Bertinotti-Cossutta idillio finito

Con le dimissioni del direttore del quotidiano Manuela Palermi se he va l'unica «bertinottiana» Rifondazione al governo? Il presidente è favorevole, il segretario no Bertinotti-Cossutta, idillio finito Anche Liberazione fa litigare i due leader ROMA. Che la vita della collaudata coppia Cossutta-Bertinotti non fosse tutta un idillio lo si è capito con la vicenda di «Liberazione». Il segretario di Rifondazione comunista ha spinto fino all'ultimo per evitare le dimissioni della direttora (così le piaceva essere chiamata) Manuela Palermi. La giornalista, infatti, era praticamente l'unica bertinottiana di quel giornale, e andandosene via lei, e non sapendo come sostituirla (è stato fatto anche un tentativo con Rina Gagliardi che però non sembra destinato a riuscire), il leader «neocomunista» deve rassegnarsi a lasciare le redini del quotidiano del partito nelle mani dei cossuttiani. L'episodio poc'anzi descritto potrebbe sembrare un'inezia se non fosse per un secondo particolare, tutt'altro che di poco conto, che spiega uno dei motivi per cui è così importante in un frangente come questo la direzione dell'organo di stampa di Rifondazione comunista. Dopo l'estate, dentro Rifondazione comunista si aprirà il problema dell'atteggiamento da tenere nei confronti del governo. Armando Cossutta ritiene che, una volta chiuse le trattative sulla riforma dello Stato sociale e sulla Finanziaria, Rifondazione potrebbe fare il suo ingresso nell'esecutivo. Sia chiaro: il presidente del Prc non intende certo mandare in porto un'iniziativa del genere a tutti i costi, ma crede che questa sia un'ipotesi da prendere in seria considerazione. «Dopo l'autunno - ha confidato Cossutta ad alcuni fedelissimi - bisognerà fare il punto della situazione, tirare le somme, trarre un bilancio e decidere se continuare su questa strada oppure cambiare. Se si riuscisse a rinegoziare il programma di governo, per noi sarebbe senza dubbio una vittoria». Un'operazione del genere si concretizzerebbe agli inizi del '98. Tant'è vero che sia il pds sia il ppi attendono quella data per dare il via ad un possibile rimpasto che consentirebbe loro di sostituire alcuni ministri. A Botteghe Oscure, in par¬ ticolare, nelle settimane che hanno preceduto le vacanze si è discusso dell'eventualità di un ingresso di Rifondazione nel governo, valutandone tutti i prò e i contro. Ed è da mettere in connessione con questa ipotesi l'indiscrezione (prontamente smentita dai due diretti interessati) trapelata qualche tempo fa circa l'offerta di una poltrona di ministro che Romano Prodi avrebbe fatto al rifondatore Nerio Nesi. Negli ultimi tempi il presidente di Rifondazione comunista ha lanciato alcuni segnali di apertura, che non sono passati inosservati. L'insistenza con cui Armando Cossutta, a giugno come a luglio, ha ripetuto che il suo partito sarebbe stato disposto a entrare nel governo, «a patto che Prodi avesse adottato lo stesso programma del premier d'oltralpe Lionel Jospin», si spiega così. Ma si badi bene, il presi- Fausto Bertinotti segretario di Rifondazione con Armando Cossutta presidente del partito dente di Rifondazione è politico troppo esperto e abile per pensare che il suo partito debba entrare al governo come se nulla fosse. Una cosa di questo tipo, è ovvio, non lo interessa minimamente perché il suo obiettivo non è quello di prendere qualche ministero. L'esempio è per l'appunto quello francese: ridiscutere il programma, questa è la via per cui si potrebbe arrivare all'eventuale ingresso di Rifonda¬ zione nel governo. Se Cossutta vuole provare a vedere la praticabilità di una simile ipotesi, Fausto Bertinotti invece preferirebbe che il partito mantenesse l'attuale posizione: con due piedi dentro la maggioranza e due piedi fuori dal governo. «Noi - non si stanca di ripetere il segretario di Rifondazione - abbiamo ricevuto dai nostri elettori una delega radicale, come potremmo mai entrare nel governo?». Fausto Bertinotti teme che l'inevitabile polemica autunnale tra Rifondazione ed esecutivo - alle cui origini ci sono la riforma del Welfare e la Finanziaria - possa venire ulteriormente inasprita dai cossuttiani, che per trattare da una posizione di forza in vista di un possibile ingresso nel governo, potrebbero voler alzare il tiro, e di molto. A quel punto che cosa accadrebbe? Visto che il segretario di Rifondazione non vuole mettere piede nell'esecutivo, si potrebbe rischiare una vera e propria crisi. 0, almeno, questo è quello che immagina Bertinotti: «In autunno - ha confidato ai suoi collaboratori il leader del Prc - si apre una fase cruciale per la sopravvivenza del governo. La maggioranza è a rischio. A dicembre si potrebbe aprire la crisi». Questo è il quadro in cui si inserisce la vicenda di «Liberazione», che non è solo una vicenda di tagli e di bilancio, ma è una storia che riguarda gli assetti interni del partito: chi darà la linea agli elettorilettori di Rifondazione quando si porrà il problema del governo, Cossutta o Bertinotti? Maria Teresa Meli Chiuse le trattative sullo Stato sociale e sulla Finanziaria il partito dovrà decidere. Nesi possibile ministro? Con le dimissioni del direttore del quotidiano Manuela Palermi se he va l'unica «bertinottiana»

Luoghi citati: Roma