« I Savoia hanno sconfinato »

Vittorio Emanuele: «Abbiamo avuto qualche fastidio con la Finanza». La polizia: tutto regolare Vittorio Emanuele: «Abbiamo avuto qualche fastidio con la Finanza». La polizia: tutto regolare « I Savoia hanno sconfinato » Giallo sull'incontro nel mare di Sardegna SANTA TERESA PI GALLURA DAL NOSTRO INVIATO Prova a chiedergli se hanno sconfinato, grida quello che sta più lontano, abbarbicato alla prua come un naufrago. Il mare s'increspa e il cielo si spoglia. Quando le barche si accostano, il giornalista di Telemontecarlo spinge il microfono nel cielo di Francia come una fisarmonica che va e viene, sospinto dal beccheggio e dal rollio, da questo abbordaggio disordinato, fra le urla e gli schiamazzi di quelli che guardano, di quelli che lavorano e di quelli che si commuovono, come il duca Giovanni di Santaseverina che sbircia in mezzo alla mischia e che cerca gli occhi del principe oltre questo confine immaginario, oltre questo cielo nudo e vuoto. Qui non siamo a Teano, e queste sono le Bocche di Bonifacio, e c'è solo un sindaco piediessino che va incontro al principe in esilio e ai Savoia che aspettano di tornare. Non passa ancora la storia ma arrivano le luci della ribalta, i tempi di uno spettacolo, i colori e gli strepiti dello show. Di là c'è l'isola di Cavallo e di qua la Sardegna, Francia e Italia separate da una linea nel mare. «Avete sconfinato?», chiede finalmente quello di Telemontecarlo. «Qui certamente no», risponde Vittorio Emanuele. «Non c'è una linea precisa e c'è molta corrente». In mezzo al mare come si fa a dire, sorride la principessa Marina Doria. «Disgraziatamente abbiamo avuto qualche fastidio dalla Guardia di Finanza», aggiunge Vittorio Emanuele. Un poliziotto dallo scafo sta facendo segno di allontanarsi, di retrocedere. Prima, pare che abbiano passato di 700 metri questa linea immaginaria fra Italia e Francia. Ah sì?, scherza il principe: «722 per la precisione». Al porto, il vicequestore Benito Scanu rassicura tutti, ripete che non è vero niente. Ma che importa davvero, se non per la piccola storia dello spettacolo che deve raccontare l'ultimo abbraccio fra un sindaco pidiessino e un Savoia in esilio. Sul mare che sballotta, il principe allunga la mano e il sorriso. Sono le 16,30, sempre per la cronaca. Dalla barca del sindaco uno dei marinai comincia a cercare Salvatoreee!, con quanta voce ha in gola. Un corteo di yacht accompagna lo storico incontro. Signorine in bikini da tintarella, signori con la pancia da dopopranzo al sole. Con lo yacht non c'è vergogna. C'è pure il motoscafo degli indipendentisti sardi in costume, con le bandiere al vento, venuti lì per protestare. Ma sono così carini che la principessa Marina Doria li saluta affettuosamente. Solo allora s'inalberano un po', facendo segno di no con la mano e facendo urla che si perdono nel mare. Marina Doria si volta incredula verso il principe. Ma chi sono quelli? Tutt'attorno strombazzano sirene e clacson per cantare la festa. Eppure anche adesso un marinaio urla ringhiando Salvatoreee! Sull'entrobordo di Vittorio Emanuele, che si chiama Aniram (Marina alla rovescia), ci sono due marinai, poi Sergio di Jugoslavia, la contessa Gancia e Giuseppe Morbilli, avvocato di famiglia. Di qua, sulla barca laica e repubblicana, messa a disposizione da un vecchio socialista, Gianfranco Martelli, assieme al sindaco Giovanni Antonio Nicoli che ondeggia pericolosamente sul parapetto, sempre più giù, sempre un po' più giù, c'è un mare di gente: cro- nisti, fotografi, cameramen, consiglieri comunali, monarchici giovani e meno giovani in mezzo alle bandiere Savoia, guardie d'onore, signore in lamé, e marinai. Tutti insieme a inclinare lo scafo da una parte sola. Ole ole. Fra gli scafi che guardano c'è quello con Tatarella, An, ex vicepresidente del Consiglio ai tempi Berlusconi. Adesso, nella ressa s'accavallano le domande. Era già venuto fin qui? Vittorio Emanuele: «E' la prima volta che vengo così vicino». Cosa ne pensa di questo incontro? Emanuele Filiberto: «Questo sindaco ha avuto molto coraggio. Spero di venire prestissimo in Italia. E spero di mettere i piedi anche per terra». Vittorio Emanuele: «E' un incontro stori¬ co. Devo dire che vedo molte effusioni per casa Savoia». Quando pensate di tornare? Emanuele Filiberto: «All'alba del Duemila sarebbe proprio tempo di farci tornare. Non ne posso più dalla voglia». Vittorio Emanuele: «Non dipende da me. Forse quando torneremo saranno cambiate molte cose». Cosa pensa della politica italiana? «Da fuori è difficile giudicare». Ulivo o Polo? «Ma non è importante questo...». Che cosa risponde a tutti coloro che non vogliono che voi rientriate? «Ognuno ha diritto ad avere una sua opinione. Viviamo in una democrazia». E lei cosa pensa di Bifondazione Comunista? «Non conosco il programma», svicola frettolosamente Emanuele Filiberto. Il programma per questo incontro, i Bifondini l'avevano sbandierato nella sala del cenacolo, ospiti del parroco. C'era l'on. Meloni, look da Bifondazione modello Bertinotti, casual neoricco, e c'erano 69 ad ascoltarlo: «Questa assemblea io la definisco repubblicana, legata a quei valori che hanno dato vita alla Costituzione». Sergio Boschiero, segretario dell'Unione Monarchica, si presenta pure lui all'assemblea con lo stemma dei Savoia sulla maglietta bianca: «Questi di Rifondazione meriterebbero un riconoscimento sabaudo per tutta la pubblicità che ci fanno». Anche se l'incontro in mare a loro non va bene, come dice Meloni, «perché iniziative di questo genere ci consentono di ritenere che la via dell'esilio sarà più breve». E poi è vero che «un re piemontese ha imposto a questo sito il nome della propria moglie.., Ma è giusto che un sindaco che ha giurato fedeltà a questa Repubblica e a questa Costituzione faccia operazioni di questo tipo? Anche se, come ci dice lui, le fa gratis?». Giovanni Antonio, dai suoi uffici del Comune, non fa una piega: «Certo che è gratis. Costo zero. Non ci costa la barca, non ci costa niente. Io sto andando semplicemente incontro a un uomo che è discendente di Vittorio Emanuele I, fondatore di Santa Teresa. La trovo una iniziativa più che legittima». E nella lettera da consegnare al principe annota: «Desidero ringraziarla, nella mia veste di sindaco e a nome della cittadinanza, per aver volu¬ to accogliere l'invito a partecipare alla odierna manifestazione che celebra il 189° anno della fondazione del nostro paese». Nel programma, si sbilancia ancora di più, e chiama Vittorio Emanuele «Sua Altezza Reale». S'arrabbia Rifondazione? Beh, un errore, sbuffa lui con noncuranza. Alle 16,30 è tutto un sorriso. Scambio di doni, un computer per il Comune, disegni e mappe della città per i Savoia. Gli indipendentisti sventolano le loro bandiere allegramente. Alla fine sono tutti contenti, dal porticciolp applaudono ancora. C'è solo un marinaio incavolato. Ha la voce rauca. Salvatore, mannaggia; dov'è finito? Pierangelo Sapegno Il principe: «E' un momento storico» Protestano Rifondazione e gli indipendentisti Scambio di regali con il sindaco di Santa Teresa davanti a un corteo di yacht PORTO VECCHIO* CORSICA GURGAZO/.-Y • yflsrCAVAIAO ^^Is. Razzoli cJa Mono | *ls. S. StefanoP PORTO POZZO PALAI) SARDEGNA Nella foto grande lo «storico» incontro tra Vittorio Emanuele e il sindaco di Santa Teresa di Gallura A lato un'immagine del centro