SuperPippo «litigi? macchè qui sto da re» di Claudio Giacchino

SuperPippo SuperPippo «Litigi? Macché qui sto da re» TORINO. Vincere, divertire, raccogliere applausi, gli elogi telefonici degli Agnelli («Bravi, ci siete piaciuti molto») ed essere arrabbiati. Succede alla Juve. La mattina dopo il successo sul Bayern è, per la Lippi band, una mattina di silenzi, nervi tesi e ritrattazione di quanto detto i giorni scorsi. Sorprendente, davvero. Nemmeno l'aver triturato l'armata bavarese del Trap, nemmeno il bel gioco messo in mostra a S. Benedetto del Tronto hanno sopito in casa bianconera la vocazione alla censura e al lamento. Andiamo per ordine. I cronisti chiedono di parlare con Lippi: il tecnico è ancora in campo ad allenare sotto il sole Di Livio e compagni, manda a dire che non verrà in sala stampa per due motivi: a) non ha nulla da aggiungere a quanto dichiarato dopo la vittoria sui tedeschi: «La Juve m'è piaciuta, sono soddisfatto, che carattere i miei»; b) l'ha infastidito il tono della conferenza stampa post partita, non ha gradito certe domande su Inzaghi, Deschamps e Del Piero. Cioè, sui messaggi che il francese e Alex hanno mandato al capocannoniere del campionato: «Nessuno in questa squadra ha licenza di non correre» (Deschamps), «La Juve non s'è messa al servizio né di Baggio, né di Vialli né mio, non vedo perché dovrebbe farlo per Inzaghi» (Del Piero). Messaggi innescati dalla dichiarazione di SuperPippo: «Se il centravanti fa gol (sottinteso, come me, ndr), i compagni sono ben felici di mettersi al suo servizio». Dunque, Lippi tace. E, tacciono i giocatori più rappresentativi: per tutti vale il pretesto che l'allenamento s'è protratto più a lungo del solito, ormai è tardi, il tempo di fare la doccia e già sono cominciati i tre giorni di vacanza concessi da Marcello il bello, delittuoso sarebbe sprecarne anche un minuto. Così, è fuga collettiva e invisibile, i bianconeri se ne vanno dall'altra uscita del Comunale. L'unico visibile, Inzaghi. Si scusa con una cronista venuta da Milano apposta per intervistarlo, «Non posso fermarmi, devo passare in sede, incontrare una persona... m'ha convocato Moggi». Non occorre domandare, la fretta di andarsene e l'imprevista occasione di smentire quelle frasi sul centravanti che è giusto sia servito dalla squadra inducono il bomber alla ritrattazione: «Mai detto che la Juve deve mettersi al mio servizio: via, ragazzi, potrei forse fare casino proprio io, l'ultimo arrivato?». A scanso di equivoci, aggiunge, e ripete per ben tre volte: «Questo gruppo è fantastico, io ci sto da re, non mi sono mai trovato tanto bene come qui». Gli fanno notare che le sue frasi e le repliche di Deschamps e di Del Piero mica sono invenzioni, tant'è che Moggi non se l'è presa con i giornali ma con i giocatori: insomma, prima del Bayern, Lucianone è corso da loro per strigliarli: «Basta parole, pensate a fare il vostro mestiere, giocate e basta...». Il goleador, come risposta, ripete per la quarta volta la stessa frase: «In questo gruppo mi trovo da re». E aggiunge: «Ora corro da Moggi e poi al mare; no, non cercatemi sul cellulare, m'hanno proibito di rilasciare interviste telefoniche». Accidenti, se nella Juve che vince il clima è questo, quale sarà mai nei momenti difficili? Claudio Giacchino

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