Due morti nel nome della faida

Nell'agguato sono rimasti feriti gravemente il capofamiglia e un conoscente estraneo alla «guerra» Nell'agguato sono rimasti feriti gravemente il capofamiglia e un conoscente estraneo alla «guerra» Bue morti nel nome della faida Calabria: madre e figlio uccisi per vendetta GIOIA TAURO. «Ed alla fine non ne restò più nessuno»: forse i sicari della 'ndrangheta non hanno mai letto Agatha Christie, ma certo, quando si muovono, pensano che se faida c'è, essa debba avere un solo obiettivo, l'eliminazione dei rivali, quali, quanti, di che sesso ed età essi siano. Così sta accadendo ad Oppido Mamertina, paese difficile della Calabria più marginale ed emarginata, dove per una famiglia, quella dei Gugliotta, è stato deciso l'annientamento. In un copione che, dicono gli investigatori, avrebbe come coprotagonisti i componenti di un'altra famiglia, quella degli Zumbo, pure essi drammaticamente colpiti. Ieri altre due vittime - madre e figlio - che hanno fatto arrivare a 18 il numero dei morti ammazzati ad Oppido. Il bilancio dell'agguato di ieri, di per sé già gravissimo, avrebbe potuto essere ancora più pesante e le condizioni di uno dei due feriti non fanno escludere questa nefasta prospettiva. A cadere sotto i colpi di almeno due killers (armati di pistole calibro 7,65 e 38) sono stati Antonio Gugliotta, 28 anni, e la madre, Angela Bonarrigo, di 54.1 feriti sono Giuseppe Antonio Gugliotta, 57 anni, rispettivamente padre e marito dì Antonio Gugliotta ed Angela Bonarrigo, ed Antonio Gangemi, 23 anni, fidanzato con una figlia di Giuseppe Gugliotta. Gangemi sembra essere la «solita» vittima casuale. Si trovava accanto agli obiettivi degli assassini ed ha rimediato una pallottola in testa. Lo hanno portato al Pohclinico di Messina per operarlo. Se si salverà - ma i medici sembrano nutrire seri dubbi - lo dovrà soltanto alla sua giovane fibra. Nell'agguato nulla sembra essere stato lasciato al caso. I sicari sono sbucati nel momento in cui i Gugliotta e Gangemi si sono trovati insieme davanti all'abitazione delle vittime. Con il muro alle spalle, non hanno avuto scampo. Una gragnuola di colpi e tutto è finito. Angela Bonarrigo ed il figlio sono morti quasi subito. I killer sono risaliti sulla loro «Alfa 33» e sono fuggiti. I Gugliotta sono nel mirino da tempo e, alla violenza, hanno già pagato un tributo altissimo. Nel 1992 i tre figli di Giuseppe Antonio Gugliotta sono caduti in un agguato. Santo, 25 anni, fu ucciso. I fratelli Antonio e Giuseppe riuscirono a salvarsi. Per puro miracolo, dissero gli mvestigatori, repertando decine di bossoli. Ma i mafiosi hanno memoria lunga. Tre anni dopo ancora fuoco. I sicari sparano nel mucchio. A terra crivellati dai colpi rimangono Vincenzo Bonarrigo, 41 anni e Giuseppe Gugliotta. Forse il regista di questo sterminio programmato si è limitato a stringersi nelle spalle, a «spuntare» dall'elenco dei «morti prossimi venturi» Bonarrigo ed il nipote e ha ricominciato ad attendere. Dopo l'agguato di ieri polizia e carabinieri si son mossi tempestivamente, ma quando la rete dei posti di blocco, con la quale è stata cinturata la città, è stata tesa, gli squali erano già lontani. Forse anche le armi erano già sparite, in fondo ad un pozzo o sotterrate nelle campagne di questa piana di Gioia Tauro che la violenza del¬ la mafia ricaccia giù ogni qualvolta essa tenta disperatamente di rialzare la testa, di ribellarsi. Oggi, a Reggio Calabria, in prefettura, si riunisce il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Si discuterà il caso, magari si deciderà di intensificare i controlli e le perquisizioni ad Oppido Mamertina. Ma, quando l'attenzione scemerà, quando si comincerà a dimenticare, i killers torneranno a colpire. C'è da giurarlo. Diego Minuti Salgono a diciotto le vittime Altri due figli dei Gugliotta sono stati eliminati in passato Dopo l'agguato a Oppido Mamertina, i carabinieri hanno istituito numerosi posti di blocco nella piana di Gioia Tauro a caccia dei killer