Mozart choc tra Beautiful e Tarantino

A Salisburgo A Salisburgo Mozart choc tra Beautiful e Tarantino SALISBURGO. Strano ragazzo quasi cinquantenne, questo regista tedesco Peter Mussbach, che provoca malumori e furori qualsiasi opera tocchi. Assistente di Ponnelle (e non potrebbe risultare più diverso dall'impostato maestro), talento sulfureo che denuncia nel suo curriculum, accipicchia, studi di sociologia, filosofia, filologia, neurologia e psichiatria (proprio come Sinopoli e Jonathan Miller), Mussbach è solito farcire le sue regie di colpi di teatro, allusioni, trovate, capricci. Questa volta ha scelto un'opera magnifica, difficile, poco rappresentata di Mozart, il «Lucio Siila» e ha deciso da par suo di rimodernarla per il Festpsielhaus, come si fa con il polveroso appartamento della nonna: spazzando via le cianfrusaglie d'antan. Nella sua immaginazione, Siila, un dittatore effettivamente in crisi d'autorevolezza, che confessa come massima sua onta di provare rimorsi «umani», già pure nel libretto (che De Gamerra invia a Vienna al nume della lirica Metastasio, che rifa alcune arie e l'imbronciato musicista sedicenne deve ricomporre tutto da capo), si trasforma in un gangster debole alla Little Caesar, clie abita un salotto molto hollywoodiano, mentre nei bassifondi newyorkesi, a mezzo tra West Side Story e «Les amants de Pont Neuf» si agitano rissosi proscritti. Non si capisce perché il perfido Aufidio, una sorta di microJago in esametri raciniani, compaia talvolta travestito da Nosferatu, talaltra nei doppiopetti sospetti di quegli avvocati «louches» che circolavano nei film di Fassbinder. Ma è Giunia, il vero motore dell'opera: una Sally Wolf, in bilico sui tacchi a spillo di una vocalità in pericolo, ora abbigliata da Signora Miniver Anni 50, ora in una sguaiata pelliccia alla Elsa Maxell, ora sacerdotessa '700: ombra di un mondo in frantumi, sia pure tra aromi troppo Noel Coward. Con Siila, l'ottimo David Kuebler, che nel frattempo (possiamo immaginare con quale beneficio per il suo diaframma e l'immedesimazione in un ruolo littorio) si stravacca sul divano verde menta, si accuccia ai piedi della sorella baciandole gli scarpini, mentre inanella le sublimi, interminabili volute barocche delle sue arie di furore. Sinché lascia i suoi amati Armani alla «Beautiful», per ricomparire in canottiera da localaccio dark nel nero bituminoso di un garage alla Tarantino, dove ardono le are contemporanee dei bidoni della spazzatura, dati alle fiamme. Chi ricorda la splendida coerenza visiva del «Lucio Siila» di Chéreau, con il solo, geniale animarsi di quell'unica parete di sfondo, che si tramutava in palazzo, catacomba, covo dei nemici, non potrà che sobbalzare alle continue provocazioni visive, efficaci ma caotiche, dello scenografo-scultore Richard Longo. Per finire poi in quell'ultim'atto, tutto astrazione e Wilhelm Wagner e Memento Illuminismo, dove sotto un cenotafio bugnato alla Le Boullée i vari personaggi avanzano verso l'abisso tenendosi per mano come i ciechi di Brueghel, ma in stile porcellana-silhouette alla Stre hler, oppure «Settimo Sigillo». E stan proprio cadendo nel bara tro della Storia. Mentre la musica di Mozart, vigorosamente scossa, dalla direzione di Cam breling, come un albero d'olive, dà comunque in suoi frutti, leg germente stordita e perplessa. Marco Va II ora

Luoghi citati: Salisburgo, Vienna