L'odissea di un barile di Roberto Ippolito

ECONOMIA E FINANZI I/odissea di un barile Viaggio all'origine del caro-super ROMA. Lui sì che la sa lunga. Il computer è in funzione. E, quasi fosse una cartomante, è chiamato a predire il futuro: deve dire se conviene o no ritoccare il prezzo della benzina, all'insù o all'ingiù secondo i casi. Ieri mattina Alfredo Moroni, presidente di Agip Petroli e Ip (Eni), e i suoi collaboratori si svegliano con un solo pensiero: imbottire di dati il computer in base al «modello», cioè un programma formato da un insieme di equazioni studiate per cercare di capire cosa fare. «E' un modello di una complessità mostruosa» osserva Moroni. E alla fine arriva il parere: ci sono le condizioni per un ribasso. Ed è quello che pochi minuti prima di mezzogiorno decide l'Agip, annunciando la riduzione da oggi di 10 lire al litro del prezzo consigliato della benzina che scende a 1830 la verde e 1920 la super: «Ma che tormento decidere!» sospira Moroni, pensando alle quotazioni del greggio in altalena continua, al dollaro esagitato, al mercato dei singoli prodotti, ai concorrenti, alla rete di distribuzione onerosa. Insomma, il computer dà una mano, ma la scelta del prezzo della benzina è sempre piena di insidie: «E poi, se aumentiamo di 10 lire, ci dicono che rubiamo in chiesa ma, se ribassiamo dello stesso importo, qualcuno ci accusa di fare troppo poco. Bisogna tener conto di tutti i fattori che contribuiscono a determinare il prezzo». E' un lungo viaggio quello che compie la benzina prima di arrivare alle pompe. Comincia, per esempio, nel mare del Nord, dove centinaia e centinaia di metri sott'acqua si estrae il greggio brent, qualità di petrolio il cui prezzo è un tradizionale punto di riferimento. Anche l'Eni dispone di concessioni al largo delle coste inglesi di fronte alla Norvegia per «succhiare» l'oro nero: qui ogni giorno si estraggono barili e barili di petrolio (ognuno 158,984 litri). Mentre interroga il computer prima di decidere cosa fare per la benzina, Moroni legge su un monitor le quotazioni: alle 10.50 la Reuter, che fornisce le rilevazioni, segnala che il prezzo di un barile di brent è pari a 18 dollari e 27 centesimi. Il brent è in fase discendente dopo il picco di 19,70 di martedì 5 agosto. Il prezzo è sempre in dollari, moneta usata quasi senza eccezioni nel mondo per le compravendite di greggio. Tanto che sul monitor il direttore supplies and trading (approvvigionamenti e vendite) e i responsabili commerciali stanno sempre con gli occhi sgranati per vedere cosa «combina» il dollaro: dopo giorni di boom, venerdì è sceso a 1816 lire, alle 8 di ieri vale 1803, alle 12 è già a 1814. «Purtroppo non continua a scendere come venerdì» osserva Moroni. La quotazione del brent, soggetta alle oscillazioni del dollaro, è riferita al momento in cui il barile è caricato su una nave. Naturalmente si sottoscrivono contratti per ritirare il greggio a prezzi prefissati, più alti o più bassi, perché basati sulla media di mi periodo. Esistono i futures, contratti per consegne posticipate regolamentati nell'ambito di una Borsa. Il barile estratto nel mare del Nord è destinato soprattutto ai Paesi della costa atlantica europea. E in parte al Mediterraneo che si rifornisce da diverse aree, a cominciare da Libia ed Egitto. Il brent arriva così nelle raffinerie, gli stabilimenti che trasformano il greggio in prodotti petroliferi per l'autotrazione, il riscaldamento, le centrali elettriche o l'industria chimica. La benzina è uno dei prodotti «creati» dalla raffineria che ha costi molto elevati: «Abbiamo speso vanta Moroni - migliaia di miliardi per l'ammodernamento tecnologico e la realizzazione di prodotti meno inquinanti». L'Agip può lavorare un barile di brent in Sicilia nelle raffinerie di Priolo o Gela e anche in quella di Milazzo (posseduta insieme alla Kuwait Petroleum). Dalla Sicilia la benzina raggiunge, ancora via nave, depositi sparsi in tutta Italia. E quindi le autocisterne riforniscono i singoli distributori. A questo punto si tratta di stabilire che prezzo chiedere ai gestori delle pompe. E vengono le dolenti note: «Abbiamo lavorato per ridurre i costi della raffinazione, siamo intervenuti per migliorare la logistica e adesso - sostiene Moroni - dobbiamo riuscire a investire nella rete di vendita per ri durre il numero eccessivo di distributori e far sì che si possano offrire anche prodotti non petroliferi». Ma, per ora, la rete è quella che è E, dicono in coro le compagnie, il prezzo al pubblico ne risente. Ve nerdì il prezzo industriale (tasse, voraci, escluse) praticato in media dall'Agip per la verde era 519 lire; si scende a 491 nelle stazioni fai da te «Insomma, eravamo già allineati al- la media europea di 498 lire». Ora c'è il taglio di 10 lire: «Decidiamo tenendo d'occhio l'andamento dei mercati, il dollaro e i futures. Ma il problema è sempre lo stesso: stazioni di servizio europee e comportamenti europei (cioè più self service) consentono prezzi europei». Resta il dubbio: le compagnie sono più svelte ad aumentare il prezzo della benzina che a ridurlo? «No, no; noi seguiamo i mercati e quando questi ci dicono di fare certe cose, le facciamo», giura Moroni, guardando il computer. Roberto Ippolito Alfredo Moroni (Agip): «Se alziamo ci dicono di rubare in chiesa se ribassiamo è sempre troppo poco»

Persone citate: Alfredo Moroni, Moroni, Priolo

Luoghi citati: Egitto, Italia, Kuwait, Libia, Milazzo, Norvegia, Roma, Sicilia