paura, ero choccata - spiega -. E poi, se avessi aperto il cancello magari avrebbero accoltellato anche me. E' un cane che scappa nei campi non appena si apre il cancello». Ma i vicini, il cane, dicono di non averlo sentito abbaiare. Domande e dubbi, che gettano ancora più mistero. Mentre questa mattina, a Gassino, nella chiesa deiSanti Pietro e Paolo verrà dato alle 10 l'ultimo saluto a Sergio Cafasso. Giacomo Bramardo Nella foto piccola Sergio Cafasso e il viottolo dov'è stato ucciso