Guerra al metrò dai pirati informatici di Franco Pantarelli

Guerra al metrò dai pirati informatici USA Mille hackers a convegno giurano: saboteremo il sistema computerizzato dei trasporti Guerra al metrò dai pirati informatici «Con la tessera magnetica si spiano i cittadini di New York» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Che cosa resta di questi tempi agli «hackers», cioè a quei giovanotti che passano la gran parte del loro tempo davanti ai computer e che si divertono a «penetrare» in luoghi che i comuni mortali, smarriti fra «gopher» e «http», possono solo sognare? Le loro incursioni nel sistema informatico del Pentagono erano già acqua passata quando, nel 1983, cioè alcuni millenni fa, uscì il film «War games»; il sistema dell'At&T è un tale libro aperto, per questi virtuosi della tastiera, che ormai lo lasciano ai principianti; e quanto alla «www», i «buchi» nei suoi sistemi di sicurezza sono talmente dilettanteschi, per questi geni, che mettersi ad aggredirla li fa sentire come quelli che sparano alla Croce Rossa. Cosa c'è, dunque, di abbastanza «stimolante» da richie¬ dere il loro impegno? Per scoprirlo gli «hackers» americani si sono riuniti ieri a New York, hanno discusso a lungo e alla fine hanno trovato la loro «nuova frontiera»: la Metrocard di New York e il sistema computerizzato che sta a monte di essa. Per metterlo in piedi, quel sistema, la New York Transit Authority ha speso circa 700 milioni di dollari (oltre 1200 miliardi di lire) e ancora non è riuscita a ottenere tutti i risultati che si aspettava perché i viaggiatori della metropolitana non hanno molta voglia di spendere 80 dollari per acquistare la Metrocard e preferiscono comprare di volta in volta i vecchi gettoni, e soprattutto perché le macchinette in cui la Metrocard si deve inserire per accedere ai treni non è ancora disponibile in tutte le stazioni. Ma loro, gli «hackers», l'hanno già presa di mira, anche se finora con scarso successo. In realtà il convegno di New York serviva più che altro a scambiarsi informazioni ed esperienze, in modo da mettere più frecce ai loro archi. Non a caso la parte del protagonista è spettata a Red Balaklava, un nome fittizio «per ovvie ragioni», che si è presentato con una maschera sul volto e con in testa il berretto della New York Transit Authority. Già perché lui, ha spiegato, era un transfuga di quell'ufficio ed era in grado di fornire «spunti di ricerca» utili ai presenti, nonché le giustificazioni «politiche» per partire all'assalto di questo obiettivo. Il punto, ha spiegato infatti, non è quello di riuscire a viaggiare gratis sulla metropolitana ma quello di «difendere la privacy della gente». Grazie al nuovo sistema della Metrocard, ha spiegato ai circa mille «hackers» intervenuti, l'autorità è in grado di ricostruire tutte le mosse del viaggiatore. «In ogni momento possono dire dove siete stati e quando ci siete stati. Tutte le informazioni che vi riguardano vengono immagazzinate nel computer centrale, come se fosse il Grande Fratello. C'è qualcuno qui, oltre me, che considera questo un serio problema?». «Sììì», gli ha risposto la platea. Tutti lo considerano un serio problema. E allora, all'attacco della Me¬ trocard di New York, che risulta meglio «difesa» di quelle sperimentate anni fa a Boston e a San Francisco (da tempo sconfitte dagli «hackers»), ma che sicuramente non è impenetrabile. Basta ragionarci un po'. Quanto ci metteranno a vincere la loro battaglia? Il banco delle scommesse è già stato aperto. Franco Pantarelli Hi Il tesserino «Metrocard» della metropoli americana sembra destinato a diventare la «nuova frontiera» dei pirati del computer

Persone citate: Red Balaklava

Luoghi citati: Boston, New York, San Francisco